Olga Chieffi
Un tradimento rivelato durante una partita a scacchi: venticinque anni di matrimonio cominciano a vacillare. Così ha inizio la parabola (discendente, o forse no?) di Gilberto e Lisa Ferrari, protagonisti de “L’anatra all’arancia”, commedia scritta nei primi anni Settanta dallo scozzese W.D. Home, successivamente adattata in francese da Marc-Gilbert Sauvajon. Un testo emblematico di una comicità distillata con eleganza. L’anatra all’arancia è una bellissima storia universale di un uomo e di una donna e di come il protagonista si inventi un modo per riconquistare la moglie che lo ha tradito e che amava, architettando un piano per dimostrarle che lui è il suo unico amore anche dopo un quarto di secolo. Spettacolo cult del teatro comico, titolo emblematico di quella drammaturgia che suscita comicità con classe e attraverso un uso sapiente e sottile della macchina teatrale, la pièce viene proposta nella stagione del teatro Verdi, in questo week-end da stasera alle ore 21, sino alla pomeridiana di domenica prevista per le 18, in una moderna edizione, impreziosita da un cast di primi nomi: quali Emilio Solfrizzi e Carlotta Natoli, unitamente a Ruben Rigillo, Beatrice Schiaffino e Antonella Piccolo che animeranno l’ingranaggio della commedia sostenendo il ritmo e la vorticosa energia dello spettacolo con la precisione di una partitura musicale. Questa commedia ha una profondità ed intelligenza, la potenza di ‘Chi ha paura di Virginia Woolf?’ ma, a differenza del testo di Albee, ha una struttura narrativa molto divertente, che aiuta a veicolare concetti profondi con la risata. Gilberto e Lisa sono sposati da tanti anni: hanno due figli e la loro complicità potrebbe sembrare eccezionale. Eppure, una sera, Gilberto decide di parlare apertamente alla moglie della scoperta che ha fatto: sa di una relazione extraconiugale tra Lisa e un conte francese. Lei, da sempre tradita e soffusa dal marito egoista, confessa subito il suo profondo amore per il nobile. Lo fa con una naturalezza disarmante, al pari della leggerezza con cui Gilberto ascolta il suo racconto. Lui, infatti, la asseconda, mostrandosi pronto persino a prendersi le sue responsabilità. Mette in atto anzi un piano ancor più incredibile: invita a pranzo il nobile, con cui Lisa è in procinto di andare a convivere, e Patty, la sua svampita segretaria. L’obiettivo dichiarato è farsi sorprendere dalla pettegola cameriera a letto con Patty, in modo che pubblicamente apparirà giustificata la liason tra Lisa e il conte. Controvoglia, Lisa accetta la proposta e così viene organizzato un inverosimile pranzo a quattro fra i due amanti, Gilberto e Patty. Ma perché Gilberto ha voluto ordire questo piano? Perché perde contro il conte a tennis e a scacchi, dove è sempre infallibile? Perché ha voluto che venisse cucinata proprio l’anatra all’arancia per questo incontro? Lisa si pone varie domande, in una giornata destinata a fare crescere tante gelosie reciproche. L’imprevedibile piano di Gilberto, che al principio sembra sgangherato, è ricco di imprevisti e colpi di scena che si susseguono fino all’ultimo istante. Una vicenda leggera e piacevole che conquista lo spettatore con la simpatia dei personaggi, le soluzioni effervescenti e mai banali, i dialoghi gustosi e irresistibili ma mai privi di eleganza, e, naturalmente, l’interpretazione degli attori che in simili gioielli della concezione comica trovano un banco di prova per nulla scontato. Ciò che muove il meccanismo di questa storia è l’incomprensione, l’egoismo, non la gelosia. Parliamo di una macchina perfetta, di dialoghi d’autore, in cui si scandaglia l’animo umano e le complesse dinamiche di coppia: l’happy-ending arriva benefico dopo due ore di spettacolo durante le quali la psicologia maschile e quella femminile permettono al pubblico di identificarsi con i protagonisti. Una volta riconosciuti i propri errori e quelli del partner, Gilberto e Lisa affermano “noi due non sarà mai perfetto lo sai, ma sarà noi due”.





