Nella giornata di ieri il Garante campano delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Samuele Ciambriello, ha fatto visita al carcere di Salerno, in particolare II e III piano della 1° sezione della Media Sicurezza e il reparto dell’Alta Sicurezza, dove da giorni è in atto una protesta pacifica con battiture delle inferriate e rifiuto del vitto dell’Amministrazione Penitenziaria. Nel carcere di Salerno oggi erano presenti 564 detenuti, di cui 40 donne. “Tramite questa protesta i detenuti manifestano problematiche relative alla mancanza di farmaci, molti di loro attendano per mesi di avere una visita specialistica e/o un ricovero ospedaliero, lunghe attese di riscontri alle istanze inviate alla Magistratura di Sorveglianza, scarsa qualità del vitto dell’amministrazione penitenziaria e prezzi esagerati del sopravvitto. Entrando nelle loro celle e vedendo le loro docce ho constatato con mano come non venga riconosciuta la dignità all’essere umano, accanto al sovraffollamento e ai luoghi fatiscenti, non c’è nessuno spazio per la socialità, sia i detenuti della media sicurezza che dell’alta sicurezza mi hanno manifestato disagio nella loro vita, le prospettive per l’uscita sono poche e per molti, malgrado alcuni progetti a cui partecipano, c’è poca speranza di futuro. Le delegazioni dei detenuti sono state ascoltate da me, dalla Direttrice del Carcere Gabriella Niccoli, dalla Comandante Carolina Arancio e dalla responsabile dell’Area Educativa Monica Innamorato, è stato aperto un dialogo su tutte le problematiche avanzate.” Così Samuele Ciambriello all’uscita del carcere dove oggi è arrivata anche la presidente del Tribunale di Sorveglianza Monica Amirante e insieme hanno ascoltato una delegazione nutrita di detenuti. Il Garante campano Ciambriello poi conclude: “due categorie di persone mi sollecitano ad una riflessione ulteriore: le persone detenute con problemi di tossicodipendenza, dipendenza da alcol e gioco, avvertono la mancanza di figure sociosanitarie di ascolto, penso a psicologi, psichiatri, e progetti trattamentali che li rendono occupati per più ore al giorno. Inoltre, un nutrito gruppo di detenuti permessanti mi ha stigmatizzato il fatto che ottengono permessi per pochi giorni in un anno intero rispetto ai 45 giorni previsti per legge”.
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