Adriano Rescigno
E’ devastante l’impatto dell’indagine della procura di Salerno sul Comune di Cava de’ Tirreni. Sotto la lente di ingrandimento della magistratura non solo la rete geografica della criminalità organizzata ma anche possibili connivenze tra le forze politiche ed isituzionali ed i sodalizi criminosi, e nel frattempo il sindaco, Vincezo Servalli, licenzia tutti gli assessori e prende tempo per un maxi rimpasto di giunta che molto probabilmente arriverà la prossima settimana. «Il procuratore Lembo è persona di grande esperienza e professionalità, per cui il suo allarme non può essere ignorato – scrive il primo cittadino metelliano – Allo stato nessun esponente della nostra amministrazione è stato raggiunto da alcun provvedimento della magistratura, ciò nonostante ritengo doveroso da parte mia, insieme ai miei collaboratori, avviare una riflessione attenta sul monito lanciato dalla Procura a cui confermo la massima disponibilità e collaborazione. Ho deciso, pertanto, di azzerare la Giunta comunale e di ritirare le deleghe ai consiglieri comunali, nella consapevolezza che questa amministrazione si è voluta, vuole e vorrà distinguersi innanzitutto per la trasparenza e l’onestà dei comportamenti, valori a cui ho permeato tutta la mia vita», conclude malinconicamente il sindaco dem che vuole scongiurare “l’effetto Scafati” con il commissariamento del Comune dopo lo scioglimento del Consiglio comunale per camorra. Alle parole del primo cittadino fanno eco quelle del segretario cittadino del Partito democratico, Massimiliano De Rosa: «C’è pieno sostegno all’operato del sindaco Servalli proteso alla tutela dell’immagine della città e dell’amministrazione comunale che non coincide con la rappresentazione data in queste ore, alla luce delle ultime vicende giudiziarie. Si sottolinea come nessun rappresentante delle istituzioni locali, ad oggi, e’ stato raggiunto da provvedimenti giudiziari e nel contempo si ripone la fiducia nel primo cittadino di cui nessuno può mettere in dubbio l’onesta’ e la trasparenza», alle quali si accoda il segretario Socialista cittadino, Enrico Alfano, fermo nella convizione della bontà e dell’onestà dell’operato dell’amministrazione. Convinto dell’operato della bontà dell’amministrazione è anche il consigliere comunale di opposizione ma non troppo, alla luce dei continui tavoli politico-programmatici d’intesa, Armando Lamberti di “Cava ci Appartiene”che sottolinea come il sindaco abbia agito perfettamente azzerando la Giunta comunale e lo invita a convocare in tempi stretti un Consiglio comunale per riferire all’Assise ed alla città sui fatti accaduti: «A mio avviso non aveva altra scelta il sindaco per dimostrare il pieno rispetto dell’operato della magistratura, per difendere la credibilità delle istituzioni, per tutelare l’immagine e la dignità dell’intera città e al tempo stesso per fugare qualsiasi ombra sull’amministrazione da lui diretta. Invito il sindaco a formare in tempi ristretti un nuovo esecutivo e a venire, il prima possibile, in Consiglio Comunale per riferire sui fatti, per confrontarsi con tutte le forze politiche e per assumere le decisioni necessarie per il bene della città e la credibilità delle istituzioni». Se le forze di maggioranza tirano il fiato e perdono tempo, la Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia ed il movimento dei Responsabili per Cava chiedono le dimissioni ad horas del sindaco e la caduta del governo cittadino. «La scelta repentina del sindaco Vincenzo Servalli di azzerare l’intera giunta comunale lascia presagire un quadro preoccupante e non può considerarsi soluzione sufficiente a riabilitare l’immagine e la morale dell’amministrazione. Lascia francamente perplessi l’incapacità del sindaco e della sua maggioranza per non aver saputo cogliere gli elementi preoccupanti precursori della situazione balzata agli onori della cronaca. Alla stregua delle dichiarazioni del Procuratore Corrado Lembo: “ Mi dispiace dover constatare che anche un comune che un tempo era considerato immune da infiltrazioni criminali di tipo mafioso risulti contaminato anche per quanto riguarda i livelli di infiltrazione istituzionale”, il Sindaco Servalli non ha alternativa alle dimissioni. Le forze politiche di opposizione di centro destra auspicano un’amministrazione ispirata ai principi di trasparenza, onestà e legalità consapevoli che sono il desiderio di ogni cittadino cavese». Clima polare a Palazzo di città, dove prima del provvedimento del sindaco, l’ormai ex vice sindaco Enrico Polichetti, che dalle dichiarazioni di un pentito coinvolto nell’inchiesta pare essere stato in rapporti con alcuni esponenti della malavita locale, ha rassegnato le sue dimissioni mettendosi a completa disposizione della magistratura per chiarimenti del caso.
LE REAZIONI/ Casapound: «Se Servalli non si dimette siamo pronti ad occupare Palazzo di Città»
CasaPound Italia non si fa attendere e dagli esponenti cittadini arriva immediatamente la sintesi della situazione corrente: «Servalli primo responsabile. Pronti ad occupare Palazzo di città». «Prendiamo atto con sgomento e preoccupazione del terremoto politico registrato in città e riportato nei giorni scorsi sulle pagine delle principali testate giornalistiche locali dopo il presunto coinvolgimento di un personaggio di spicco della giunta comunale nel vomitevole giro della criminalità organizzata locale. Non sta a noi fare i giudici, aspettiamo il corso delle indagini riservando a tutti i protagonisti della vicenda quella sacrosanta presunzione di innocenza dovuta ad ogni indagato, in attesa di ulteriori sviluppi sul caso da parte degli organi preposti. Attenzione e sensibilità che difficilmente sarebbe stata concessa a noi di CasaPound a parti invertite, fatto sta che l’atto di azzeramento della giunta comunale da parte di Servalli è un segnale chiaro e preciso nonché un’ammissione di colpa: il sindaco non ha più fiducia dei suoi collaboratori. Il particolare non trascurabile è che il nome uscito fuori dalla bocca di un pentito non è quello di un personaggio qualsiasi, ma del suo braccio destro, di una pedina che è stata determinante per la sua elezione. Azzerare la giunta da lui scelta significa scaricare le proprie responsabilità sugli altri ed è un atto che, sebbene dovuto e rientrante nella prassi precauzionale del caso, risulterebbe alquanto ipocrita nei confronti del popolo cavese qualora le responsabilità della suddetta persona, collaboratore così stretto del primo cittadino, venissero definitivamente confermate. Lui è il primo responsabile, lui deve essere il primo a farsi da parte. Questa amministrazione è politicamente morta, si prosegua con nuove elezioni e intanto la giustizia faccia il suo corso. Se ciò non dovesse accadere siamo pronti anche ad occupare il palazzo di città».
Enrico Polichetti: «Sono innocente Pronto a chiarimento con la Procura»
L’ex vicesindaco dimissionario, Enrico Polichetti, si difende: «Sono innocente. Sono a disposizione degli inquirenti per qualsiasi chiarimento su fatti e circostanze che mi riguardano». L’ormai ex vice sindaco, tirato nel mezzo dell’inchiesta da un pentito che avrebbe svelato circostanze di vicinanza tra l’uomo poliico ed esponenti della malavita locale non ci sta e: «Sebbene non sia stato oggetto di iniziative investigative, quali ad esempio perquisizioni o accertamenti di diversa natura, né, tantomeno il mio nominativo sia stato incluso tra coloro che risultano indagati a piede libero o indicato dagli inquirenti nel corso della conferenza stampa di ieri, in maniera del tutto indebita e improvvida, sono stato ingiustamente accostato all’indagine della procura Distrettuale antimafia». Così scrive il vice sindaco dem: « Questa notizia mi ha profondamente addolorato, umiliato e costernato per la sua assoluta infondatezza e ingiustizia. D’altra parte provengo da una famiglia che ha sempre fatto del lavoro e dell’umiltà la sua bandiera. Sono anch’io un uomo umile e costantemente vicino alla gente, di qualsiasi estrazione o ambiente o razza, senza distinzione alcuna. Sono certo, al contempo, che la magistratura, verso la quale nutro assoluto rispetto e considerazione, saprà far luce sulle vicende descritte nell’articolo di stampa e dissipare ogni ombra sul comportamento da me assunto durante la legislatura. Evidentemente sono a disposizione degli inquirenti per qualsiasi chiarimento su fatti e circostanze che mi riguardano. Intendo tranquillizzare i miei elettori, i cittadini di Cava de’ Tirreni, il sindaco e i miei colleghi sulla correttezza dei comportamenti da me finora assunti perché il mio modo di intendere la politica non può prescindere dalla legalità, correttezza e trasparenza. Per tale motivo, dunque, nel condividere la scelta annunciata dal sindaco di procedere all’azzeramento della Giunta, ritengo opportuno, in ogni caso, informare l’opinione pubblica che era mia volontà di rassegnare le dimissioni, pur ribadendo con forza la mia più assoluta estraneità ai fatti richiamati nell’articolo di stampa, almeno fino a quando sarà completamente chiarita la mia posizione e restituita la mia dignità, allo stato, violata».
Voto di scambio politico mafioso: la nuova inchiesta
Giovanni Sorrentino, per ammissione della stessa Procura, è considerato un collaboratore affidabile. Per questo quando ha fatto il nome del vice sindaco Polichetti e dei suoi rapporti con Dante Zullo ci vogliono vedere chiaro. Non solo per le sue frequentazioni presso la scuderia o quel zì Dante con il quale si rivolgeva al boss. Cose di per sé già gravi ma quello che ha fatto drizzare le antenne è il passaggio sulle comunali del 2015 dove con la candidatura di Polichetti, Dante Zullo ed Antonio Santoriello sono stati molto attivi sul territorio per sostenerne l’elezione: Polichetti secondo le dichiarazioni, è stato frequentatore abituale delle scuderie di Zullo, costruite abusivamente, così come recita il capo di accusa. La Dia vuole capire se si è davanti ad un nuovo caso Scafati, ad un voto di scambio con l’aggravante del metodo mafioso. Per questo motivo è stato aperto un nuovo fascicolo dove si cercano riscontri e sono ben avviate attività di indagini. Un0’inchiesta che se dovesse decollare trascinerebbe lo stesso Comune di Cava nel baratro del commissariamento. A parte leggerete le dichiarazioni dello stesso Polichetti, le indagini faranno il resto. Ma dalle parole del procuratore Lembo si è subito avuto la sensazione che le novità non mancheranno.
Trapani, patron della Paganese, coprì un prestito di 20mila euro con assegni tratti da un conto estinto
Il presidente della Paganese Raffaele Trapani aveva ottenuto un prestito di 20mila euro da Dante Zullo, garantendolo con cinque assegni tratti da un conto estinto. Lo racconta il collaboratore di giustizia Giovanni Sorrentino che racconta come nel 2016 Vincenzo Zullo e Vincenzo Porpora accompagnarono alla scuderia, dove Dante Zullo teneva gli incontri, il cugino del Presidente Trapani. La questione degli assegni era delicata – racconta Sorrentino- perchè Zullo li consegnava ai nipoti del boss Nuvoletta di Marano con cui condivideva la passione per i cavalli. Per questo motivo non voleva avere problemi con la famiglia dei Nuvoletta. Sorrentino racconta che le persone sotto usura ma che non pagavano venivano portati presso la scuderia e non sono mancati episodi di violenza. Sul fronte della droga fu lo stesso Zullo a presentare ad Antonio Di Marino il suo fornitore di droga, Franco Longobardi di Angri. Il canale fu aperto dopo la rottura di quest’ultimo con Caputano. Come schermo veniva usata la friggitoria di Di Marino e Valentino Pastore era addetto alla distribuzione della droga.