di Andrea Pellegrino
Si è mossa anche la Corte dei Conti sulla vicenda del Termovalorizzatore. L’aspetto penale si è arricchito di quello contabile, con un’ipotesi di danno erariale stimato intorno ai 130mila euro. La Procura della Corte dei Conti della Campania ha così notificato l’invito a dedurre (una sorta di avviso di garanzia, ndr) a Vincenzo De Luca, e a quanto pare anche a Domenico Barletta ed Alfonso Di Lorenzo, tutti condannati in primo grado per abuso d’ufficio dal Tribunale di Salerno. Per loro, solo qualche giorno fa, la Procura di Salerno, ed in particolare il pubblico ministero Roberto Penna, ha riproposto in Appello l’ipotesi di reato di peculato, già formalizzato in primo grado. La storia è ormai nota. Non fosse altro che quella sentenza in primo grado porterà alla eventuale sospensione di Vincenzo De Luca dalla carica di presidente della regione Campania per effetto della legge Severino. Ora però sia il neo governatore (all’epoca dei fatti commissario stratordinario per la realizzazione dell’impianto di Cupa Siglia), quanto il dirigente comunale Barletta e il project manager Di Lorenzo dovranno difendersi anche innanzi alla giustizia contabile. Dalla notifica si avranno trenta giorni di tempo per presentare le proprie deduzioni; poi la Procura della Corte dei Conti si riserverà entro i successivi centottanta giorni di istruire un processo o meno. Il procedimento nascerebbe proprio sulla base di quanto emerso in sede penale. Dalla condanna, dunque, emergerebbero, secondo le tesi della Corte dei Conti, profili di responsabilità per i tre coinvolti. Una nuova tegola per il neogovernatore della Campania che solo la settimana scorsa si era visto piombare l’appello alla sentenza di primo grado da parte della Procura di Salerno, che in venti pagine contesta alcuni passaggi delle motivazioni del Tribunale depositate il 21 aprile scorso. E in particolare la circostanza secondo la quale il peculato non si configurerebbe perché il project manager Alberto Di Lorenzo avrebbe comunque svolto un lavoro. Tesi contestata nel ricorso della Procura, per cui il peculato si configurerebbe per la mancata prestazione svolta da Di Lorenzo. Infatti, secondo la ricostruzione dei fatti, gli atti che riguardano il project manager vanno dal 18 febbraio al 19 giugno 2009. In questa fase Di Lorenzo si sarebbe dovuto occupare della progettazione preliminare dell’impianto di Cupa Siglia. Ma a quanto pare – secondo la tesi della Procura – Di Lorenzo avrebbe partecipato solo ad un paio di riunioni. Da qui l’ipotesi di peculato che la Procura avrebbe rilanciato nei confronti dell’allora sindaco Vincenzo De Luca. Infine sono stati rigettati i due ricorsi presentati al giudice del lavoro da parte di Di Lorenzo e di Barletta che in seguito alla sentenza di condanna hanno subìto gli effetti delle nuove norme anticorruzione, con la rimodulazione dei loro incarichi e dei loro compensi a Palazzo di Città. Per entrambi la sezione lavoro del tribunale di Salerno ha respinto i ricorsi presentati contro le decisioni applicate dal Comune di Salerno, costituitosi in giudizio attraverso l’avvocato Sabino De Blasi.