Suona, canta, classico e jazz, televisione e teatro è lui l’artista del III millennio. Il gran galà del premio ospiterà nella sua seconda parte il talento cristallino del musicista milanese. Lo abbiamo raggiunto alla vigilia dell’evento salernitano.
Di OLGA CHIEFFI
Un grande animale nero, il pianoforte, occuperà la scena della seconda parte del Gran Galà del Premio Charlot, in cartellone questa sera. Il suo domatore sarà Stefano Bollani, unico sulla scena italiana, impostosi giovanissimo all’attenzione del mondo del jazz, grazie ad un talento cristallino e a quella stupefacente capacità di assorbire, mescolare e rimodellare stili pianistici e generi musicali, da Prokofiev ad Art Tatum, da Scott Joplin a Jarrett, da Gershwin a Battisti. Bollani è riuscito a diventare il beniamino di un pubblico anche al di fuori della ristretta cerchia di appassionati di jazz, grazie alle sue apparizioni televisive, ai programmi radiofonici, ai libri pubblicati e a una naturale vocazione di showman. Un testimonial perfetto per questo genere musicale, e uno dei pochi che riesca a suonarlo negli asfittici palinsesti televisivi e radiofonici di questi tempi. Chiunque abbia avuto la fortuna di assistere ad uno dei suoi concerti dal vivo, oppure di incrociarlo in qualche apparizione nei media, si sarà reso immediatamente conto di quale sia il suo livello di eclettismo: a Bollani piace stupire, infarcire i brani delle citazioni musicali più disparate, scherza con il pubblico e con il suo pianoforte, si improvvisa cantante – con risultati tutt’altro che disprezzabili – come fa con le poesie di Fosco Maraini da lui musicate. Lo abbiamo raggiunto in esclusiva per i nostri lettori
Il gran galà del Premio Charlot verrà chiuso da un concerto di Stefano Bollani.
Cosa inventerà il maestro per evocare la figura di Charlie Chaplin-Charlot e quale è il suo rapporto con l’opera di questo artista che ha segnato il secolo breve come il Jazz?
“Risposta facile: la biografia di Chaplin è stato il primo libro che ho deciso di leggere; avevo 8 anni. Ero innamorato del personaggio di Charlot e, come molti bambini, credo, non trovavo nulla di surreale in quella bombetta e quella marsina. Per me era un amico e sarebbe stato naturale incontrarlo per strada (poi, di fatto, non accadeva..)”
Due parole sul suo ultimo progetto “Arrivano gli alieni”, ove si rivela anche cantante e addirittura cantautore con tre brani.
“Volevo dire delle cose, in particolare sugli alieni e sulla nanotecnologia che è in agguato, pronta a rasare le aiuole del nostro futuro. Invece di scrivere pamphlet, ho tentato la forma-canzone”.
La musica è un’arte ed è quasi sempre prima imitazione, poi sperimentazione propria. Il Bollani giovane quali “alieni” ha incontrato per primi?
“Tanti, decisamente. Carosone, Charlie Parker, Miles Davis, Frank Zappa sono alcuni delle folgorazioni da ragazzino”.
Chi sceglie il palcoscenico sceglie l’arte tutta? Ci racconta della sua Regina Dada?
“Chi sceglie il palcoscenico lo fa perchè è più conveniente che pagare uno psicanalista. Dunque scrivere un’ opera teatrale insieme alla propria fidanzata è un ottimo sistema per tenere svegli i neuroni. La regina Dada, interpretata da Valentina (Cenni), è in fuga dalle convenzioni e si rifugia a casa del proprio maestro di musica. Lo spettacolo ci ha dato grandi soddisfazioni e verrà ripreso nel 2017/18”.
Ma non è che ora le manca solo di mettersi dietro una macchina da presa?
“Brava! (Rido sornione..?!?)”
E la musica napoletana? Lei ha inciso Napoli Trip con Daniele Sepe. Ogni tradizione musicale del Sud del mondo possiede delle note particolari che le rendono riconoscibili al primo ascolto. Possiamo dire che la terza e sesta napoletana siano le nostre blue notes?
“L’armonia nata a Napoli è diventata patrimonio comune in tutto il mondo. Idem per la scuola pianistica napoletana; immodestamente, anche io ho studiato con quel tipo di tecnica negli anni del conservatorio”.
Nella carrellata dei palinsesti Rai ha annunciato che “L’importante è avere un piano”, Bollani può ritornare in TV e riprendere le sue alte e comunicative lezioni di musica. Ci offre qualche anticipazione?
“Sarà una grande jam session in un’ arena con molto pubblico. Un live, un enorme gioco”.
Dopo il Gershwin con Chailly ritornerà ad incidere qualcosa di classico con le grandi orchestre?
“Al momento non so ma continuo a suonare spesso dal vivo con le orchestre; e poi l’ 11 settembre, a Lipsia, ci sarà la prima del Concerto Azzurro per pianoforte e orchestra, che ho scritto su commissione di Krjstjan Jarvi, che sarà sul podio a dirigere l’ orchestra della radio MDR. Gli arrangiamenti sono di Paolo Silvestri, che con me aveva realizzato già “Concertone”.