di Andrea Pellegrino
Gli addetti alla manutenzione dei carrelli delle linee di cottura all’interno dell’Ideal Standard sono stati a contatto con amianto aerodisperso «in maniera non occasionale». A sancirlo era stato anche l’Inail con una relazione del 7 giugno 2012. Dunque, anche l’Inail sapeva. Così come un po’ i soggetti – istituzionali e non – che hanno ruotato intorno alla vicenda Ideal Standard. Tutti, probabilmente, tranne l’Asl che sulla vicenda, allora ed oggi, non muove nessuna considerazione, nonostante si tratti di salute pubblica e di tutela dei luoghi di lavoro. I dipendenti, quelli che sono rimasti fortunatamente in vita (l’elenco dei deceduti per malattie oncologiche fa tremare i polsi), attendono ancora l’applicazione dei benefici previdenziali previsti per l’esposizione all’amianto. Ma la battaglia legale è ancora in salita con gli istituti previdenziali duri a mollare la presa. Nonostante quanto sostenuto dalla stessa Inail.Ma i legali – gli avvocati Anna Amantea e Dante Stabile – fanno sapere che non si fermeranno davanti a nulla, proseguendo così in tutte le sedi la battaglia per il riconoscimento dei benefici economici per quanti hanno lavorato presso l’azienda poi dismessa. Ed a proposito di dismissione, la vicenda contempla un secondo aspetto. Forse il più grave. Quello, insomma, relativo all’interramento di amianto durante i lavori di smantellamento della fabbrica che avrebbe dovuto far spazio al progetto del Sea Park. Progetto naturalmente naufragato. Ma lì, secondo la denuncia degli ex operai, ci sarebbe ancora amianto ben sotterrato nel sottosuolo, con conseguente rischio, dunque, per l’ambiente. Poco distante dal mega opificio ci sarebbero anche delle abitazioni mentre non si conosce se ci siano o meno falde acquifere. Un lavoro, questo, che dovrebbe essere accertato dall’autorità giudiziaria che, in verità, ha aperto un fascicolo ed attraverso il Noe ha acquisito anche le testimonianze di tanti lavoratori che hanno indicato anche il luogo esatto dove il materiale pericoloso è stato sotterrato. Ma a distanza di sei mesi nulla si è mosso. Mancherebbe la nomina di un consulente tecnico che – insieme ai carabinieri ed al magistrato – dovrebbe accertare quanto denunciato dagli ex lavoratori. Ma pare che sia tutto fermo. Almeno al momento. Si dice che gli occhi siano tutti puntati verso le Fonderie Pisano che restano sotto sequestro e solo dopo aver archiviato il caso si passerà all’Ideal Standard. Ma il tempo corre in maniera inversa rispetto alla speranza dei lavoratori che combattono la loro battaglia su due fronti: quello del riconoscimento dei benefici sull’esposizione all’amianto e quello sull’interramento sempre di amianto durante la dismissione dell’opificio. Il tutto mentre le malattie e, purtroppo, i decessi fanno aumentare la lista nera dell’Ideal Standard di Salerno. Naturalmente sotto gli occhi dell’Asl che resta inerte.