Spiaggia di Pastena, il Comune sapeva - Le Cronache Salerno
Salerno

Spiaggia di Pastena, il Comune sapeva

Spiaggia di Pastena, il Comune sapeva

Alfonso Malangone

La notizia si è diffusa velocemente. Adesso, tutti sanno che il Comune sapeva. Cioè, che era a conoscenza della non conformità del materiale sparso sulla spiaggia di Pastena per il ripascimento dell’ambito 2, dalla foce dell’Irno al Polo Nautico. Si è letto, infatti, che alcuni giorni prima dell’apertura dell’arenile, avvenuta il 01 Giugno, l’Ente incaricò una ditta esterna per la verifica a campione del pietrisco fornito dall’impresa appaltatrice e, a distanza di 20 giorni, acquisì una relazione predisposta dalla Direzione Lavori con allegati i risultati sfavorevoli delle analisi. Quindi, i fatti erano noti ben prima della dichiarazione dei tecnici in Commissione Urbanistica il giorno 04 Agosto. In verità, la tesi che il Comune fosse all’oscuro di tutto poteva essere condivisa solo da chi, con il naso all’insù, ancora oggi aspetta il passaggio dell’asino in cielo. Perché, in forza della disposizione contenuta nell’Allegato A alla gara di appalto, pagg. 2-3, l’impresa aggiudicataria era tenuta a indicare, tra altre cose, un sito di stoccaggio delle sabbie dove la Direzione Lavori avrebbe potuto eseguire, prima dello sversamento, il controllo del peso e l’accertamento della qualità. E, allora, visto che una spiaggia di 300metri non si riesce a coprire in una notte buia, senza Luna e senza stelle, qualcuno dovrebbe spiegare qualcosa anche chiarendo, in particolare, perché sia stata commissionata la perizia, magari pure pagandola. Dovrebbe precisare, cioè, se l’incarico alla società esterna venne affidato per la mancata verifica del materiale da parte dei tecnici Comunali o per dubbi sulla correttezza dei risultati dichiarati. Sono ipotesi gravi, qui denegate e riportate facendo salvo ogni errore, perché presuppongono comportamenti infedeli. Sta di fatto che neppure sono stati resi noti i dettagli delle dichiarazioni in Commissione, salvo omissioni nelle comunicazioni pubbliche. E’ davvero sconfortante dover constatare che ai cittadini sembra sia sempre riservato il ruolo dell’’utile idiota’ (cit.) che normalmente finisce ‘tradito e bastonato’. Detto in italiano. In ogni caso, adesso si sa che, nel ‘misto di pietrisco’, la porzione di dimensioni non superiori a 0,25mm è presente nella quantità del 15-20% del totale, laddove nel Capitolato è scritto che la “frazione passante al diametro 0,25 mm” doveva essere pari “massimo al 10%, di cui frazione fine (< 0,125 mm) non superiore al 5%”. Però, è stato subito detto che non è ‘roba’ pericolosa per la salute dei bagnanti, a parte le piante dei piedi. Come a dire: “se non c’è danno, di che parliamo”? E, c’è stato pure chi ha attribuito tutto il ‘quarantotto’ ai soliti sfrontati che denunciano per denigrare e distruggere. Già. Però, c’è un però. Si legge da qualche parte che le opere di ripascimento destinate a contrastare l’erosione delle coste debbono mirare a contrastare gli effetti del movimento ondoso e a ostacolare la sottrazione del sedimento naturale in quantità superiore al nuovo apporto. Quindi, ci vogliono le opere a mare, per limitare gli spostamenti e intercettare i transiti delle sabbie, e la ricostruzione dell’arenile con materiali delle stesse dimensioni e di identico colore rispetto a quelli originari, anche per tutelare l’ambiente. Per quest’ultima necessità, l’Amministrazione competente deve definire prima delle gare le caratteristiche della nuova sabbia in funzione pure dell’uso delle spiagge. Se esse sono destinate alla balneazione, la porzione sottile del nuovo apporto deve essere prevalentemente distesa sulla parte a monte, mentre quella più grossolana va distribuita nella zona prossima alla riva. Il tutto per consentire all’acqua che risale la battigia di infiltrarsi tra le pietre senza trascinare a mare una quantità troppo elevata di granelli. In questo modo, il ripascimento consente di realizzare una spiaggia più stabile e più duratura. Diversamente, l’erosione riprende veloce e i granelli sottili si distribuiscono sul fondo del mare soffocando la vegetazione e intorbidando l’acqua che diventa biancastra, proprio come è apparsa a Pastena. Quindi, per evitare di rendere inutile la spesa, nonché per tutelare territorio e ambiente, è necessario il giusto equilibrio del materiale e seguire le disposizioni della Soprintendenza che, nella circostanza, non sembra si sia fatta sentire. Sempre salvo errore. Nel concreto, la difformità denunciata appare in grado di incidere sulla ‘durabilità’ del ripascimento in chiave futura e di danneggiare più interessi. Così, un dubbio è lecito: “se l’impresa ha fatto un lavoro irregolare, perché non risultano assunti provvedimenti a suo carico”? Anzi, il Comune ha pure messo a disposizione la spiaggia per la ripresa dell’opera, a inizio Settembre, sottraendola anticipatamente alla balneazione. Quindi: “non si ritiene parte lesa”? Certo, se si segue una ‘filosofia buonista’, si potrebbe sostenere che ci sia stato un semplice inadempimento contrattuale, risolvibile in via transattiva, e che non sia opportuno impedire la prosecuzione di un intervento straordinario al fine di consentire alla stessa impresa di avviare, subito dopo, il ripascimento dell’ambito 4, quello tra la foce del Fuorni e il Capitolo San Matteo, avendo vinto pure quella gara. In sostanza: prima si inizia e prima si finisce! Nella realtà, però, le cose non sembra stiano proprio così, visto che il cantiere è ancora fermo in presenza degli accertamenti in corso da parte della Procura, sollecitata da più parti. Non solo. In questi giorni è intervenuto anche il Codacons che ha deciso di denunciare i fatti alla Corte dei Conti ravvisando la presenza di un danno erariale. Qualcuno dirà: “che c’entra la Magistratura Contabile”? C’entra, c’entra. E, per capirlo, basta andare a leggere la sentenza n. 1003 del 21/07/2009 della Corte dei Conti della Sardegna sul ripascimento della spiaggia del Poetto, a Cagliari. Con quel provvedimento, furono infatti condannati numerosi amministratori locali, funzionari pubblici e componenti di commissioni, per un intervento realizzato in palese difformità rispetto al Capitolato d’appalto e gestito con evidente leggerezza dall’Amministrazione competente, la Provincia di Cagliari. Nel dispositivo si legge che: “il danno…non è quello inferto alla spiaggia,…bensì quello conseguente alla ingiustificata diminuzione patrimoniale subita dalla Provincia a fronte di lavori eseguiti in difformità dal contratto”. Secondo l’Organo Giudicante, la Provincia di Cagliari aveva subito un pregiudizio patrimoniale per le spese ‘a vuoto’ sostenute per i materiali, per i compensi ai tecnici, per le forniture, e anche un danno all’immagine e al prestigio per il notevole scalpore destato dall’esito dell’intervento. In merito, con la precedente sentenza n. 1830 del 18/09/2008, la stessa Corte aveva confermato che anche il danno ambientale è di competenza dei Giudici Contabili quando sia stato provocato da soggetti sottoposti al suo giudizio, come amministratori e funzionari pubblici. Comunque, dopo aver sottolineato l’importanza attribuita dalla collettività alla spiaggia e alle relative caratteristiche ambientali e paesaggistiche, la Corte osservò che: “tanto più grave deve quindi considerarsi tale lesione quando si constati che l’esito…sia stato dimostrato essere la conseguenza di comportamenti che, al di là dei loro risvolti penali,…sono stati però sicuramente contraddistinti da volontaria pretermissione dell’interesse pubblico primario…, sempre con sostanziale disprezzo dell’opinione pubblica all’insegna non…della trasparenza dell’azione amministrativa ma…dell’opacità spinta talora sino al punto persino del mendacio”. Una sentenza definita ‘di scuola’ sul piano giuridico, sul piano della tutela degli interessi collettivi e sotto il profilo della salvaguardia dei beni ambientali rilevanti per la collettività (fonte: S.Deliperi). Alla fine, il totale del danno addebitato ai responsabili fu stimato in oltre 4,7milioni di euro, + IVA. A questo punto, resta poco da dire, augurandosi che non ci sia molto da aspettare. Perché, se le similitudini con Cagliari fossero concrete, le nuove spiagge ‘caraibiche’ potrebbero essere viste dai nostri nipoti. In verità, la vicenda di Pastena si dimostra una fotocopia almeno per i danni di immagine. E’ evidente che quando sul web gira all’infinito il filmato della trivella che scava un fosso per l’ombrellone, ci sono fondati motivi per vergognarsi nei confronti dell’intera Nazione e oltre. Anche se, magari, non tutti la pensano allo stesso modo. Del resto, si sa, la dignità è come il coraggio di don Abbondio: se manca, non si può dare. E, neppure si può acquistare al mercato a prezzi scontati. Questa Città ha bisogno del vero amore dei cittadini di cuore.

*Ali per la Città P.S.: si fa salvo ogni errore e si auspicano rettifiche.