Si avvicina ai giudici e trova la sentenza già scritta di un processo non ancora discusso - Le Cronache
Salerno

Si avvicina ai giudici e trova la sentenza già scritta di un processo non ancora discusso

Si avvicina ai giudici e trova la sentenza già scritta di un processo non ancora discusso

di Pina Ferro

È rimasto di stucco, l’avvocato Gerardo Rocco di Torrepadula, quando si è avvicinato al banco dei giudici della IV sezione penale della Corte d’appello di Napoli e ha trovato, quasi completamente redatta, la sentenza di un processo, come riporta il quotidiano Libero, che non aveva nemmeno discusso. «È una situazione alienante», dice lui, col tono ancora sorpreso e il sorriso di chi proprio non se ne capacita: «Non avevo neanche aperto bocca ed era già tutto lì, deciso». Ci scherza su, ma mica tanto: ché il fatto è di quelli seri, tanto che ci si mettono di mezzo l’Anm e pure le Camere penali. Ma andiamo per gradi: mercoledì scorso Rocco di Torrepadula sta difendendo un imprenditore già condannato (in primo grado) per una faccenda di marchi contraffatti e cover dei telefonini. Non è proprio il processo dell’anno. A un certo punto si chiama una pausa, l’udienza viene sospesa perché il collegio è impegnato altrove e lui fa quel che farebbe un buon avvocato: si mette a sfogliare il fascicolo del suo assistito per vedere se gli è sfuggito qualcosa. «Chiedo al cancelliere di potermi avvicinare al banco e mi trovo», racconta, «cinque paginette redatte in bella copia, che vanno dall’intestazione “Repubblica Italiana” al “p.q.m.” finale, e che sono la sentenza già scritta. Che infligge, tra l’altro, cinque mesi di reclusione e 1.500 euro di multa. Insomma, mancano solo le firme». Non ci crede, Rocco di Torrepadula e per essere sicuro di aver visto bene scatta una fotografia. Poi chiama le Camere penali partenopee di cui è socio e solleva la questione al collegio giudicante. Come è possibile? Siam sempre qui a lamentarci della giustizia ritardata e adesso salta fuori che certi magistrati son persino in anticipo? Il procuratore generale si affretta a dire che si tratta di appunti privati: della serie, quante storie per degli scarabocchi. Ma nel frattempo quei fogli stampati “spariscono” per ricomparire, su sollecitazione di parte, nella mani del giudice relatore. «”Il presidente del collegio è stato molto corretto», ammette l’avvocato, «e ha preteso di vedere il documento e di allegarlo alla verbalizzazione della seduta». Rocco di Torrepadula chiede una procura speciale al suo assistito che gli permette di ricusare il collegio, la decisione è fissata per il 18 giugno. Fine della storia?Neanche per sogno, perché oramai la frittata è fatta. La costola napoletana dell’Anm (l’associazione dei magistrati) s’indigna: tutto da dimostrare, dice in una nota, son solo appunti e poi erano «in un fascicoletto contenente carte private del giudice nel quale nessuno dovrebbe mettere la mani». L’avvocato sela prende: «Mi accusano di aver sbirciato o che altro? Sciocchezze. Ci sono gli allegati che lo dimostrano».