Scafati. Il patto per il voto con la camorra a Scafati c’era e per il pm della Dda Rocco Alfano a stipularlo sarebbe stato il sindaco Pasquale Aliberti. “Uno che ha il vizietto di fare accordi con i clan”. Dura e lunga requisitoria durata oltre 5 ore ieri davanti ai giudici del Tribunale di Nocera Inferiore per gli imputati del processo Sarastra accusati di voto di scambio e corruzione elettorale contestazioni che nel 2016 portarono allo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni malavitose. Istanza presentata ai giudici del primo collegio del Tribunale di Nocera Inferiore (presidente Apicella) per complessivi 38 anni di reclusione di cui 6 anni e 8 mesi sono stati chiesti per l’attuale sindaco Pasquale Aliberti. Cinque mesi i meno sono stati chiesti per il fratello del sindaco Nello Aliberti (6 anni e 3 mesi che include la presunta minaccia a una giornalista) mentre per l’ex consigliera regionale di Forza Italia e moglie di Aliberti Monica Paolino sono stati avanzati 5 anni e 4 mesi di condanna. Stessa pena chiesta per l’ex staffista Giovanni Cozzolino. Per Roberto Barchiesi e Ciro Petrucci invece la richiesta è di 5 anni e 9 mesi e infine 3 anni e 4 mesi l’istanza con Andrea Ridosso fratello di Luigi già condannato con sentenza passata in giudicato insieme ad Alfonso Loreto e Gennaro Ridosso. Proprio le sentenze di condanna divenute definitive (“pronunciate da tre giudici diversi”) sono state al centro della requisitoria del pubblico ministero che ha confermato (se non per qualche capo di imputazione caduto) le accuse del titolare dell’inchiesta Vincenzo Montemurro ora in Basilicata. Un processo basato sull’apporto politico che sarebbe stato dato dal clan Loreto-Ridosso sia al sindaco che all’ex consigliera regionale di Forza Italia e che ha visto sfilare sul banco dei testimoni collaboratori di giustizia e politici. Le parole del pentito Massimo Fattoruso sono state fatte proprie da Rocco Alfano e il riferimento è sugli accordi con i clan. Secondo il collaboratore di giustizia il sindaco avrebbe fatto accordi con tutti i clan della città di Scafati e lo disse in una delle ultime udienze suscitando le ira del folto collegio difensivo che aveva parlato di vicende provenienti dai racconti (o confidenze) che gli sarebbero state fatte nel corso degli anni da esponenti di cosche malavitose e non vicende vissute in prima persona. Secondo Rocco Alfano quindi ognuno degli imputati avrebbe avuto un ruolo nel patto con i clan scafatesi e le sentenze divenute definitive sarebbero la prova che l’accordo esisteva e sarebbe stato stretto proprio dall’attuale sindaco. Ora toccherà al collegio difensivo smontare il teorema accusatorio della procura Antimafia con discussioni che inizieranno a luglio per proseguire fino settembre quando è prevista sentenza.
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