Di Adriano Falanga
L’omicidio di Giuseppe Desiderio ha riacceso i riflettori su una questione per la verità mai del tutto assopita. Dalle prime ricostruzioni degli inquirenti sembrerebbe quasi certamente escluso ogni nesso con le attività criminali del più noto fratello Sasà, in carcere per reati di camorra, così come si escludono collegamenti con il ferimento della sorella Filomena, gambizzata in Luglio. E’ bastato poco però che la città ripiombasse nella paura, richiamando uno alla volta tutti i recentissimi episodi di criminalità che lasciano pensare, con una consapevolezza crescente, alla presenza in città di qualcuno e qualcosa che voglia imporre l’antistato. E’ chiaro che a Scafati bisogna far sentire forte la presenza dello Stato, è chiaro che lo Stato non sono solo i Carabinieri, ma anche e soprattutto le Istituzioni. Non bisogna mai cadere nel lassismo, ma tenere sempre alta l’attenzione. Inutile gli appelli del giorno dopo, occorre invece insistere e resistere, coinvolgendo ogni tassello istituzionale.
Ad esempio, sono mesi che viene chiesto con forza la convocazione del Comitato per l’Ordine Pubblico, ma dalla Prefettura non sembrano esserci segnali. A Bergamo il Prefetto ha convocato il Comitato a seguito di una rissa tra immigrati indiani, in giugno. A Messina una serie di atti vandalici e il crescendo di furti e rapine pure hanno convinto il Prefetto a convocare il Comitato circa un anno fa. Insomma, altrove basta molto meno affinché le Istituzioni decidano di fare quadrato e soprattutto azione comune. A Scafati, e di riflesso nell’agro nocerino, si sprecano gli appelli. I cittadini hanno paura, la sensazione è di essere soli, e purtroppo, su attentati e bombe, atti vandalici, furti e rapine, sono seguiti ben pochi arresti. L’errore più grande è lasciar passare il messaggio che a Scafati sia semplice delinquere. Non è così, e non lo dovrà mai essere.