Di Adriano Falanga
Il giorno dopo “il grande bluff” di Roberto Barchiesi, che ha fatto saltare ogni accordo tra i componenti della nuova maggioranza, Cotucit compreso, tra i corridoi di Palazzo Mayer serpeggia la delusione. Ci sono soltanto 11 giorni per riprovare a votare sia il Rendiconto 2015 che il Previsionale 2016, ma la città è nel caos oramai, l’inciucio non piace a nessuno, e questo forzare la mano, senza risparmiare le figuracce di abbandonare l’aula, comincia ad apparire ingiustificato. Le dimissioni di Raffaele Sicignano, assessore al Bilancio, vanno a confermare che il problema c’è, è concreto e da non prendere sottogamba. Sicignano non ha parlato solo di volontà politica, ma anche di delusione per non essere riuscito a trovare interlocutori in Maggioranza. Si vuole approvare un pre dissesto senza votare un dettagliato e necessario piano di risanamento. Si vuole poi approvare un Previsionale senza tagliare la spesa corrente in maniera netta, sostanziale e soprattutto senza le controdeduzioni del ragioniere capo Giacomo Cacchione alle 24 contestazioni sollevate dagli ispettori del Mef sulla gestione amministrativa ed economica del periodo 2010-2014. “La maggioranza è più concentrata a stipulare nuovi accordi politici, che preoccupata di risanare”. E se lo dice l’assessore al Bilancio, appare pericoloso voler dare alle sue dimissioni una natura esclusivamente politica, e poi lo stesso ex assessore, in Giunta ha approvato ogni atto economico. Le sue dimissioni non servono affatto per scaricare eventuali responsabilità. “Ringrazio Sicignano per il lavoro svolto in questi mesi – ha detto in aula il vicesindaco Giancarlo Fele, dandogli anche merito per il lavoro svolto – spero che voglia chiarire anche con noi i motivi per cui ha voluto lasciare l’incarico a poche ore dal voto in consiglio comunale”.
Intanto è giallo sulla volontà di Pasquale Aliberti, che prima annuncia di presenziare in aula ritirando le sue dimissioni, poi a margine del consiglio cambia radicalmente versione, arrivando a puntare l’indice contro le opposizioni. Il primo cittadino si è visto saltare il piano B per la defezione di Barchiesi, a detta dei colleghi assolutamente inspiegabile e non preannunciata. Non è escluso che il cambio di passo sia conseguenza delle dimissioni di Sicignano, considerati i rapporti umani oltre che politici tra i due. Dalle stelle alle stalle. “Ho provato grande soddisfazione a leggere la nota con la quale una parte della mia maggioranza dimostrando senso di responsabilità e maturità ha chiesto il ritiro delle mie dimissioni – scriveva nel primo pomeriggio il sindaco sulla sua pagina Facebook – Questa sera è giusto che io sia in consiglio comunale a discutere del consuntivo provando a verificare se c’è, nell’interesse della città, per evitare il commissariamento, una maggioranza disposta a far ripartire l’azione amministrativa. Ognuno me compreso, questa sera si assuma le proprie responsabilità nei confronti della città e nel rispetto del mandato elettorale che ognuno di noi ha ricevuto”. Poi la defezione, il sindaco non si presenta in aula. Sul social network scompare il post che lo “compromette”, e ne compare un altro, a margine dell’ennesima seduta consiliare andata a vuoto sul bilancio. “Per la passione, l’anima e l’energia che ho speso in questi anni di sindacato, non credo di meritare la violenza che la mia opposizione più feroce mi ha riversato addosso anche questa sera in Consiglio Comunale – il nuovo post delle 22:18 – Non ho partecipato alla discussione, avendo dato le mie dimissioni da sindaco consapevole di non avere più una maggioranza, quella con cui in questi anni abbiamo fatto cose straordinarie per la nostra Scafati. Se non ci sono i numeri è giusto vada a casa e lasci che la gente possa scegliersi il proprio sindaco con nuove elezioni. Io ho dato la vita e l’anima per questa città, non credo però di meritare di essere umiliato da chi in questi anni ha prodotto solo odio e invidia – lo sfogo di Aliberti – Grazie a quanti mi sono rimasti al fianco fino alla fine e anche a chi ha deciso di allontanarsi”. Due versioni nettamente differenti, segno di una confusione e incertezza che oramai ha coinvolto anche la città, e la massiccia presenza di spettatori mercoledi sera in aula ne è la dimostrazione.