Scafati/Agro/Vesuviani. Circa 95 anni di carcere, rispetto ai 112 chiesti dalla Procura Antimafia salernitana per 14 imputati accusati di uno spaccio d droga tra Scafati, l’Agro nocerino e i Vesuviani. Lo ha deciso ieri il gup del Tribunale di Salerno Valeria Campanile che ha processo tutti con il rito abbreviato. Altri 19 hanno scelto il giudizio ordinario mentre uno degli imputati ha patteggiato la pena a un anno e 9 mesi. Giuseppe Buonocore, ritenuto il promotore dell’associazione per delinquere, genero di Franchino Matrone (deceduto l’anno scorso) incassa 30 anni di reclusione in continuazione. Il pubblico ministero Francesca Fittipaldi aveva chiesto per Peppe ‘e Scafati 20 anni di reclusione solo per questo procedimento. Per Francesco Berritto 12 anni e 9 mesi di reclusione (18 la richiesta), pena dimezzata rispetto all’istanza presentata per Pasquale Panariello (assistito da Gennaro De Gennaro) che incassa 9 anni e 8 mesi (18 la richiesta). Nove anni e 4 mesi invece per Antonio Palma (anche lui difeso da Gennaro De Gennaro) rispetto ai 16 proposti dalla procura, quindi 7 anni e un mese per Barbato Crocetta (9 anni la richiesta). Erano tutti accusati di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio i cui proventi secondo l’accusa servivano per rinforzare le casse del clan. Per altri imputati pene dai 5 (per Antonino Cesarano) ai 2 anni di reclusione tra cui quella comminata a Vincenzo Starita ‘a Strega poco superiore ai 2 anni (chiesti 4). Non solo cocaina ma anche erba e hashish acquistati da uno a due euro al grammo e rivenduti sul florido mercato dello spaccio tra l’Agro nocerino (Scafati incluso) e i Vesuviani a prezzi raddoppiati con introiti di decine di migliaia di euro settimanali. Denaro che con la complicità di altri sodalizi andava a rinforzare le casse dei clan in particolare quello di Matrone ‘ grazie alla figlia del defunto Franchino, Filomena Generali e al marito Peppe Buonocore. Gli indagati sono accusati di aver gestito un giro di spaccio di droga con profitti da migliaia di euro mensili. Capo indiscusso è stato considerato proprio Buonocore che si sarebbe avvalso della moglie per incrementare le casse dell’omonima cosca scafatese. Per la Dda Giuseppe Buonocore fissava il prezzo e acquistava la droga per rivenderla a prezzo maggiorato (spesso raddoppiato) per un guadagno di migliaia di euro mensili. E quando Peppe ‘e Scafati non era presente perché raggiunto da misure cautelari a farne le veci secondo la pubblica accusa sarebbe stata la consorte a disporre acquisti e cessioni di droga anche dalla sua attività commerciale di Scafati. Nel processo ordinario figurano tra gli altri Antonio Muollo o’ Lallone, Gabriele Desiderio di Pagani e Raffaele Irtini di Gragnano.
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