di Red. Cro.
Indaga la Digos sul rogo avvenuto il primo novembre scorso allo Stir di Santa Maria Capua Vetere. “Procediamo a 360 gradi” afferma il procuratore Maria Antonietta Troncone. Di situazioni di disagio in un universo così precario come quello dei lavoratori dei rifiuti, ce ne sono tante. Un mondo legato ai passaggi di cantiere da un’azienda all’altra, che consente a molti lavoratori di avere una garanzia occupazionale, ma non a tutti; ne sanno qualcosa i iavoratori del Consorzio Unico di Bacino, il grande ente in liquidazione da anni che ha in “pancia” oltre 1000 addetti tra Napoli e Caserta, spesso pagati senza produrre nulla, ma che da tempo chiedono di poter essere assunti in aziende private che effettuano servizi per i Comuni o in societa’ pubbliche. C’e’ poi la situazione di disagio che stanno vivendo i 17 lavoratori del Consorzio Salerno 2, che hanno gestito fino a qualche giorno fa la discarica Marruzzella di San Tammaro, ultima discarica superstite del Casertano ubicata a pochi chilometri dallo Stir. Gli operai vorrebbero passare con la Gisec, la societa’ della Provincia di Caserta che gia’ gestisce lo Stir ed e’ subentrata al Consorzio salernitano nella gestione della discarica; la Gisec pero’, che ha gia’ in organico 150 lavoratori, non ha le risorse per assumerne altri 17, anche perche’ la Provincia e’ in dissesto finanziario e da almeno due anni ha fondi con il contagocce per far funzionare i propri servizi e le societa’ di cui possiede le quote. Intanto allo Stir e’ stato liberato il piazzale dove erano stati posti i rifiuti bruciati all’interno del capannone. “Si tratta di rifiuti secchi – conferma il presidente della Gisec Fulvio Fiorillo – che sarebbero dovuti finire al termovalorizzatore di Acerra. Qui allo Stir non arriva l’umido, a meno che non si trovi nei sacchetti dell’indifferenziato, cosa che spesso accade; a quel punto noi lo separiamo dal secco e lo portiamo a Marruzzella”. Emerge poi che già nel luglio scorso, il segretario generale della Fit-Cisl di Caserta Giuseppe Gravino, aveva inviato una nota alla Gisec in cui denunciava l’esiguo numero di guardiani usati, specie di notte, per un sito cosi’ importante, il cui blocco puo’ voler dire interruzione del ciclo provinciale. “Sta diventando una consuetudine – scrisse Gravino – collocare nel turno notturno una sola unità lavorativa. L’addetto in servizio, senza il supporto di un servizio di Vigilanza e Protezione, e’ costretto a presidiare e regolare gli accessi dell’impianto e contestualmente a controllare il sistema di Video-Sorveglianza in condizioni di isolamento. Tale situazione mette seriamente a rischio la sicurezza dell’impianto e l’incolumita’ dei lavoratori e non consente le pause fisiologiche necessarie durante il turno di lavoro di 12 ore.