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Sangiuliano e il caso Boccia: così ha tradito Positano

Sangiuliano e il caso Boccia: così ha tradito Positano

Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha un problema: si chiama Maria Rosaria Boccia, è una sua collaboratrice, anzi no. Una presenza che ha scatenato le opposizioni dopo che il G7 della cultura previsto a Positano, è stato trasferito a Pompei dove la Boccia, secondo i consiglieri comunali di opposzione, “Emergerebbe, infine, un collegamento tra il sindaco e la Boccia, molto probabilmente presentata e accreditata al ministro dallo stesso sindaco, vista l’imminente organizzazione del G7 della Cultura, la scelta di Pompei come Capitale della cultura 2027”. PD SCATENATO “Senza aspettare la Conferenza dei Capigruppo il Partito Democratico presenterà un’interrogazione chiedendo al presidente Mollicone di convocare immediatamente la commissione per rispondere. Una figura così importante come il ministro della Cultura che espone il nostro paese ad una vicenda di gossip, denota l’atteggiamento di questa destra al potere, un uso patronale delle istituzioni e una mancanza di rispetto per il ruolo che si ricopre. Sangiuliano avrebbe dovuto chiarire senza l’input delle opposizioni”. Lo ha dichiarato la capogruppo alla Camera del PD Chiara Braga, ospite a Start su Sky TG24. “Il G7 cultura è ancora sicuro?” Lo chiede la capogruppo democratica nella commissione Cultura della Camera, Irene Manzi dopo la pubblicazione di documenti che dimostrano che il gabinetto del ministero della Cultura, su richiesta del ministro Gennaro SANGIULIANO, ha condiviso con soggetti estranei alla pubblica amministrazioni informazioni e documenti sensibili sui piani di sicurezza e di spostamento dei ministri e delle delegazioni che parteciperanno al vertice internazionale che si terrà a Pompei. “Siamo davanti a una situazione molto grave che dimostra gravi falle organizzative su cui chiediamo chiarezza e che vengano fatti tutti gli accertamenti del caso anche da parte della Farnesina e del ministero degli interni. SANGIULIANO deve uscire dal silenzio e spiegare nelle sedi istituzionali tutti i contorni di questa vicenda opaca della nomina di una sua consigliera, mai formalizzata, a cui è sia stato concesso di partecipare a riunioni interne dell’amministrazione, sopralluoghi per la definizione di importanti aspetti legati alla sicurezza e all’organizzazione del G7 e missioni istituzionali. Siamo davanti a una situazione molto grave perché in tutte quelle circostanze possono estere state rivelate, a una persona estranea all’amministrazione e senza alcun vincolo di segretezza con lo Stato, informazioni sensibili sia per la sicurezza nazionale la cui conoscenza peraltro potrebbe anche determinare vantaggi economici”, aggiunge Manzi.”Inoltre, da quanto si apprende questa consigliera mai formalizzata ha viaggiato ed è stata ospitata come consulente del ministro: non è escluso che questo possa aver determinato anche un danno erariale per l’amministrazione. Serve un immediato chiarimento, perché il ministro non parla qualcuno lo sta ricattando? Questo non sarebbe accettabile”, conclude la deputata democratica che ieri ha chiesto al presidente della commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone, di convocare urgentemente SANGIULIANO per un question time sul tema già questa settimana. 5 STELLE “Per Gennaro Sangiuliano e per l’intero governo Meloni è finito il tempo dei silenzi imbarazzati. Devono spiegare perché una “consigliera” – che tale non era – del ministro della Cultura ha partecipato a incontri riservati, a chat interne al ministero e a riunioni con i consiglieri del ministro senza averne titolo. Devono spiegare come possa essere possibile che la “non consigliera” di Gennaro Sangiuliano ricevesse mail con informazioni sensibili da funzionari del ministero della Cultura, per giunta su un account non protetto”. A chiederlo in una nota sono i capigruppo del M5S in Commissione Cultura alla Camera e al Senato Antonio Caso e Luca Pirondini. “Devono anche spiegare – aggiungono – se è vero che ha partecipato ad eventi pubblici in qualità di “collaboratrice” di Gennaro Sangiuliano e se tali trasferte, con relativi benefit e spese di viaggio, siamo state pagate con soldi pubblici. Devono spiegare se davvero a questa persona sia stato promesso di curare addirittura l’organizzazione del G7 della Cultura di Pompei, evento inizialmente previsto a Positano. E a questo punto devono spiegare anche il perché dello spostamento. Insomma Gennaro Sangiuliano deve spiegare parecchie cose, ma nonostante la sua proverbiale sbruffonaggine fino ad oggi davanti a tutte queste domande continua a tacere imbarazzato”. “Ora – incalzano gli esponenti del M5S – è tempo che venga in Parlamento a rispondere. Fino a quando Giorgia Meloni continuerà a tollerare tutto questo coprendo il suo ministro? Perché anche lei non dice nulla? Quando arriverà un sussulto di dignità dal duo Meloni-Sangiuliano? Scalfarotto s u Sangiuliano Rispetto al caso di Maria Rosaria Boccia, o il ministro Sangiuliano ci spiega che cosa è successo oppure deve trarre le conseguenze logiche e politiche dimettendosi dal suo incarico”. Lo dice Ivan Scalfarotto, senatore di Italia Viva, a Metropolis. “Da garantisti, noi chiediamo al ministro innanzitutto delle spiegazioni convincenti. Il problema è che non si sa chi sia questa persona. Ci risulta sia un perito tecnico, da poco laureata in un’università telematica con nessuna esperienza specifica sui temi della cultura. Il suo curriculum non giustifica una nomina al ministero. Pare un classico caso di gestione privatistica del potere pubblico: c’è un legame di fiducia tra queste due persone certamente insufficiente a giustificare una nomina, che sarebbe stata peraltro bloccata dagli stessi uffici del ministro. Infine, c’è un problema di sicurezza: è stata pubblicata un’email diretta alla mail privata della Boccia in cui si parlava della logistica di un evento internazionale che coinvolgerà numerosi ministri della cultura dei più importanti governi del mondo. Non è pensabile che email con informazioni sensibili che girano sui server di posta del ministero, possano finire su account di posta elettronica esterni. Viene da chiedere all’autorità per la cybersecurity che cosa ne pensa”, ha concluso.

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