Sandra Lonardo: «Candidata per poter contrastare la mala giustizia» - Le Cronache Ultimora
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Sandra Lonardo: «Candidata per poter contrastare la mala giustizia»

Sandra Lonardo: «Candidata per poter contrastare la mala giustizia»

di Erika Noschese

La giustizia è il suo cavallo di battaglia, la mala giustizia ciò che intende contrastare. Sandra Lonardo, moglie di Clemente Mastella è candidata al Parlamento Europeo con Stati Uniti d’Europa, la lista – o meglio il progetto politico – messo in campo da Matteo Renzi che sarà a Salerno nei prossimi giorni per dare man forte ai candidati del collegio sud. Una candidatura che nasce dalla vicenda giudiziaria che l’ha caratterizzata: nel 2008 era presidente del Consiglio regionale campano è finita agli arresti domiciliari con l’accusa di associazione per delinquere, falso in atto pubblico, corruzione, concussione e turbativa di appalti. Un processo durato circa dieci anni e che oggi la vede assolta perchè il fatto non sussiste. Proprio da qui nasce la sua battaglia e la necessità di una riforma che, a suo dire, l’Italia fa fatica a concretizzare nonostante i tanti proclami, gli annunci che ad oggi non si trasformano in una bozza, come invece richiesto a gran voce. Sandra Lonardo, mancano due settimane al voto. Che clima si respira? Perché la scelta di scendere in campo in prima persona? «Si respira un clima di entusiasmo. Ieri (giovedì per chi legge, ndr) abbiamo tenuto una manifestazione a Benevento e non si vedevano tante persone da oltre 30 anni. Oltre 1500 persone in un teatro di quasi mille posti e circa 300 sono rimaste fuori. Un momento bellissimo che denota un grande entusiasmo anche grazie al pressing di Matteo Renzi, simpatico ma di grande attenzione. Renzi mi ha scelto come testimonial di mala giustizia, avendo io subito una vicenda particolare, se aver mai avuto una condanna, neanche in primo grado. Ho dovuto aspettare dieci anni per la fine dei processi e credo che il problema della giustizia sia prioritario in questo Paese, bisogna recuperare la dignità e il rispetto per le persone; bisogna accorciare i tempi dei processi; bisogna fare in modo che non ci sia più quest’utilizzo allucinante del carcere preventivo se non in casi particolari come quando si è colti in flagrante altrimenti credo sia un abuso, un’offesa per i cittadini. Ho trascorso quasi un anno con limitazioni delle mie libertà, non avendo mai riportato una condanna. Sul carcere preventivo bisogna riflettere molto, ammazza la psiche delle persone, le carriere e io sono intenzionata a fare grandi battaglie al Parlamento Europeo; l’Europa deve insistere con l’Italia affinché si faccia questa riforma. Altro problema serio è l’affollamento delle carceri, una condizione che offende le persone e i tanti che vi lavorano. Grande solidarietà agli agenti della polizia penitenziaria che lavorano a forte rischio e in uno stato di forte precarietà. Aspettiamo questa riforma di cui si parla ma non si vede nulla, non c’è bozza; i magistrati hanno bisogno di supporto, di nuove tecnologie e mi aspetto una riforma a 360 gradi che possa permettere a loro di lavorare bene e alle persone di avere rispetto e dignità». Dove arriverà secondo lei Stati Uniti d’Europa? Quale risultato auspica? «Secondo me il risultato di Stati Uniti d’Europa è molto più di ciò che si legge nei sondaggi, c’è tanta gente che ci vota, che ci apprezza; io lo dico sempre: non siamo sondaggiabili perché è un simbolo nuovo, abbiamo i nostri voti fidelizzati di persone che conosciamo una ad una. Stati Uniti d’Europa è un progetto, non solo il nome di una lista: Matteo Renzi ha ampiamente parlato di questo progetto che unisce diverse identità per un’Europa più forte e della quale abbiamo molto bisogno in questo momento». Lei prima ha parlato di giustizia, qual è il ruolo dell’Europa per questo settore e cosa si potrebbe fare per dar vita alla riforma di cui si tanto parla? «Io credo che anche la stessa Meloni e il ministro stanno avendo difficoltà. Clemente Mastella ha portato in Parlamento, il giorno dei miei arresti domiciliari, una bozza deliberata e firmata dai sindacati del mondo della giustizia; un testo condiviso che avrebbe dovuto fare il suo percorso per arrivare alla votazione definitiva e non se n’è fatto nulla perché evidentemente non si vuole andare fino in fondo su questa riforma. Ci sono vari temi che fanno discutere ma io non mi sottrarrei mai ad un test se sono a posto con me stessa. È molto difficile fare in Italia una riforma della giustizia e l’Europa può fare la sua parte, non si può pensare di continuare così: bisogna fare la separazione delle carriere, bisogna dare tempi certi perché è inaccettabile aspettare dieci anni per un processo che non vedeva coinvolto in alcun modo appalti, mazzetti e quant’altro ma, come nel mio caso, la mia unica colpa era di non voler ricevere una persona di cui non avevo stima e io per una frase simile mi sono fatta dieci anni di processo. Altro aspetto da attenzionare il carcere preventivo: per quale motivo? Sono stata costretta a dieci giorni di arresti domiciliari, una settimana all’obbligo di dimora e nove mesi di divieto di dimora in Campania, decisamente assurdo perché non vi era alcun reato». Come immagina l’Europa del domani? «Immagino un’Europa della politica e non dei burocrati che non conoscono le problematiche, il linguaggio della gente. Auspico l’elezione diretta del presidente della commissione, togliere la questione dei veti perché la democrazia è maggioranza assoluta; un’Europa con le stesse regole, lo stesso linguaggio, lo stesso esercito sul piano della sicurezza mentre sul fronte dell’agricoltura regole chiare: non possiamo permettere l’arrivo di prodotti che ammazzano il nostro Made in Italy, che vengono messi sul mercato a minor prezzo con una concorrenza sleale e vale anche per il mondo dell’impresa. Rischiamo di far saltare le imprese perché i figli vanno via ma noi dobbiamo creare le condizioni affinché i figli possano restare, mettendo mano alla grande distribuzione e gli agricoltori devono poter coltivare ciò che vogliono; ci vogliono soldi e incentivi per la digitalizzazione, aspetto fondamentale per la nuova agricoltura. No al cibo sintetico ovviamente e sì alla difesa del Made in Italy contro i fake». Più sud in Europa, una sfida difficile ma non impossibile… «Più sud in Europa ci può essere solo se c’è più Europa, una garanzia per l’Italia e per il sud se forte. Poi, no all’autonomia differenziata che ammazza il sud e divide l’Italia e credo sia fondamentale per il nostro futuro». Perchè votare Stati Uniti d’Europa, perché scegliere lei? «Votare Stati Uniti d’Europa perché ne abbiamo bisogno. Einaudi diceva che c’è bisogno degli Stati Uniti d’Europa, non è solo un progetto ma un auspicio solido nel quale noi crediamo; invitiamo i cittadini a votare per questa lista perché noi crediamo che con un macro Stato, così come sono gli Stati Uniti d’America, si darebbe all’Europa la possibilità di sedere a tutti i tavoli, noi dobbiamo contare e mentre il mondo cresce noi no ma è il momento di creare una forza unica per competere con il mondo intero. Votare per me perché sono figlia del sud, una donna che ha fatto tanto nelle istituzioni, sono stata senatrice della Repubblica. Sono una persona che, insieme a mio marito Clemente (Mastella, ndr) facciamo politica da una vita, conosciamo il territorio, non chiudiamo mai la nostra casa perché per noi la politica è servizio per la gente. Credo di essere un’ottima candidata e ho tutte le carte in regola per essere una buona persona da votare».