
Salerno. Sesso a pagamento nell’Albergo Italia di Salerno, due condanne e una assoluzione per prescrizione stabiliti dalla terza sezione penale del tribunale del capoluogo (presidente Gabriella Passero, a latere Carla Di Filippo e Giuseppe Pugliese). Due anni per il titolare Armando Tortora (assistito da Ivan Nigro) e un anno e 4 mesi (pena sospesa) per Sergio Storniello, dissequestrata dopo 11 anni la struttura di corso Vittorio Emanuele mentre per Bogatu Iulian Cosmin i reati sono stati estinti perchè prescritti (come per altri capi di imputazione contestati gli altri due imputati). Termina così il primo grado del processo con rito ordinario nell’ambito di un’inchiesta che fu dell’ex pubblico ministero Roberto Penna culminata con sette arresti nel 2014 e ora passata a Giampaolo Nuzzo che aveva presentato una dura istanza di condanna: 7 anni per Armando Tortora e 3 anni e 2 mesi per Sergio Storniello il quale secondo la tesi della pubblica accusa avrebbe avuto il compito di garantire la sicurezza delle “lucciole”. Da ricordare che il giudizio è ripartito da zero nel 2017 per alcune eccezioni sollevate dalle difese. In quell’Hotel situato sul corso Vittorio Emanuele di Salerno prostitute romene, procurate da procacciatori connazionali (poi condannati), erano disposte con somme dai 50 ai mille euro ad incontri con i clienti. I quali, dopo aver contattato le giovani, raggiungevano la struttura alberghiera, nel corso Vittorio Emanuele, il “salotto buono” di Salerno, e fornendo solo il nome della ragazza contattata telefonicamente venivano accompagnati a destinazione. Gli incontri che si svolgevano in un’ala della struttura alberghiera, avvenivano dalle 9 del mattino fino all’una di notte, assicurando la massima riservatezza ai clienti. Nel corso di perquisizioni disposti dalla procura erano stati sequestrati numerosi documenti e appunti riguardanti il giro d’affari dell’organizzazione, computer, telefonini e materiale cartaceo di alcuni istituti bancari. In precedenza erano stati condannati a due anni di reclusione il portiere dell’albergo che aveva scelto il rito abbreviato e una romena che ha scontato un anno e mezzo di reclusione, peraltro la donna era ritenuta la maitresse delle “squillo” straniere che gestiva gli annunci su internet. La struttura di Armando Tortora fu sottoposta a sigilli e solo anni e solo ieri è stata oggetto di dissequestro da parte dei giudici. Novanta giorni per togliere i sigilli. Il blitz scattò nel settembre del 2014 ad opera della polizia postale con arresti e indagati su input del sostituto procuratore Roberto Penna. Ora le due condanne.