di Alfonso Malangone*
L’impegno venne assunto in nome e per conto dei cittadini sottoscrivendo un contratto con il Presidenza del Consiglio dei Ministri. Fu così che, ai sensi del D.L. n. 50 del 2022, noto come ‘decreto aiuti’ o ‘salva Città’, il Comune si impegnò a riequilibrare il Bilancio attraverso il ripiano del Disavanzo di Amministrazione ‘stellare’ di euro -169.967.402,76 risultante dal rendiconto 2021. Un anno davvero straordinario che si chiuse con il conferimento alla Città del non invidiabile primato nazionale per quote pro-capite di Disavanzo e di Indebitamento Finanziario. Cioè, nessuno fece peggio (fonte: 24Ore). Complimenti a chi, nel deliberarlo, dichiarò che Salerno non era “né in dissesto né in pre-dissesto” (cit.) salvo diffondere, pochi giorni dopo, le notizie dell’adesione al decreto aiuti e dell’avvio di un periodo di ‘lacrime e sangue’. Perché, per assicurare il necessario risanamento, a parte esigui risparmi sulle spese, venne disposto l’incremento delle Entrate per tutte le principali voci del Bilancio in aggiunta alla vendita dei beni del patrimonio selezionati in funzione dell’importo acquisibile, senza tenere in alcun conto la possibilità di un utilizzo collettivo. Una Città in vendita è una vera goduria per chi ne sa approfittare. Ciò premesso, in un dettagliato cronoprogramma allegato a quel contratto, furono elencate e quantificate le voci da far crescere nell’arco di 20 anni, fino al 2044, in funzione delle misure finanziarie approvate dal Consiglio Comunale con delibera del 29/12/2022. Tra esse, spiccò l’incremento dell’addizionale Irpef per i redditi superiori a euro 10.000 annui in deroga al limite dello 0,8% stabilito dalla Legge Statale del 1998. La misura dell’aumento venne stabilita per un periodo limitato di tempo, dal 2023 al 2026, come indicato nella tabella di cui all’art. 2, punto a, riportato a pag. 2 dell’impegno. Più precisamente, l’annualità della nuova aliquota fu fissata pari allo 0,9% per l’anno 2023, all’1,1% per gli anni 2024-2025, allo 0,9% per l’anno 2026, con il ripristino dello 0,8% dal 2027. Grazie a tale disposizione, gli incassi ACCERTATI in Bilancio passarono dai 15,8milioni del 2023 ai 19,5m. del 2024 per essere poi confermati a 19,5m. per il 2025. In definitiva, l’altezza straordinaria dell’aliquota, che ci consegna un altro primato nazionale, avrebbe sottratto in due anni, ai cittadini e alle famiglie, risorse per circa 7,5milioni diversamente utilizzabili per far crescere i consumi, a beneficio delle attività produttive e dei servizi, per l’istruzione dei giovani, per fare attività sportive, per sostenere cure mediche o, più semplicemente, per vivere la vita. Soldi bruciati sull’altare di un Disavanzo di Amministrazione multi-milionario certamente non addebitabile ai cittadini che, forse, neppure ne hanno compreso la gravità ritenendolo, chissà, l’evidenza di un primato di cui andare fieri, in mancanza d’altro. In tutto questo si inserisce, ora, la delibera di Giunta n. 463 del 26/11 scorso con la quale, contrariamente a quanto sancito nel contratto con il Governo, viene prorogata l’addizionale Irpef nella misura dell’1,1% per tutto il prossimo anno. E, purtroppo, non è stata l’unica decisione negativa per i cittadini, visto che con delibere collaterali sono stati introdotti altri aumenti relativi alle tariffe cimiteriali, all’imposta di soggiorno e ad alcune voci del Canone Unico Patrimoniale, salvo altre. Il tutto, a supporto del Bilancio di Previsione triennale 2026-2028 da deliberare nel corso del prossimo Consiglio, fissato per il 22 prossimo, perché dal primo Gennaio possa svolgere la sua funzione autorizzativa nei confronti degli Uffici Comunali. In merito, non possono essere comunque omesse le visioni critiche di coloro che, un poco dappertutto, a causa della sua natura di documento elaborato a tavolino lo definiscono un ‘libro dei desideri’ destinato a esporre quello che si vorrebbe fare se, e soltanto se, dovessero realizzarsi le condizioni ipotizzate. Cioè, esprime desideri, non certezze. In ogni caso, non è questa la sede per fare la sua ‘conoscenza’. C’è tempo fino al prossimo 22, per entrare nei dettagli. Quello che interessa approfondire, qui, è la necessità del rinvio dell’aliquota dell’addizionale Irpef con riferimento a due punti significativi: l’andamento del rientro previsto nel cronoprogramma; il contributo straordinario concesso dal Governo alle Città che hanno aderito al decreto aiuti. In relazione al primo punto, la tabella a pag. 4 della Relazione al Bilancio di Previsione registra l’integrale ripianamento entro fine anno della prevista rata di rientro e, a seguire, la diminuzione del Disavanzo di Amministrazione a euro -99.075.941,32 dai precedenti -117,2milioni. Ovviamente, si deve attendere il Consuntivo per la conferma ufficiale. In ogni caso, con queste premesse non ci sarebbero motivi di allarme per il futuro, anche perché la rata da rimborsare nel 2026 sarà di ‘appena’ euro 16.576.591,20. E, allora, una domanda è spontanea: “se il rientro sta seguendo il programma, perché non si segue il programma anche per l’addizionale Irpef”? Ci sarebbe un risparmio, per quanto piccolo. Ma, si sa, i soldi non è facile trovarli per terra. E, poi, sarebbe un motivo di fiducia per tutti. Per il secondo punto, è necessario ricordare che la Legge di Bilancio 2024 ha destinato alle Città aderenti al ‘piano aiuti’ un contributo annuo per alleggerire il peso a carico dei cittadini. Alla nostra Città è stato assegnato l’importo totale di 80,2milioni ripartito in rate annuali fino al 2033. Le prime due, per complessivi 16,8milioni, sono già state versate nel 2024 e 2025. Al netto di esse, restano da incassare 63,4milioni, pari al 64% del residuo Disavanzo da ripianare, mentre resta a carico del Comune uno squilibrio di 35,6m., il 36% del tutto. Giusto per chiarire: la rata da onorare a fine 2026 passa da 16,5milioni a 9,4m., quai una ‘bazzecola’. Cioè, se non è ‘passata la nottata’, abbiamo almeno superato il crepuscolo del mattino e, forse, siamo pure all’alba. In definitiva, sembra manchino motivi apparenti per tenere ‘sotto pressione’ la Città che, dopo l’addizionale, è sul podio per la TARI e per altre voci, mentre occupa posizioni di estrema retroguardia per la qualità della vita, come da graduatoria pubblicata proprio in questi giorni. C’è tutto quanto necessario per poter sostenere di essere al di sotto del Purgatorio, quasi in Inferno. Di certo, non in Paradiso. Saranno gli approfondimenti successivi del Bilancio e del Documento di Programmazione, per quanto utile, a fornire elementi idonei a comprendere le ragioni di una decisione contraria agli accordi ufficiali che, peraltro, neppure sembra essere giustificata dalle condizioni correnti. A meno che l’imposizione rapportata al 100% delle Disavanzo, quando si potrebbe ridefinire al 36% dello stesso, non sia funzionale alla sostituzione di crediti ‘infracetati’, cioè privi di qualsiasi sostanza perché inesigibili o addirittura insussistenti. Ma, per dire qualcosa su questo, si debbono aspettare i Residui Attivi del prossimo Consuntivo. Se dovessero permanere crediti come per il 2024 e, tra essi, salvo errore: IMU per 50,6milioni, Tari per 90,7m., Irpef per 4,7m., Multe per 51,4m., Fitti per 4,2m., il dubbio sarebbe pure legittimo. Intanto, spetta ai Consiglieri la responsabilità di decidere in merito al consapevole inadempimento di una clausola del contratto sottoscritto con il Governo in nome e per conto dei cittadini. Incombenza davvero grave. In questi giorni, si parla molto del progetto di anticipare lo scioglimento della Consiliatura e si prospettano le modalità più idonee per questo obiettivo che, a quanto si legge, sarebbe fortemente auspicato. Tuttavia, le soluzioni prospettate presterebbero il fianco a interpretazioni ed equivoci. E, allora, letto l’art. 141 del Testo Unico Enti Locali, la mancata approvazione del Bilancio di Previsione potrebbe essere una soluzione conveniente perché, trasferendo ad altri l’onere della decisione, consentirebbe di cancellare ogni ulteriore imbarazzo. In passato, non ne sono mancati, salvo errore. Oggi, tradire le aspettative e gli interessi dei cittadini che hanno concesso la delega equivarrebbe a tradire sé stessi. E, questo, sarebbe quanto meno spiacevole. Questa Città ha bisogno dell’amore vero dei cittadini di cuore. *Ali per la Città P.S.: si fa salvo ogni errore.





