Salerno. Offese sessiste all’arbitro donna alla Vitale - Le Cronache Salerno
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Salerno. Offese sessiste all’arbitro donna alla Vitale

Salerno. Offese sessiste all’arbitro donna alla Vitale

di Erika Noschese

Episodi di inciviltà e offese discriminatorie macchiano il campionato di pallanuoto alla piscina Simone Vitale di Salerno. Domenica sera, durante il vibrante match tra lo Sporting Club Salerno e lo Smile Cosenza Pallanuoto, una spettatrice ha coraggiosamente denunciato una serie di insulti sessisti e profondamente offensivi provenienti dalla tifoseria ospite, diretti specificamente all’arbitra della partita. L’incidente ha avuto luogo nel corso del secondo tempo di un incontro che prometteva grande spettacolo e adrenalina, come annunciato nel comunicato stampa della vigilia. La testimone, presente in piscina per assistere a quello che doveva essere un entusiasmante incontro di play-off, è stata inizialmente attratta dagli schiamazzi e dagli applausi fragorosi che accompagnavano l’atmosfera della partita. Tuttavia, l’entusiasmo si è presto trasformato in sdegno quando la sua attenzione è stata catturata da un insulto volgare e inequivocabile – un “tr*”** – gridato ad alta voce da un uomo sulla settantina, proveniente dalla tribuna della tifoseria del Cosenza, e rivolto direttamente all’arbitra. Nonostante un iniziale senso di repulsione e una forte tentazione di intervenire immediatamente, la spettatrice ha tentato di ignorare l’accaduto. Ma la situazione è precipitata in breve tempo quando un secondo insulto, questa volta un ben più colorito “put**”**, ha raggiunto le orecchie della donna. A quel punto, l’indignazione ha preso il sopravvento. È scaturita una discussione accesa tra la spettatrice e l’uomo, che lei stessa ha definito un “reietto” per la sua condotta. Anziché scusarsi o ritirare le offese, l’individuo ha continuato a provocare, intimando alla spettatrice di “stare zitta” e proseguendo imperterrito con gli insulti all’arbitra, in un evidente gesto di sfida e sprezzo. La situazione ha raggiunto l’apice dell’assurdità con l’intervento di una donna seduta accanto all’aggressore. Quest’ultima, invece di condannare il comportamento volgare del suo accompagnatore, ha ammonito la spettatrice affermando in tono sprezzante: “non siamo mica ad un corteo femminista”. Questa frase, riportata con incredulità dalla testimone, ha evidenziato una mentalità preoccupante, quasi a voler minimizzare la gravità delle offese e negare il diritto di difendere la dignità altrui al di fuori di contesti specifici e circoscritti. La spettatrice ha sottolineato come la difesa dei diritti e della persona debba essere un impegno quotidiano, non confinato a manifestazioni o eventi particolari. L’episodio solleva gravi interrogativi sulla vigilanza e sui sistemi di sicurezza presenti durante gli eventi sportivi. Come può accadere che in un contesto come una partita di pallanuoto, in un impianto come la Simone Vitale, si permettano tali manifestazioni di inciviltà senza un pronto intervento? La testimone ha già preso l’iniziativa di segnalare l’accaduto alla pagina Facebook dello Sporting Club Salerno, la squadra di casa, con la chiara intenzione di denunciare pubblicamente il comportamento inaccettabile della tifoseria avversaria. La speranza è che tali denunce possano portare a una maggiore e più efficace attenzione verso episodi simili, e che si mettano in atto meccanismi più stringenti per l’allontanamento di individui che con il loro comportamento ledono la dignità di chi opera nel mondo sportivo. Questo è particolarmente vero quando le offese assumono connotazioni discriminatorie, come nel caso degli insulti sessisti rivolti all’arbitra. La partita, presentata nel comunicato stampa come un “emozionante incontro di play-off” tra due squadre determinate a dare il massimo in una “sfida ricca di passione e adrenalina”, è stata purtroppo oscurata da un episodio che mette in luce la necessità impellente di promuovere un ambiente sportivo più rispettoso, inclusivo e tollerante, dove l’agonismo si traduca in fair play e non in volgarità e discriminazione.