Salerno. Traffico di stupefacenti d’oltre Oceano con il porto di Salerno utilizzato come “hub nazionale” per l’importazione di droga. Niente sconti per l’imprenditore scafatese domiciliato a Boscoreale Antonio Malafronte 39 anni, che aveva presentato ricorso contro l’applicazione degli arresti domiciliari con l’accusa di aver importato dal Canada circa un chilo e 200 grammi di marijuana occultati in un container di cui risultava importatrice la società da lui gestita di fatto unitamente al genitore, che ne è legale rappresentante. Lo ha deciso la Corte di Cassazione che ha respinto l’istanza presentata dal legale di fiducia del 39enne. “E’ stato evidenziando come l’uomo fosse inserito in un ben collaudato circuito criminale di persone dedite professionalmente alla esfiltrazione dal porto di Salerno di considerevoli partite di sostanze stupefacenti, pur senza ovviamente essere a conoscenza del fatto che una di loro risultava al contempo confidente degli inquirenti”. Nell’ambito delle indagini culminate nella primavera di quest’anno con un blitz su disposizione della Dda di Salerno, che aveva portato a 15 arresti, sul finire del mese di aprile dello scorso anno era stato intercettato e sequestrato un carico di marijuana, “del peso complessivo di oltre una tonnellata, anch’esso nascosto in un container partito dallo scalo canadese di Montreal e giunto nel porto di Salerno per il tramite di una azienda di import-export”. Sarebbe emerso il coinvolgimento del 39enne scafatese, contitolare della società interessata all’importazione del carico nonché di un italo-americano. La difesa dell’uomo lamentava che i fatti contestati erano del 2023 e quindi abbastanza lontani dal giorno dell’arresto avvenuto quest’anno. La difesa infatti lamenta “l’imposizione della misura coercitiva domiciliare a consistente distanza temporale dagli eventi, il riferimento in ordine al “tempo trascorso dalla commissione del reato”, impone effettivamente al giudice di motivare sotto il profilo della valutazione della pericolosità del soggetto in proporzione diretta al tempo intercorrente tra tale momento e la decisione sulla misura cautelare, giacché ad una maggiore distanza corrisponde in genere un affievolimento delle esigenze cautelari”. Scrive ancora la Cassazione. “I giudici del Tribunale di Salerno hanno congruamente evidenziato come gli eventi risalgano ad appena un anno addietro rispetto all’imposizione della misura e come la frequenza dei rapporti tra il 39enne Malafronte con soggetti versati in attività criminali giustifichi ampiamente la valutazione di attuale persistenza di esigenze di cautela”.
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