Salerno Barocca: Nulla in mundo Pax - Le Cronache
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Salerno Barocca: Nulla in mundo Pax

Salerno Barocca: Nulla in mundo Pax

                        

Stasera alle ore 20, nella Chiesa di Santa Maria de Lama, si svolgerà l’ultimo appuntamento della stagione concertistica “In cordis cordae” promossa dall’Associazione Culturale Emiolia, un concerto del controtenore Pasquale Auricchio e del soprano  Kaori Yamada con Marius Bartoccini al clavicembalo e Paolo Monetti alla viola da gamba

Il dicembre della grande musica barocca a Salerno con l’Associazione Culturale Emiolia, che prende il nome dalla figura simbolo del mutamento ritmico, presieduta dal controtenore Pasquale Auricchio, con l’ultimo appuntamento del cartellone della stagione concertistica 2022 dal titolo “In cordis cordae”, in collaborazione con il Touring club di Salerno, l’Arcidiocesi salernitana e col patrocinio morale del Comune di Salerno, va a chiudere nel segno di Antonio Vivaldi. Il controtenore Pasquale Auricchio, il soprano Kaori Yamada con il clavicembalista Marius Bartoccini e il violista Paolo Monettimercoledì 28 dicembre, alle ore 20 nella chiesa di Santa Maria de Lama, saranno assoluti protagonisti di una serata dal titolo “Nulla in mundo Pax”. La serata verrà inaugurata da “Les voix humaines” di Marin Marais, simbolo di quello strumento che è il più vicino alla voce umana, la viola da gamba. Un senso dell’espressione, quello di Marais che lo avvicina maggiormente all’Italia, con molto colore e senso della melodia, grazie anche all’influenza del Carissimi. La serata quindi sarà interamente dedicata ad Antonio Vivaldi, a cominciare dal mottetto “Nulla in mundo pax sincera” RV 630, destinato ad un soprano dell’Ospedale della Pietà dotato di un’estensione molto ampia. Imperniato sulla luminosa tonalità di Mi, il lavoro è aperto  da un’aria (Larghetto), la cui prima parte è insolitamente ampia, articolata in tre periodi e scandita da un ritmo di Siciliana, mentre l’accompagnamento  procede con delicato, frusciante tremolio delle sestine di semicrome, soluzioni simboleggianti la pace autentica, possibile solo nella fervida fede in Cristo (come evidenziato anche dai lunghi vocalizzi per la parola “Jesu”). Il recitativo seguente, comprendente alcuni passaggi tra loro contrastanti in stile arioso, è un invito a rifuggire le seduzioni del mondo, mentre la seconda aria, in La, traduce l’immagine del serpente in agguato, con una scrittura vocale scintillante, avviata da una quartina ascendente di sedicesimi, seguita da un salto discendente di sesta. La conclusione è affidata ad un brillante Alleluia in Mi, interamente dominato da lunghi e vivaci vocalizzi. Seguirà il “Nisi Dominus” in Sol RV 608, composto verso il 1716 e basato sul testo del Salmo 126, intonato nell’ambito delle festività mariane, come nel caso della Visitazione celebrata il 2 luglio, considerata festa dell’Ospedale della Pietà. Il Nisi Dominus è uno dei lavori sacri vivaldiani destinati ad una voce solista, in questo caso un contralto accompagnato dal basso continuo, con il concorso di una viola d’amore solista, impegnata in un’importante parte concertante. Suddiviso in nove numeri, prevalentemente costituite da arie (un solo brano è in stile arioso) la composizione è aperta da un Allegro in Sol, ritmicamente assai incisivo, introdotto da un ampio e vivace ritornello strumentale, mentre l’ingresso della voce dà vita ad un brano di chiara matrice concertante, arricchito di fioriture e ampi vocalizzi. Nei versetti successivi si possono notare alcuni esempi della capacità di Vivaldi di dipingere splendidamente le parole con la musica: ma dopo aver presentato motivi che fissano icasticamente gli affetti o le immagini del testo, li sviluppa senza più curarsi delle relazioni con le parole successive, giungendo anche ad alterare la corretta prosodia. In “Surgite qui manducatis” Vivaldi gioca sull’alternanza di momenti antitetici: il clavicembalo fa un’entrata spettacolare, dipingendo con una trascinante scala ascendente (Presto) la parola “surgite” declamata tre volte dal contralto, mentre il resto del testo è svolto in un Adagio, in cui si nota un altro esempio di pittura sonora, con i melismi della voce sola alla parola “doloris”. La parola “somnum” suggerisce invece a Vivaldi il ritmo di siciliana che dà al quarto movimento (Andante) un carattere cullante e languido. La metafora bellica del versetto “Sicut sagittae” è tradotta in musica dal tono di fanfara dell’attacco dell’Allegro molto, il cui carattere energico si traduce anche in vigorosi unisoni della voce e del basso continuo e in pause improvvise e cariche di tensione. Nel “Beatus Vir” i toni guerreschi svaniscono e lasciano spazio alla pace interiore di un arioso (Andante), in cui il testo è trattato sillabicamente, con grande semplicità. Dal luminoso si bemolle maggiore di quest’arioso si passa allo spento re minore del “Gloria Patri”, forse il momento musicalmente più alto di questo salmo: è un Larghetto di religioso e commosso raccoglimento, in cui il timbro soave della viola d’amore accompagna con disegni mobilissimi la fiorita linea del canto. Nel “Sicut erat in principio” il testo suggerisce una ripresa del tema del primo movimento: ma anche altre volte Vivaldi si era servito di quest’espediente per dare unità a una composizione altrimenti molto varia. Il salmo termina quindi virtuosisticamente con un “Amen” ricco di fioriture.