di Erika Noschese
L’escalation di episodi criminosi che da settimane sta flagellando la zona orientale di Salerno getta un’ombra inquietante sulle attività commerciali del litorale. L’ultima vittima di questa preoccupante ondata di microcriminalità è Cristiana Lorito, proprietaria del ristorante “Luname”, situato all’interno del noto lido Kursaal. La sua testimonianza, raccolta in esclusiva, dipinge un quadro di impunità e frustrazione di fronte a furti seriali e una giustizia percepita come inefficace. Per ben quattro notti consecutive, lo stesso individuo ha preso di mira il suo locale, culminando in un arresto in flagranza avvenuto nella serata di ieri, solo per essere rilasciato poco dopo. La rabbia e la paura della ristoratrice sono palpabili, costretta ora ad appostarsi nel suo stesso locale in attesa che, come le hanno preannunciato le forze dell’ordine, il ladro possa tornare a colpire. Leggiamo, su queste colonne, il racconto “in diretta” di Cristiana Lorito, proprietaria del ristorante Luname, situato all’interno del lido Kursaal. Può raccontarci cosa è successo? «Ho avuto questo tossico, praticamente, perché si tratta di un tossicodipendente, che per 4 notti di seguito è venuto a rubare nel mio locale. La prima volta mi ha rotto il vetro, come si vede dalle telecamere di videosorveglianza, si è messo nel bar e ha portato via diverse bottiglie di vino e bollicine. La seconda e terza volta ha rubato diverse bottiglie di Coca Cola e di aranciata, ho i video anche di quello. La terza volta, inoltre, ha rotto la zanzariera e il vetro della cucina: è entrato nel ristorante, ha rubato cento euro, corrispondenti ai soldi delle mance dei ragazzi, e un tablet. Tutto si vede dai video delle telecamere. Ieri notte ho lasciato mio figlio con i suoi amici nella piscina del lido, perché ero sicura che tornasse, ed è tornato. Avevo già fatto una denuncia alla polizia e mi avevano detto di aver già capito chi fosse». E poi cosa è successo? «Mio figlio mi avvisa che lo hanno visto arrivare, e lo intercettano fuori alla veranda. Lui entra nel ristorante, vede i ragazzi fuori, alza le mani ma continua a rubare, a mettere mani nella cassa, prende una carta di credito, poi esce dalla finestra della cucina. Nel frattempo, arriva la polizia e lo arrestano. Gli mettono le manette, fanno tutti i controlli per vedere cosa mancasse nel locale. Lo portano in caserma e mi comunicano che avrebbero valutato se si sarebbe fatto o meno un processo per direttissima. Poi mi richiamano, ma solo per ritirare la carta di credito rubata. Il Pubblico ministero ha deciso di fare soltanto una denuncia a piede libero. I poliziotti mi hanno detto: “Quello tornerà un’altra volta, lui vive di questo e fa questo. Si accumuleranno questi reati e prima o poi li sconterà”. Il Pubblico ministero ha deciso che non fosse il caso di arrestarlo, nonostante avesse la mia carta di credito in mano. Follia pura». In questo istante, mentre i nostri lettori più attenti ci leggono, lei sarà appostata all’interno del suo locale. «Esatto. Stanotte sono un’altra volta appostata qui, aspettando che venga, perché soltanto domani (lunedì, ndr) mi monteranno il ferro. Nel finesettimana il ladro ha continuato a rompere di tutto: ho subìto danni di vetri rotti e altro ancora, che nessuno mi risarcisce. E la giustizia dice che “va bene così”. Lo portano in caserma, dopo mezz’ora è libero. Gli abbiamo chiesto: “che fine hanno fatto il tablet e le altre cose che hai rubato?” e ha risposto: “Li ho venduti a un marocchino a 20 euro”. Questo è. Per quattro notti di seguito. Con questa, cinque». Senza neanche sapere se si potrà davvero risolvere. «Se non fossi rimasta qui stanotte e non avessi chiesto a mio figlio di darmi una mano, con i suoi amici, a sorvegliare la zona, la Polizia non avrebbe fatto comunque nulla. L’agente di Polizia mi ha detto: “Era meglio se lo prendevate a mazzate e poi ci chiamavate”. Ma è normale? Questa è la realtà dei fatti. Il ragazzo tornerà sicuramente, soprattutto stanotte sa che è facile entrare tranquillamente: la prima volta ha trovato 100 euro di mance dei ragazzi, l’altra volta si è rubato tutte le bottiglie di San Salvatore e di bollicine. Con tutta calma fa tutto». Vivere così non ha senso. Così come non ha senso svegliarsi la mattina e trovare simili danni. «La mattina mi collego alle videocamere, infatti, e avevo già visto il vetro rotto e tutti i danni subiti. Ma non è che la notte posso stare sveglia a vedere le telecamere. Stanotte ero sicura tornasse e infatti così è stato. Non si può fare questo, perché non siamo tutelati. È assurdo. Il malvivente era tranquillo ieri sera, ha risposto a tutte le domande. Io esco dalla caserma e lui è dietro di me? Sembra una barzelletta». In questo momento, mentre il giornale viene pubblicato, conferma di essere in attesa che si rifaccia vivo. «Certo. Tanto è a piede libero, attendo che ritorni anche stanotte. Me lo hanno detto anche i poliziotti: “Aspettalo, che stanotte torna”. Lui non ha niente da perdere. Se un Pubblico ministero ha quattro video e non fa niente, lui giustamente si sente tutelato a riprovarci». Sta immaginando delle mosse per prevenire ulteriori danni. «Questa mattina farò installare le grate di ferro, per chiudere gli ingressi. Inoltre, verranno anche per montare un antifurto e i sensori sui vetri. In questo caso il ragazzo ha rotto il vetro con una spranga di ferro, aprendo un foro per entrare: lui è molto magro, è piccolino. Finora ho subito circa un migliaio di euro di danni. Ha rotto due vetri, sostituiti al costo di 250 euro l’uno, più il furto di tablet, vini, bollicine e bibite varie». È stato possibile procedere al riconoscimento del malvivente? «Mi hanno detto si chiami Andrea, so che abita a Sant’Eustachio, ma questo è quanto mi è stato permesso di sapere».





