di Andrea Pellegrino
Svolta per le rimborsopoli regionali e comunali. La pronuncia della Corte dei Conti (in sezioni riunite) potrebbe salvare tutti. In particolare la sentenza accoglie il ricorso presentato dai gruppi regionali dell’Emilia Romagna alla prima deliberazione della sezione regionale di controllo che contestava l’utilizzo delle spese da parte dei consiglieri regionali. Una decisione che potrebbe riguardare anche la Campania dove è in corso una indagine – sia da parte della Corte dei Conti che della Procura di Napoli – sui rimborsi ai gruppi consiliari. E non solo. Anche il Comune di Cava de’ Tirreni è finito nell’occhio del ciclone della magistratura per alcune spese sostenute dai consiglieri metelliani. La pronuncia della Corte dei Conti (depositata il 30 luglio scorso numero 29/2014) fissa, in particolare, dei principi cardini che smontano l’impianto accusatorio. Partendo dall’«insindacabilità nel merito delle scelte discrezionali» dell’Ente, i magistrati contabili giustificano alcu ne spese sostenute dai gruppi regionali. Nel testo della sentenza scrivono, infatti: «Un gruppo assembleare di un Consiglio regionale, contrariamente a quanto avviene per i gruppi parlamentari, ha un rapporto più stretto con il territorio e l’attività politica è contraddistinta da una dialettica costante con gli elettori. I consiglieri regionali hanno il compito istituzionale di individuare le esigenze, i bisogni, le aspettative della popolazione regionale». Così, proseguono i magistrati: «L’attività di studio e ricerca, nonché quella convegnistica e, per così dire, di promozione ha, tra le altre, anche la funzione di intercettare e segnalare le emergenze locali collegate a situazioni di criticità socio – economiche». Sono quindi giustificate «le spese di rappresentanza per dare ospitalità a personalità o autorità chiamate a discutere temi d’interesse per gli abitanti della Regione». Ma non solo. Si legge ancora: «Risultano del tutto compatibili con l’attività di un gruppo le spese per l’acquisto di quotidiani, rassegne stampa e libri, nonché per attività di consulenza e di ricerca». Il compito della sezione regionale di con trollo, per la Corte sarebbe quello di valutare eventuali spese che risultino incongrue, illogiche ed irrazionali. «A titolo esemplificativo – scrivono – sarebbero certamente scelte irrazionali l’acquisto di un numero di copie dello stesso quotidiano superiore al numero di potenziali elettori, o potrebbero essere valutate come irrazionali spese palesemente esagerante peí l’acquisto di doni o per pranzi di rappresentanza al di fuori delle esigenze istituzionali». Per tutto il resto, invece, pare – secondo la sentenza – che sia tutto lecito.