Richieste di bunker da Napoli, Salerno, Cilento - Le Cronache Ultimora
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Richieste di bunker da Napoli, Salerno, Cilento

Richieste  di bunker da Napoli, Salerno, Cilento

di Erika Noschese

 

 

L’Unione Europea ha lanciato un ambizioso piano per rafforzare la preparazione dei cittadini alle emergenze, invitando gli Stati membri a dotarsi di kit di sopravvivenza per 72 ore e a potenziare le infrastrutture di protezione civile. Un’iniziativa che mira a fronteggiare una vasta gamma di minacce, dai disastri naturali agli attacchi informatici e militari, e che ha suscitato un acceso dibattito pubblico. In questo contesto, abbiamo incontrato i proprietari de “Il Mio Bunker”, azienda specializzata nella progettazione e realizzazione di rifugi sotterranei personalizzati. Un settore che, alla luce delle recenti direttive UE, sembra destinato a una crescita esponenziale.

Negli ultimi anni, abbiamo assistito a un aumento dell’interesse verso i bunker antiatomici. Qual è la vostra esperienza diretta? Avete notato un incremento delle richieste?

«Assolutamente sì. Negli ultimi tre anni abbiamo registrato un incremento costante nelle richieste di vario genere. Eventi geopolitici, crisi energetiche, timori legati alla sicurezza personale e una crescente cultura della preparazione hanno spinto sempre più persone a informarsi e a prendere in considerazione la costruzione di un bunker».

Quali sono i principali fattori che, a vostro avviso, stanno alimentando questa crescente domanda? Ritiene veritiere le provocazioni della Von Der Leyen riguardo la preparazione di un kit di sopravvivenza per 72 ore?

«La pandemia, la guerra in Ucraina, e i recenti conflitti in Medio Oriente hanno cambiato la percezione del rischio. Le persone si sentono più vulnerabili. La raccomandazione della Von Der Leyen di predisporre un kit di sopravvivenza per 72 ore non è una provocazione: è buon senso. Un bunker è un’estensione di questo principio – ma più strutturata e a lungo termine».

Quali sono le tipologie di bunker più richieste? Quali sono le caratteristiche e le dotazioni essenziali di un bunker sicuro e funzionale?

«I più richiesti sono i bunker familiari interrati, dai 20 ai 50 m², progettati per ospitare dalle 2 alle 6 persone. Le dotazioni essenziali includono: sistema di filtrazione aria con filtri anti-NBC (nucleare, biologico, chimico); generatore di emergenza; riserve d’acqua potabile e cibo a lunga conservazione; servizi igienici autonomi; strumenti di comunicazione radio; schermatura contro radiazioni gamma».

Quali sono i costi medi di costruzione di un bunker antiatomico? Quali sono i fattori che influenzano maggiormente il prezzo finale?

«I costi di investimento partono da circa 200.000€ per i bunker standard per arrivare a strutture più complesse. I principali fattori che influiscono sul prezzo sono: dimensioni; livello di schermatura richiesto; tecnologie per l’autosufficienza; caratteristiche del terreno; accessibilità del sito di costruzione; optional di arredo.

Quali sono i pro e i contro di possedere un bunker antiatomico?

«I pro sono: protezione reale in caso di emergenze nucleari, biologiche o attacchi; spazio di sicurezza anche in caso di catastrofi naturali; valore aggiunto all’immobile. I contro? Nessuno. L’investimento è importante ma non superfluo. Più economico di un appartamento a Monte Carlo e decine di volte più sostenibile di un bunker americano prefabbricato. Qui è un made in Italy del lusso fortemente motivato da chi sente l’educazione alla sicurezza una missione di vita oltre ogni minaccia di morte. Inoltre, la manutenzione periodica e lo scioglimento delle normative edilizie a volte complesse, fanno parte delle nostre caratteristiche di eccellenza».

In quali situazioni ritenete che un bunker possa essere realmente utile?

«È utile non solo in caso strettamente di guerra o di attacco missilistico, ovviamente, ma anche per eventi sismici, blackout prolungati, incursioni di ladri, epidemie o minacce chimiche. Uno straordinario caveau per i propri beni e all’occorrenza una panic room».

Quali sono le normative e i permessi necessari per la costruzione di un bunker in Italia?

«In Italia occorrono: autorizzazione edilizia comunale; studio geologico e sismico; progetto strutturale firmato da un ingegnere. Inoltre, ci sono casi in cui è presente il vincolo della Soprintendenza: in quel caso non si potrebbe fare nulla a priori».

Avete ricevuto richieste anche dal Sud Italia, in particolare Campania e provincia di Salerno? Quali sono le specificità?

«Sì, assolutamente. Negli ultimi 12 mesi abbiamo ricevuto numerose richieste da privati nella zona di Napoli, Salerno e Cilento. Qui le preoccupazioni non sono solo geopolitiche, ma anche legate alla sismicità e alla vulnerabilità delle infrastrutture».

Ci sono particolari sfide nella costruzione in queste zone?

«Sì. Il terreno vulcanico e tufaceo tipico di alcune zone della Campania richiede un’attenzione progettuale maggiore, specialmente per la stabilità e l’isolamento. Anche la sismicità impone standard strutturali molto elevati».

C’è un interesse crescente da parte di istituzioni locali per bunker pubblici o comunitari?

«Al momento non abbiamo riscontrato un impegno concreto dalle amministrazioni locali, ma l’interesse da parte di alcuni piccoli comuni c’è. Ci auguriamo che nei prossimi anni si avvii una riflessione più seria sul tema della protezione civile integrata».

Quali sono le vostre prospettive sul futuro del mercato dei bunker in Italia, e nel Sud?

«In crescita. Prevediamo che nei prossimi 3-5 anni aumenteranno le richieste, anche grazie alla maggiore informazione e a una sensibilità più matura sul tema della resilienza. Il Sud, nonostante un gap iniziale, si sta allineando rapidamente».

In caso di evento catastrofico, quali sono le opzioni per chi non ha un bunker?

«Purtroppo, poche. I rifugi pubblici esistenti, sono risalenti alla guerra mondiale e alla successiva guerra fredda, e non manutentati, oltre ad essere molto pochi. In assenza di un bunker, si consiglia comunque di predisporre un kit di emergenza e un piano familiare di evacuazione o rifugio».

Sarebbe utile costruire bunker pubblici con i comuni?

«Assolutamente sì. Bunker pubblici modulari, magari nei pressi di scuole o centri civici, offrirebbero protezione a chi non ha risorse per un rifugio privato. È una misura di civiltà, oltre che di sicurezza».

Quali materiali utilizzate per garantire protezione contro radiazioni, esplosioni e altri pericoli?

«Utilizziamo: calcestruzzo armato ad alta densità; porte in cemento marmato in opera a chiusura ermetica certificate; isolanti termoacustici e anti-umidità. Ogni progetto è personalizzato in base al livello di minaccia da affrontare».

Tecnologie avanzate per aria, acqua, cibo e comunicazione?

«Filtri NBC a carboni attivi e sistemi di sovrappressione per evitare contaminazioni; dispense integrate con scorte fino a 90 giorni; radio HF/UHF, connessioni satellitari, e reti mesh per comunicare anche offline».

Opzioni per l’autosufficienza energetica?

«Le più richieste sono: sistemi fotovoltaici con batterie di accumulo e generatori di corrente a combustibile fossile».