di Andrea Pellegrino
«Severino e Consulta. Keep calm e a lavoro senza distrazioni». Il messaggio mattutino – dopo la pronuncia della Corte Costituzionale sul ricorso presentato da Luigi de Magistris – è di Vincenzo De Luca su Twitter. Il governatore si dice tranquillo. Anzi tranquillizza i suoi fans sostenendo che la sua «è tutt’altra vicenda». Naturalmente a Palazzo Santa Lucia, e lui per primo, sanno bene che il solco tracciato dalla Corte Costituzionale è chiaro e che ben presto anche De Luca potrebbe incappare nella sospensione per effetto della sentenza (in primo grado) di condanna per abuso d’ufficio nell’ambito della vicenda sul Termovalorizzatore di Cupa Siglia. In Appello si andrà l’11 dicembre con la Procura che ha riproposto l’accusa di peculato per l’ex sindaco di Salerno. Lo scenario per il presidente della Giunta regionale potrebbe essere questo: il 20 novembre è fissato il giudizio di merito proprio sul ricorso contro la sospensione dalla carica firmato da Matteo Renzi. I legali della controparte (Cinque Stelle, Sel e centrodestra) potrebbero chiedere l’anticipazione dell’udienza, proprio in virtù della pronuncia della Corte. E’ pur vero che Vincenzo De Luca ha presentato il suo ricorso alla Consulta e che al momento la sua udienza non è stata ancora fissata (gli atti non sarebbero stati ancora trasmessi) e che, quindi, potrebbe ancora restare in sella, sulla scia di un possibile nuovo pronunciamento. Una ipotesi, questa, praticabile per alcuni mentre per altri no. Alcuni legali sostengono, infatti, che in merito «alla sospensione degli amministratori condannati anche per via definitiva» la legge Severino vada applicata e che, dunque, il 20 novembre (o prima se si deciderà di anticipare il giudizio), il tribunale civile di Napoli potrebbe far rivivere il procedimento di sospensione dalla carica per Vincenzo De Luca, anche nelle more di una nuova pronuncia della Corte. Per l’avvocato molisano Salvatore Di Pardo, legale del centrodestra campano, la tesi sostenuta dalla Regione Campania, secondo la quale la decisione dei giudici non ha alcun rilievo giuridico per De Luca, è una tesi «davvero singolare». «La sentenza in realtà è molto rilevante. Ricordo – afferma Di Pardo – che De Luca non è stato rimesso in sella dal Tribunale di Napoli per una questione di interpretazione della norma, non ci sono cioè dubbi sul fatto che in applicazione di quella norma De Luca deve essere sospeso. E’ stato invece rimesso in carica perché si è ritenuto che quella norma fosse incostituzionale, per una serie di argomenti che sono quasi tutti quelli sollevati da de Magistris. Ora quindi il motivo fondamentale per cui De Luca è in carica è relativo al fatto che si aspettava una pronuncia della Corte Costituzionale su una serie di questioni; la maggior parte di questi profili oggi è stata smontata definitivamente dalla Corte». Tutto questo secondo il legale ha un effetto immediato: «Alla luce di queste novità il Tribunale non può più ipotizzare che ci sono profili di incostituzionalità, oramai demoliti dalla Corte Costituzionale. Quindi a mio avviso non ci sono più quelle condizioni che avevano giustificato il provvedimento, sia sotto il profilo del fumus che del danno. Adesso – conclude Di Pardo – chiederemo che il procedimento vada avanti alla Corte Costituzionale per gli ulteriori profili residuali che riguardano De Luca e che ancora non sono stati esaminati, ma che lui nel frattempo venga sospeso in applicazione della legge».