Raffaele Salzano, l'uomo del Sisde che incontrò Cutolo - Le Cronache Ultimora
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Raffaele Salzano, l’uomo del Sisde che incontrò Cutolo

Raffaele Salzano, l’uomo del Sisde che incontrò Cutolo

di Antonio Manzo

 

Raffaele Salzano ha da poco compiuto ottant’anni. E’ un colonnello dei carabinieri in pensione. Abita a Salerno. La maggior parte delle persone che usano i social non sapeva né della sua esistenza e tantomeno della sua lunga carriera professionale, Primo fa tutti quello di essere uno degli ultimi testimoni viventi di un grande episodio di cronaca nera e politica il rapimento dell’assessore regionale Dc  Ciro Cirillo che sconvolse gli anni della politica italiana dopo l’assassinio di Aldo Moro e dei cinque agenti della scorta (marzo-aprile-maggio 1978) . Lui, Raffaele Salzano è un uomo che ha indagato sul rapimento dell’assessore regionale della Campania, avvenuto il , e 27 aprile 1981 con l’uccisione del suo autista  Mario Cancello e dell’agente di scorta il brigadiere della polizia Luigi Carbone dopo l’agguato terroristico guidato dalle Brigate Rosse colonna napoletana di Giovanni Senzani. Raffaele Salzano ora vuole raccontare la storia che visse da ex agente del Sisde insieme al suo collega Giorgio Criscuolo nei giorni del tentativo di acquisire notizie utili alle indagini sul rapimento di Ciro Cirillo coltivò l’obiettivo di far collaborare alle indagini  Raffaele Cutolo, il boss di Ottaviano capo della Nco (Nuova Camorra). Raffaele Cutolo il 28 aprile 1981 venne visitato nel carcere di Ascoli Piceno da Raffaele Salzano e Giorgio Criscuolo. La prima di tre visite al boss nel carcere di Ascoli Piceno dove il boss di Ottaviano era detenuto per ottenere notizie utili dall’allora capo della criminalità campana che avrebbe potuto sapere anche per far terminare le indagini per ritrovare Cirillo che non avrebbero più consentito il traffico di droga, sigarette, furti, truffe, rapine e i propri loschi affari.

”Non ho mai voluto raccontare la storia di quei giorni difficili tranne che nell’occasione in cui dovetti, mio malgrado, replicare ad un libro che conteneva accenni al caso Cirillo. Ma fu solo una dichiarazione a Telecolore, al direttore Franco Esposito. Non sono un tipo permaloso, e poi so ben che la vera popolarità è il servizio offerto allo Stato nei lunghi  di carriera”.   Raffaele Salzano ora vuole raccontare la storia che visse  nell’aprile 1981 da ex agente del Sisde (Servizi di Sicurezza Interna)  insieme al suo collega Giorgio Criscuolo nel tentativo di acquisire notizie utili alle indagini sul rapimento di Ciro Cirillo con l’obiettivo di far collaborare alle indagini  il boss della Camorra capo della Nco (Nuova Camorra Organizzata) Raffaele Cutolo nel corso di tre visite nel carcere di Ascoli Piceno dove il boss di Ottaviano era detenuto.

Per contattare e convincere Raffaele Cutolo, compito non facile,  – dice Raffaele Salzano – il dottor Vincenzo Parisi del Sisde che poi diventerà capo della Polizia, si rivolse a due funzionari di provata esperienza e capacità investigativa. L’uno, il dottore Giorgio Criscuolo, funzionario della Polizia di Stato e capo reparto del Sisde di Roma, e l’altro, il sottscritto, già capitano dei Carabinieri  ma in serviio al centro Sisde di Napoli. Il giorno successivo il sequestro dell’assessore Ciro Cirillo, con il dottor Vincenzo Parisi mi recai a palazzo d Giustizia a Napoli per un incontro con il  procuratore della Repubblica Corrado Cetrangolo per un incontro: Noi mettemmo al corrente il magistrato di voler percorrere la pista Cutolo e lui autorizzò  due funzionari dei servizi segreti, Criscuolo e il sottoscritto, a farsi accompagnare ad Ascoli Piceno da eventuali accoliti di Cutolo per lo sviluppo delle indagini. Il procuratore Cedrangolo informò l’allora direttore del carcere di Ascoli Piceno, Giordano, e il ministero di Grazia e Giustizia prima di consentire il colloquio con Cutolo.

 

Cutolo diffidente

“La infinita diffidenza e per ore la sua posizione appare irremovibile. Io, nella stanza del direttore, consegnai il mio tesserino con tanto di dati anagrafici, il dottor Criscuolo , pur da me invitato, volle fornire false generalità e si presentò come l’avvocato Acanfora di Castellamare di Stabia.  L’approccio con il capo della Nco fu pervaso dalla diffidenza, se non ostilità iniziale. Qualche breccia nel muto di omertà costruito da Raffaele Cutolo quando Criscuolo ed io lo provocammo sotto il profilo dell’orgoglio. Ma come,  voi dite di comandare  Napoli, e non sapete nulla? “

 

La “filosofia” di Cutolo

Continua il racconto di Raffaele Salzano: “Il discorso si fa più disteso e avemmo modo promettere, parlando con affabilità, di volergli regalare dei buoni sigari toscani e una bottiglia di spumante d’annata. Cutolo ci guardò pensieroso e con un sorriso beffardo e parole condite da una metafora secca ci rispose: <Guardate io, per un aiuto non chiedo nessuna ricompensa. Anzi, se a voi due consegno un biglietto con una mia firma  in mezz’ora, girando per le strade di Napoli,  potere recuperare 200 milioni di lire. Senza chiedere nulla, senza fiatare, ma solo facendo leggere il mio biglietto>. Fu la sua lezione di “filosofia” criminale allo Stato.”

 

Il fango da Mirabella Eclano

 

Debbo raccontare un episodio riportato anche in un libro, teso ad infangare il mio ruolo di capitano dei carabinieri comandante la compagnia di Mirabella Eclano, subito dopo le indagini riservate sul sequestro Cirillo. Qui, e siamo al 10 gennaio 1983, viene rapito a scopo estorsivo un uomo d’azienda e facoltoso imprenditore edile Paolo Scoppettuolo.  Voci infamanti mi accreditarono il rilascio del rapito, dopo appena due giorni di indagini, grazie alla parentela di mio figlio con la famiglia Scoppettuolo.  Ma la verità ha solo il tempo di maturare e viene fuori: il giostraio di 54 anni, Stefano Ghirardini, conosciuto in Irpinia per il sequestro a scopo di estorsione, di un noto imprenditore di Mirabella Eclano è stato arrestato ad Atina nel 2007 in provincia di Frosinone dagli agenti della Squadra Mobile di Caserta. L’uomo è stato in passato coinvolto in diversi sequestri di persona: sul suo capo pendeva una condanna definitiva a 12 anni di reclusione emessa dal tribunale di Venezia per il sequestro dell’imprenditore irpino avvenuto nel 1983. Gherardini era ricercato da 15 anni.

di reclusione emessa dal tribunale di Venezia per il sequestro dell’imprenditore irpino avvenuto nel 1983. Gherardini era ricercato da 15 anni.

 

La storytelling  della trattativa con Cutolo

Raffaele Salzano ha dovuto subire per decenni la gogna politica della cosiddetta trattativa con Cutolo che poi passò nelle mani dei servizi segreti militari del Sismi e non più Sisde.Cosa che non avvenne per il sequestro e l’assassinio di Aldo Moro. La polemica sui due casi fa alimentata dalla polemica politica contro la Dc che fu organizzata dopo il sequestro Cirillo. Ma per Salzano – se anche fosse ci fosse stata una trattativa sarebbe stata comunque “legittima”. legittimata, appunto, dalla presenza di una situazione necessitante che impone agli organi pubblici di proteggere la vita dei cittadini. Con la sentenza recente di Palermo per il generale del Ros Mario Mori e il colonnello De Donno è tramontato un teorema. Escono puliti come l’aria tre investigatori che hanno tentato in tutti i modi di arginare la violenza mafiosa nell’estate 1992.

Dice, Raffaele Salzano, sull’indebito parallelo tra i due sequestri (Moro e Cirillo): “Ritornano per un istante al diverso modo di affrontare i due sequestri da parte delle istituzioni.Io mi chiedo è da biasimare il contatto tra uomini delle istituzioni con un criminale se da tale contatto può dipendere la vita di una persona? E’ da condannare il comportamento dello Stato che in varie circostanze, servendosi dei servizi di intelligence, ha trattato e pagato milioni di euro ai terroristi mediorientali per la liberazione degli ostaggi italiani? Sono tutte da rigettare le notizie che provengono dai pentiti solo perché lo Stato offre loro dei benefici? Il raffronto, a parer mio, non va fatto solo tra i sequestri Moro e Cirillo, perché ragioni politiche, l’incompetenza, l’impreparazione, la disorganizzazione e l’incapacità dei politici ad assumersi le dovute responsabilità, possono aver determinato un diverso modo di affrontare la situazione”.

Raffaele Salcano chiude la porta dei ricordi ed apre quelle di una possibile rivisatazione di un caso clamoroso della vita nazionale, dismettendo le accuse anche storiograficamente ingenerose della Dc partito di occupazione criminale del potere.  Giorgio Napolitano, presidente della Camera, su una pagina oscura della democrazia come il caso Cirillo disse: «La lotta politica nel nostro Paese è stata in questi decenni spesso aspra e anche molto aspra: e uomini nostri sono stati oggetto di duri e ingiusti attacchi, ma noi non abbiamo mai inteso, certamente neppure in questa occasione, ricorrere alle armi spregevoli dell’insinuazione e della calunnia».  Una lezione di stile,