di Erika Noschese
“L’Italia con Berlusconi presidente della Repubblica? Non la immagino neanche, non credo a questa eventualità. Ma sicuramente sarebbe un’Italia divisa e noi abbiamo bisogno di unità”. Parla così l’onorevole Federico Conte, deputato di Liberi e Uguali che il prossimo 24 gennaio, per la prima volta, esprimerà il suo primo voto nella scelta del Capo dello Stato. Al momento, nessuna candidatura è stata ufficializzata. Tra le ipotesi in campo ci sono Silvio Berlusconi (indicato dalla coalizione di centro destra), Mario Draghi ma si cerca di puntare anche su una donna). Per Conte, due i nomi che rispecchiano le caratteristiche individuate da Liberi e Uguali: se fosse una figura maschile, Giuliano Amato mentre se si trattasse di una figura femminile la ministra della Giustizia Marta Cartabia.
Onorevole, il prossimo 24 gennaio la prima votazione per eleggere il Capo dello Stato. Dalla vostra decisione dipende il futuro dell’Italia…
“E’ sicuramente un momento di grande orgoglio partecipare all’elezione del presidente della Repubblica, una soddisfazione per chi crede nel valore delle istituzioni che ha pochi termini di paragone. Poi, provoca un grande senso di responsabilità perché si tratta di individuare la figura che dovrà garantire l’equilibrio costituzionale per i prossimi sette anni, in una fase così delicata per la società e l’economia nazionale, europea e mondiale”.
Tra le ipotesi in campo ci sono il Cav Silvio Berlusconi, il premier Mario Draghi ma si cerca la candidatura di una donna. Sono nomi non ancora ufficializzati ma per Liberi e Uguali quali sono le caratteristiche che dovrebbe avere il futuro presidente della Repubblica?
“Allo stato non c’è alcuna candidatura ufficiale, ieri (venerdì per chi legge ndr) Berlusconi si è riservato di accettare l’invito del centro- destra e lo stesso Draghi, che pure appare chiaramente in pole position, non ha mai ufficializzato la sua candidatura. La partita, da questo punto di vista, è ancora nelle fasi preliminari. Se dovessi dire qual è il profilo del prossimo presidente della Repubblica, immagino un uomo al di fuori dai partiti, di grande caratura istituzionale e cultura democratica, un profilo come quello di Giuliano Amato per intenderci e, se fosse maturo il tempo di una presidente donna, quello della Ministra della Giustizia Marta Cartabia che in poco tempo ha governato due riforme di sistema, quella del processo penale e quella del processo civile, che sono state decisive per lo sblocco dei fondi del Pnrr e che sta lavorando ad altre riforme di sistema con grande capacità, competenza ed equilibrio. Sono due figure prestigiose, che potrebbero rappresentare una sintesi parlamentare. Ma fino a quel momento? Le prime tre votazioni – salvo non ci siano delle accelerazioni nei prossimi giorni – sembrano destinate ad essere consumate nell’attesa della quarta, quando la maggioranza da qualificata diventerà semplice. Per queste tre votazioni credo che il blocco dei progressisti, insieme al movimento 5stelle, debba individuare un candidato di bandiera, che garantisca una posizione chiara e credibile, una persona che rappresenti il simbolo della nostra cultura, dei nostri valori e la lista idea di democrazia. Secondo me la persona che, in questo momento, meglio di chiunque altro interpreta questi tratti è Pier Luigi Bersani”.
Siamo in piena pandemia ancora, come valuta l’operato del governo? Secondo lei Draghi potrebbe fare di più?
“Il governo ha fatto scelte importanti, coraggiose che stanno garantendo la sicurezza sanitaria, sociale ed economica del Paese. Draghi ha fatto e sta facendo, insieme al suo governo e al supporto del Parlamento, un lavoro straordinario. È un patrimonio che va garantito fino alla fine legislatura anche se per lui dovessero maturare le condizioni per il Quirinale. Con Draghi al Quirinale cosa cambia nel nostro assetto Costituzionale? Ritengo che il compito del Presidente sia preservare l’equilibrio costituzionale di cui è diventato custode, come ha ricordato Mattarella nel suo discorso di fine anno. Ciò detto, credo che l’elezione di Draghi renderebbe ancora più necessaria una riforma del sistema elettorale in senso proporzionale, che ridia centralità al parlamento e rappresentatività a parlamentari eletti e non più nominati”.
Gli attacchi che De Luca riserva al premier Draghi crede siano fondati? C’è un sistema sanitario ormai in tilt…
“I dissidi tra i governi regionali e quello centrale è l’espressione più evidente di un regionalismo malato, che non si è costruito sulle funzioni ma sulla gestione. Nel mio libro “Oltre le Regioni”, nel quale rileggo e ripenso la storia del regionalismo, propongo la revisione del rapporto tra Stato centrale e Regioni come una delle riforme più importanti da affrontare quando questo Paese tornerà a vivere una condizione di normalità. Non si può immaginare di avere venti sistemi sanitari o scolastici diversi e lo stesso vale per le politiche ambientali e del lavoro. Ne va dell’unità del paese e dell’uguaglianza dei cittadini”.
Se Berlusconi dovesse essere eletto presidente della Repubblica come immagina l’Italia?
“Potrebbe avvenire solo a costo di una profonda divisione e finirebbe per assumerne le sembianze. Il Paese invece ha bisogno di stabilità e unità”.