di Erika Noschese
Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere le dieci persone indagate dalla Procura di Salerno dopo il blitz dei carabinieri del Nas di Salerno, insieme con i militari dell’Arma del Gruppo tutela salute di Napoli e del Comando provinciale per la struttura residenziale Istituto Europeo della Terza Età. Gli indagati Sante Sica, Karoli Cupo, Raffaele Braca, Alfonsina Marino, Riccardo De Sio, Salvatore Siano, Cinzia Pecoraro, Gerardina Moreno, Cristiana Terrone, Rosa Elisa Acconcia, Diana Rallo e Gerardo De Gregorio devono rispondere dell’accusa di sequestro di persona e maltrattamenti, in alcuni casi aggravati dall’aver commesso i fatti in danno di persone disabili, di aver approfittato di circostanze di persona tali da minorare la privata difesa che, per le loro condizioni psichiche, familiari e sociali, non potevano chiedere aiuto o denunciare l’accaduto. Cupo, Sica e De Gregorio sono difesi dall’avvocato Gerardo Pastore che ha confermato la scelta dei suoi assistiti di non rispondere alle domande del Pm, forse in attesa di preparare la difesa alla luce delle pesanti accuse a loro rivolte. A finire sotto accusa anche Domenico Prezioso, direttore generale della banca di Credito Cooperativo di Gambatesa con diverse filiali dislocate in Molise e più precisamente a Campobasso. A onor del vero, spulciano sul sito web. Prezioso vive a Salerno e nel 2017 è balzato agli onori della cronaca per sanzioni amministrative da parte della Banca d’Italia per la carenza nella governance e nei controlli da parte dei componenti del collegio sindacale per l’ex banca di Fisciano e il direttore della banca di credito cooperativo Gambatesa fu condannato al pagamento di 25 mila euro. Prezioso, in questa atroce vicenda, gioca un ruolo di primo piano in quanto forniva a Sante Sica informazioni relative al patrimonio mobiliare e immobiliare di uno degli ospiti ma, allo stato attuale, non risulta iscritto nel registro degli indagati. Vittima di Sante Sica un ospite dell’istituto europeo per la terza età, sottoposta ad amministratore di sostegno dal 2019 perché affetta da problematiche psichiche ed incapace di provvedere per sé e anche per la donna in questione il trattamento non è diverso: legata alla sedia a rotelle con indumenti ma, ad in un’occasione, ad un cerato punto riesce a liberarsi per poi essere nuovamente legata dall’operatrice in servizio. Dalle intercettazioni emerge tutta l’insofferenza della donna che più volte gridava di non farcela più ma ciò nonostante nulla cambiava e passava intere giornate legate, tra le grida delle operatrici.