Il ventenne violinista di Campagna stravince la LVI edizione del concorso, conquistando oltre l’assoluto, ben tre premi speciali, eseguendo nella due giorni di finale il concerto op.35 di Cajkovskij in re maggiore op. 35 e il primo concerto di Niccolò Paganini, riportando il premio in Italia dopo 24 anni
di Olga Chieffi
Che Giuseppe Gibboni avrebbe avuto un posto nel gotha dei massimi violinisti della storia di questo strumento, s’intuiva già da piccolissimo: brillantezza, eleganza, intelligenza e finezza interpretativa precisione tecnica, bellezza del suono e musicalità che mi portarono ad associarlo a Jascha Heifetz. Infiniti concorsi, concerti, sacrifici sostenuti dai genitori Papà Daniele, violinista, Mamma Gerardina Letteriello pianista, per accompagnare in ogni dove a far lezione dai massimi docenti internazionali, da Salvatore Accordo a Berman, ad Amoyal, i tre germani, Giuseppe, Donatella e Annastella, in un fiume di generosità, gentilezza e affabilità, verso tutti, di qui, i premi anche televisivi Prodigi, poi i grandi concorsi internazionali come il Leonid Kogan, il George Enescu, e, ieri sera il premio più prestigioso il Paganini, che ha portato a iscrivere il nome di Giuseppe in un albo d’oro che recita stelle quali Salvatore Accardo, Grigory Zhislin, Ghidon Kremer, Leonidas Kavakos, Natalia Prichepenko, Massimo Quarta, Isabelle Faust, Bin Huang, Giovanni Angeleri, Sayaka Shoji, Mengla Huang, In Mo Yang, Kevin Zhu. Il premio mancava dall’Italia da ventiquattro anni, l’ultimo quello di Giovanni Angeleri e se l’edizione scorsa, Giuseppe Gibboni, assaggiò il palcoscenico del Paganini, superando le eliminatorie, stavolta ha letteralmente sbancato il premio, con l’assoluto e tre premi speciali. A dichiarare Giuseppe Gibboni vincitore, la giuria presieduta da Sergej Krylov ,che ha diretto l’orchestra del Carlo Felice e composta da Pietro Borgonovo, Pierangelo Conte, Francesca Dego, Stephanie Gonley, Pavel Korgan, Aiman Mussakhajayeva, Cristoph Poppen e Pavel Vernikov. Le due serate di finale sono stata una inumana fatica anche per l’orchestra che ha dovuto sostenere i solisti in ben dodici concerti e nelle prove. Giuseppe Gibboni ha presentato in finale, nella serata del 23 ottobre il concerto di Cajkovskij in re maggiore op. 35, in cui ha rivelato una personalità matura e singolare mettendo in campo la sua carta più vincente, ossia un suono di qualità tale da tramutarsi esso stesso in pura espressione, ambrato e potente, scelte di fraseggio, con una ricchissima varietà di sfumature. Una lettura intimamente passionale, che nella Canzonetta ha trovato il suo momento più alto, l’andamento malinconico eppure elegiaco, donato anche dall’aver trovato l’amore nella chitarrista Carlotta Dalia. Ieri sera, il concerto n°1 in Mi Bemolle maggiore op. 6 con cadenza di Emile Sauret. Qui la forma classica dovrebbe imbrigliare saldamente le tendenze centrifughe. Qui, è venuto fuori il musicista che con libertà rielabora i materiali tematici dell’esposizione del primo movimento sin dal suo primo ingresso, e con fantasia allinea sempre nuovi episodi solistici, dominando incontrastato l’estro improvvisativo, la libera invenzione, gli sbalzi umorali. Pubblico, giuria e orchestra sono stati conquistati dalla consapevolezza dell’interpretazione del segno del genio italiano, che s’inserisce nel cammino della nostra grande scuola e tradizione violinistica, fatta di magnetica comunicazione e purezza di suono. In Paganini Giuseppe ci ha trasmesso forte l’orgoglio e la responsabilità di restituire l’invenzione dell’innovatore italiano del suo strumento, e ha conquistato l’alloro più prezioso. In finale, con Giuseppe, Louisa Staples dal Regno Unito, Olga Artyugina dalla Russia, Ava Bahari dalla Svezia, Lara Boschkor dalla Germania, Nurie Chung dalla Corea del Sud, a rappresentare le diverse scuole violinistiche del mondo. Al momento della premiazione, per Giuseppe Gibboni è stato un crescendo di affermazioni con tre premi speciali in sequenza, Premio alla memoria di Stefano Fiorilla, per la migliore esecuzione del Concerto di Paganini, il Premio alla memoria del maestro Ruminelli, riconoscimento da parte del pubblico e il Premio alla Memoria di Renato e Mariangiola De Barbieri per la migliore interpretazione dei Capricci di Paganini, ci ha fatto ben sperare per l’alloro finale che lo ha visto vincitore sul giovanissimo Nurie Chung, classe 2005, che si è assicurato il secondo posto, mentre in terza posizione, ex aequo, abbiamo Ava Bahari, Lara Boschkor.