di Red.Cro.
“Situazione non più sostenibile”. I residenti del quartiere Carmine Alto, che comprende in totale circa 10mila residenti che usufruiscono – o per meglio dire usufruivano dei servizi a disposizione dell’ufficio postale di via Maestro Petroncello, si ribellano alla chiusura forzata da quasi 5 mesi che arreca non pochi disagi alla cittadinanza residente nel rione, con particolare attenzione alle persone in età avanzata che sicuramente non hanno beneficio nel doversi recare presso uffici più lontani per le diverse operazioni postali. Salvatore, 78 anni di via La Mennolella, denuncia la carenza di soluzioni: «Un ufficio postale chiuso in una zona centrale della città che raggruppa un numero così imponente di cittadini non può lasciare indifferenti. Da mesi cerchiamo di avere risposte ma poco è stato fatto, c’è il classico scaricabarile all’italiana che non ci fa capire mai nulla». Dello stesso avviso la signora Rosa, 67enne di via Laspro: «Anche le operazioni più semplici ora richiedono uno spostamento maggiore che non sempre è possibile fare. A piedi non è facile raggiungere gli altri uffici e i mezzi pubblici sono sempre più carenti. Non sempre posso contare sul supporto di figlia o nipoti per pagare una bolletta o per riscuotere la mia pensione». Un disagio che diventa ancor più imponente, appunto, se si pensa che gli uffici “alternativi” a disposizione dei cittadini residenti sono a ben più di qualche metro di distanza: i più temerari raggiungono l’ufficio di Fratte o le Poste Centrali con uno dei pochi autobus a disposizione, altri ancora si dirigono a piedi verso gli uffici di via Nicola Aversano, dove già abitualmente il sovraccarico di lavoro è presente “grazie” alla centralità dell’ufficio che risulta naturale sfogatoio sia per i residenti in varie zone comunicanti del quartiere Carmine sia per altri cittadini di passaggio che intendono svolgere operazioni routinarie presso lo sportello di riferimento. Lo sportello di via Aversano è utilizzato spesso dal signor Antonio, 75enne del quartiere La Mennola: «Nessuna novità, ogni volta è così. L’ufficio postale a via Calenda è fondamentale perché la zona è poco collegata e non è facile muoversi a piedi su una salita impervia, soprattutto se ci si muove da soli. Per me arrivare fino al centro (l’ufficio di via Aversano, ndr) è un sacrificio enorme che ogni volta mi fa sentire a rischio». L’argomento è giunto agli onori della cronaca grazie alla denuncia sui social network di Rosario Peduto, da sempre vicino al mondo del centrodestra ma lontano dagli schemi di partito da qualche anno, che ha denunciato la situazione relativa al suo ex quartiere di residenza: da lui è partita l’idea di sotto scrivere una petizione popolare che permettesse al problema di venir fuori ed essere risolto celermente. In merito si sono espressi anche i consiglieri comunali Roberto Celano e Antonio Cammarota, i quali hanno invocato l’immediato intervento del sindaco per fare chiarezza sulla vicenda: una richiesta che non è rimasta a lungo inevasa, con il primo cittadino Enzo Napoli che ha scritto al direttore di filiale di Poste Italiane per chiedere “un intervento tempestivo per risolvere tale disservizio nel minor tempo possibile”. “Come Lei potrà facilmente immaginare, la chiusura di tale ufficio, che si protrae ormai da tempo, sta recando gravi disagi ai cittadini di un quartiere particolarmente popoloso – ha scritto il primo cittadino – Le chiederei cortesemente di intervenire tempestivamente per dare risposte alla cittadinanza e risolvere tale disservizio nel minor tempo possibile”. Ad intervenire nel merito della questione anche il presidente della Federazione Giovani Socialisti Campania, Vittorio Cicalese: «La propaganda su Facebook non occorre, in questi casi, ma è ovvio che si rincorra la visibilità momentanea per un problema che neanche si conosce realmente. Resta il punto cruciale: va bene tutto, purché il problema si risolva. Se anziché una sola voce, la nostra, se ne sentono molte di più, tutto è ben accetto. Le battaglie non hanno colore, rappresentano soltanto obiettivi da raggiungere per il benessere collettivo. Ben venga tutto il supporto che ci sta arrivando, anche se con notevole ritardo visto che tanti se ne sono accorti dopo quasi 5 mesi di inattività.».