di Erika Noschese
Ripartire dal centro per ricostruire un vero partito. È questo uno degli obiettivi di Popolari e Moderati che, ieri, si è riunito presso il Polo Nautico di Salerno per la prima assemblea costituente che apre la strada alla realizzazione di un partito regionale. “Non c’è più né un partito socialista né un partito popolare o democratico che sia, non ci sono i Verdi né i liberali; c’è stato una mutazione genetica della mutazione dei partiti e si sono eliminate le culture di riferimento dei partiti che sono state sostituiti dai personalismi autoritario, segretari pro tempore che, fino alla morte, guidano i partiti, ad eccezione del Pd ed hanno un padre padrone che continua a reclutare mediocrità”, ha dichiarato l’onorevole Paolo Cirino Pomicino, parlamentare democristiano dal 1976 al 1994 e ministro del Bilancio nell’ultimo governo Andreotti. “Il Pd e prima ancora i democratici di sinistra, gli ex comunisti, non hanno un personalismo autoritario alla guida del partito ma, in 17 anni, il partito democratico ha divorato ben sette segretari di cui tre hanno abbandonato il partito, due si sono ritirati dalla politica e oggi sono rimasti Zingaretti e Letta – ha poi aggiunto in collegamento web – Questo sta dimostrando che quando da un sistema politico si toglie cultura di riferimento, leadership – qualità fondamentali in un partito – si trasformano i comitati elettorali di partiti e partitini per non parlare della frammentazione degli stessi partiti centristi. Si rischia di imboccare una strada chiusa e la mancanza di cultura politica ha determinato la divisione della società italiana e delle grandi società di democrazie europee e internazionali”. Pomicino ha evidenziato il declino dell’Italia dal Mattarellum in poi: in 27 anni l’Italia è cresciuta dello 0.8% tanto da essere tra gli ultimi per tasso di crescita e la povertà assoluta è raddoppiata, con una disoccupazione che si attesta al 10%. L’ex europarlamentare ha ribadito che sempre più spesso “ogni sindaco, ogni presidente di Regione diventa un partito a sé”, riferendosi proprio alla posizione del governatore Vincenzo De Luca che, in più occasioni, ha provato a fare il bello e cattivo tempo con e nel Pd. Attacchi anche alle liste civiche che contribuiscono a creare liste che non rispettano l’impegno che la politica imporrebbe. “Dobbiamo cominciare a diffondere l’acronimo di un partito popolare e liberale per dimostrare che i punti che ci contraddistinguono sono la cultura popolare e liberale, ben diversa dal liberismo che ha dominato in questi ultimi 25 anni – ha aggiunto l’onorevole Pomicino, anticipando l’uscita del suo nuovo libro il 28 aprile che dovrebbe essere presentato anche nella città di Salerno – Dobbiamo combattere il degrado culturale e istituzionale che vive il Paese”. Particolarmente critico anche Giuseppe Gargani, ex sottosegretario alla Giustizia e deputato della Democrazia Cristiana dal 1972 al 1984 e poi europarlamentare di Forza Italia dal 1999 al 2014 che evidenzia, nel corso del suo intervento, la necessità di ripartire da un partito, facendo la differenza nel panorama politico nazionale, locale e regionale. “C’è una guerra in corso, io credo che nei libri di storia tra 20 o 30 anni si scriverà che la terza guerra mondiale è iniziata il 24 febbraio 2022 perché è l’oriente che ha sfidato l’occidente e c’è nel mondo la democrazia, quella che viene chiamata democratura, l’arroganza della dittatura che abbiamo visto in Putin – ha dichiarato puntando l’attenzione sull’invasione ucraina da parte della Russia – C’eravamo seduti su una libertà che pensavamo di aver conquistato per sempre ma forse dovremmo ricordare che la libertà e la democrazia devono conquistarsi ogni giorno”. Per Gargani “viviamo in un Paese in cui i partiti non ci sono più ormai dagli anni ’90, lo diciamo ogni giorno che sono personali ma è una patologia grave che va contro la Costituzione ma devono essere democratici ma dagli anni ’90 sono movimenti contro la Costituzione perché sono anti democratici, contro la Costituzione; prima i partiti creavano la classe dirigente che, a sua volta sceglieva i leader che oggi non ci sono più. A lungo andare le patologie istituzionali portano la distruzione e l’Italia, se tiene ancora questa struttura anonima, senza identità, vedrà logorarsi democrazia e istituzioni. Ci sono due problemi in Italia che devono essere demoliti e manca equilibrio tra potere giudiziario e politico che possono creare dissonanze importanti. Quest’anno lo dedicherò a colloqui perché ritengo che si debba correggere quello che i giudici volevano fare, ovvero scrivere una storia non vera e dobbiamo evitare che questa patologia porti alla fine della politica”.