Pomicino: "Dalla cultura popolare e liberale nasce un partito vicino ai cittadini" - Le Cronache
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Pomicino: “Dalla cultura popolare e liberale nasce un partito vicino ai cittadini”

Pomicino: “Dalla cultura popolare e liberale nasce un partito vicino ai cittadini”

di Erika Noschese

Popolari e liberali: sono queste le radici su cui si basa il nuovo movimento politico che, dopo l’importante successo ottenuto alle elezioni comunali di Salerno, Napoli e Caserta prova a nascere a livello regionale e nazionali. Popolari e Moderati, infatti, non sarà in alcun modo una parentesi politica ma mira a diventare un vero e proprio partito che affonda le sue radici nel passato per provare a restituire la politica, quella con la P maiuscola, ad un Paese che, oggi, fatica ad avere un presidente della Repubblica che non sia tecnico o un nuovo Capo dello Stato, senza dover rieleggere l’uscente. “L’iniziativa assunta dalle liste civiche presentate alle elezioni comunali di Napoli, Salerno e Benevento tende a ritrovare il filo scomparso di una politica di qualità, identitaria che metta a fondamento della propria azione politica una cultura di riferimento”, ha dichiarato Paolo Cirino Pomicino, parlamentare democristiano dal 1976 al 1994 e ministro del Bilancio nell’ultimo governo Andreotti. Popolari e Moderati è al lavoro per la costruzione di un partito a livello regionale… “L’iniziativa assunta dalle liste civiche presentate alle elezioni comunali di Napoli, Salerno e Benevento tende a ritrovare il filo scomparso di una politica di qualità, identitaria che metta a fondamento della propria azione politica una cultura di riferimento. Nel caso nostro, le culture a cui facciamo riferimento sono quella popolare e quella liberale, due grandi culture che hanno costruito l’Italia repubblicana e l’Europa comunitaria. Purtroppo, vediamo negli altri Paesi – e parlo delle democrazie parlamentari – lo scontro politico si verifica tra quattro famiglie, popolare, socialisti, liberali e verdi ma in Italia queste quattro correnti politiche sono totalmente scomparse e naturalmente finiamo per avere un sistema politico privo di riferimenti culturali, impegnati sul personalismo autoritario. Di qui, nasce la nostra indignazione e il nostro tentativo, difficile sicuramente, richiede tenacia, coraggio e persistenza e deve ritrovare anche riscontro in altre regioni; sappiamo che ciò significa scalare una montagna, dopo 30 anni di azzeramento delle culture politiche e azzeramento dei partiti personali che lasciano il segno sulle generazioni ultime della politica e non a caso il giudizio comune è che siamo dinanzi ad un sistema politico mediocre. Quei tentativi che qualcuno può fare finiscono per essere etichettati come autoritario, un disegno contrario: la mancanza di democrazia interna finisce, per chiunque possa decidere, essere ritenuto un esercizio altrettanto autoritario, come nel caso del nostro governatore. La verità è che il presidente della Regione Campania – che ha modi certamente non democristiani di agire – vede un silenzio assordante di tutti i consiglieri regionali che non fanno una proposta, non hanno un’idea dei grandi problemi che affannano la Regione Campania; questo azzeramento del consiglio regionale si ritrova mutatis mutandis anche nel parlamento della Repubblica dove noi siamo stati chiamati ad approvare un governo guidato da un tecnico di valore ma dove le forze politiche chiedono spese senza mai preoccuparsi di dove si possano trovare le risorse necessarie per fare gli interventi richiesti. Con questo voglio dire siamo di fronte ad un parlamento che per un’intera legislatura non è stato capace di indicare un proprio membro alla guida di un governo, e per tre governi abbiamo dovuto avere un esterno al Parlamento con un fenomeno che non esiste in nessuna democrazia del mondo. Inoltre, da almeno dieci anni, il governo non riesce ad eleggere un presidente della Repubblica per cui si rinnova l’uscente e noi per 14 anni avremo lo stesso presidente, cosa che non si verifica in alcun Paese al mondo, fermo restando l’autorevolezza di Sergio Mattarella. Questi sono fenomeni che descrivono la mediocrità del sistema politico, il suo distacco dai reali problemi ed è testimoniato dal fatto che si riduce sempre di più l’affluenza alle urne quando ci sono le elezioni politiche. In questo dramma, alcuni di noi, siano essi uomini o donne, pensano che l’obbligo morale e politico è quello di riprendere un cammino alla vecchia maniera e noi speriamo di riuscirci ma c’è bisogno della mobilitazione di tante persone e in particolare di tanti giovani uomini e tante giovani donne”. Cosa manca oggi ai partiti del centrodestra o del centrosinistra che, ormai da anni, non riescono ad imporsi con ampi consensi sul panorama nazionale, regionale o locale? “La mediocrità si estingue e anche sul piano locale si perde la propria identità. La politica, nella provincia di Napoli, è stata messa nelle mani dei x pm: abbiamo avuto per dieci anni un sindaco di Napoli che era un ex pm, abbiamo il presidente del Pd di Napoli ex pm, abbiamo un autorevole europarlamentare napoletano è un ex pm come Roberti; la politica a Napoli è sostituita dagli ex pubblici ministeri e i consiglieri comunali o regionali della mia area metropolitana sembrano attoniti, senza capacità di proposta, iniziativa, un qualcosa che possa aiutare il sindaco o – nel caso della Regione – il governatore così come sono incapaci a criticare con proposte alternative. Dinanzi a questa scena locale e nazionale, il tentativo che noi facciamo è sollecitare la nascita di un movimento che sia radicato nelle tradizioni popolari e liberali, in grado di ricostruire un modello non solo antico ma europeo di battaglia politica. La nostra forza, la nostra tenacia, l’arrivo di maggiori uomini e donne può far riuscire questo tentativo”. Ex pm, ex magistrati. Anche Salerno non è da meno: la giunta Napoli ha al suo interno proprio un ex magistrato, Claudio Tringali, che continua ad ottenere ruoli anche in altri settori… “A Salerno ci sono i magistrati, da noi i pubblici ministeri; a livello nazionale non è mai passato in politica un magistrato, sempre e solo pubblici ministeri mentre il centrodestra reclutava avvocati e questa è una cosa ridicola, una commedia eduardiana: un polo recluta pm, l’altro avvocati. È qualcosa da far rabbrividire perché oggi l’Italia manca anche dagli scenari internazionali, ora stiamo per diventare un protettorato francese”.