Pizzo e bombe con i clan, primi 7 rinvii a giudizio - Le Cronache
Provincia scafati

Pizzo e bombe con i clan, primi 7 rinvii a giudizio

Pizzo e bombe con i clan, primi 7 rinvii a giudizio

Prime decisioni sulle estorsioni nel nome dei clan tra l’Agro nocerino e l’area Vesuviana: 7 rinvii a giudizio per i presunti fiancheggiatori dei boss. Dovranno affrontare il processo davanti ai giudici della prima sezione penale del Tribunale di Nocera Inferiore il prossimo 7 settembre. Lo ha stabilito il gup Carla Di Filippo che ha accolto le richieste della Dda di Salerno (pm Giancarlo Russo). Prosciolto lo scafatese Aurelio Salierno. Quattro patteggiamenti e 18 riti abbreviati saranno decisi tra il 5 e il 12 luglio prossimi. Accolta l’istanza per Giuseppe Buonocore, genero di Franchino Matrone ‘ belva, che definirà la propria posizione dopo che saranno trascritti i contenuti di una telefonata con una presunta vittima del pizzo. per lui abbreviato condizionato. Rigettata invece la richiesta per Giacomo Casciello che va a giudizio con atri 6 imputati. Scarcerato dai domiciliari Luigi Marra (difeso da Bonaventura Carrara). Altri indagati hanno scelto il processo breve (abbreviato), tra loro gli stabiesi Raffaele Belviso, Luigi Di Martino, Giovanni e Vincenzo Cesarano e il boschese Ferdinando Cirillo. Avevano scelto il rito ordinario tra gli altri Andrea Bambace, Filippo Bambace, Giacomo Casciello, Raffaele Di Ruocco, Salvatore Generali, Nel collegio difensivo tra gli altri anche Roberto Acanfora, Stella Criscuolo, Massimo Autieri, Michele Sarno, Pierluigi Spadafora e Antonio Cesarano. Contestate 21 estorsioni tentate e consumate nei confronti di imprenditori titolari di esercizi commerciali ai quali venivano imposti servizi e forniture tra cui slot machine, oltre alla protezione dei propri locali: 17 episodi di racket registrati sul territorio dell’agro, altre a Castellammare di Stabia e Pompei. Azioni criminose che secondo gli inquirenti portano la firma di esponenti di clan del territorio: dai Cesarano di Ponte Persica per finire ai Matrone e Loreto/Ridosso di Scafati. Cosche che durante le fasi estorsive erano andati anche in rotta di collisione tra di loro tanto che la cosca di Ponte Persica aveva preso di mira la storica consorteria scafatese dei Matrone individuando il genero di Franchino ‘a belva, Peppe Buonocore, quale capo da colpire. L’accusa è di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi (anche da guerra), violenza privata e illecita concorrenza. Tutti reati commessi tra il 2014 e il 2019 ai danni di attività commerciali e atti minatori verificatisi sui territori scafatesi e vesuviani. A Scafati il clan Matrone aveva come referente il genero di Franchino ‘a Belva, Giuseppe Buonocore il quale appena uscito dal carcere avrebbe pianificato e attuato, sotto la propria direzione strategica e operativa, la riorganizzazione di un sodalizio teso ad acquisire il controllo criminale del territorio scafatese e la gestione di affari illeciti. Peppe ‘e Scafati si sarebbe avvalso di parte della preesistente struttura del clan Matrone e dei consolidati rapporti criminali con soggetti contigui o alleati col suocero. Primo fra tutto il 61enne Ferdinando Cirillo. Tra i principali interessi ci sarebbe il traffico di armi, il controllo del settore delle slot machine e l’attività estorsiva ai danni di operatori economici del comprensorio, consistita nella riscossione di pagamento in contanti e nell’imposizione a fini di lucro di forniture e servizi, in primi la collocazione di macchine da gioco presso bar ed esercizi di ristorazione.