di Andrea Pellegrino
Si era mosso perfino l’ex soprintendente di Salerno Gennaro Miccio a difesa della statua di Errico De Marinis, tolta per far spazio al cantiere di piazza della Libertà. Una «rimozione» che all’epoca aveva irritato gran parte dei salernitani, affezionati alla figura dell’ex ministro alla pubblica istruzione, la cui statua sovrastava il lungomare. Naturalmente una battaglia durata – secondo i canonici tempi salernitani – non più di una settimana, per poi ritornare nel dimenticatoio. Ma all’epoca c’era stata anche una interrogazione dell’allora Pdl a firma Raffaele Adinolfi. Un atto che aveva “preoccupato” i fratelli Esposito che al telefono scaricano tutte le responsabilità verso Palazzo di Città. Nelle carte dell’inchiesta sulla variante in corso d’opera per i lavori di Piazza della Libertà, emerge anche la telefonata tra Armando ed Enrico Esposito. «Si è tenuto summit in cantiere, tra i tecnici della Esa», dice Enrico al fratello che replica: «C’è stato il sotto attacco dell’opposizione. Ma noi mica la buttiamo questa statua?». Anzi Armando precisa: «Mica l’abbiamo tolta noi. E’ stato il Comune».