Per amore di Salerno, fermatevi (III p.) - Le Cronache Salerno
Salerno

Per amore di Salerno, fermatevi (III p.)

Per amore di Salerno, fermatevi (III p.)

di Alfonso Malangone*

Il provvedimento governativo a favore delle nove Città che hanno aderito al ‘piano aiuti’ ci assegna un contributo di € 80,2milioni, in rate annuali fino al 2033, sufficiente a coprire circa il 50% del Disavanzo di Amministrazione. Quindi, da € 169,9milioni iniziali, la quota da coprire con nuove imposizioni e con le vendite dei beni si riduce a € 89,7 (169,9-80,2). Volendo fare i calcoli precisi a data odierna, considerato che la prima quota del contributo è stata erogata nel 2024 per € 9,9milioni e che la Giunta ha dichiarato di aver ridotto il Disavanzo a € 117,5milioni al 31/12 scorso, si può sintetizzare la situazione nel modo seguente: – contributi da incassare entro il 2033: € 70,3milioni (80,2-9,9); – quota di Disavanzo a carico dei cittadini: € 47,2milioni (117,5-70,3). In sostanza, sembra sia “passata la nottata” e, addirittura, che il residuo squilibrio possa essere azzerato velocemente anche solo riscuotendo i crediti arretrati di natura tributaria ed extra-tributaria, quali: imposte, canoni, diritti, fitti e altro, che a fine 2023, ultimo dato ufficiale disponibile, erano pari ad almeno € 235.053.617,97. In sintesi, basterebbe recuperare 1 euro su 5 dei Residui Attivi (235,0:47,2), ammesso che si tratti di crediti certi, veri e reali gestiti nel rispetto delle regole disposte, in primo luogo, dall’art. 228 del Testo Unico Enti Locali e, poi, dal punto 9.1 dell’allegato n. 4/2 al Dlgs. n. 118/2011. Quest’ultimo provvedimento, che introdusse nuove modalità contabili, attribuisce al SINGOLO RESPONSABILE DEL SERVIZIO COMUNALE il compito di decidere se mantenere o stralciare ciascun residuo trascorsi tre anni dalla sua scadenza. A seguire, le Sezioni Lombardia ed Emilia Romagna della Corte del Conti, con Sentenze n. 60/2021/PRSE e n. 192/2023/PRSE, hanno sottolineato che “il mantenimento [dei residui]…costituisce un’evenienza eccezionale che deve essere oggetto di adeguata ponderazione da parte dell’Ente che non può limitarsi a verificare che continui a sussistere il titolo giuridico del credito, l’esistenza del debitore e la quantificazione del credito, ma deve anche verificare l’effettiva riscuotibilità dello stesso e le ragioni per le quali non è stato riscosso in precedenza”. Laddove tutte queste condizioni non fossero soddisfatte, il credito “deve essere stralciato dal conto dei residui e trasferito nel conto del patrimonio…”. Ma, su quest’ultimo punto è meglio astenersi da approfondimenti troppo complicati. Se, poi, i Residui dovessero avere una anzianità superiore ai cinque anni, la Sezione Marche della Corte ha stabilito con la Sentenza n. 144/2023/PRSE che “gli stessi dovranno di norma essere stralciati, a meno che una motivazione particolarmente “rafforzata” ne giustifichi il mantenimento in contabilità”. Tutto questo per assicurare un corretto risultato contabile, cioè un Disavanzo aderente all’effettiva situazione finanziaria, e ridurre “la probabilità di dover fare ricorso all’anticipazione di tesoreria”. Se queste sono le regole, e questa sono, allora la presenza nel Bilancio di partite dal 2010 è da ritenere immotivata e contro Legge, coinvolgendo le responsabilità di Assessori e Consiglieri, dei Responsabili dei Servizi e del Collegio dei Revisori. Perché, il compito dei primi, è quello di gestire con lealtà e trasparenza, dei secondi, è quello di applicare le corrette regole contabili, degli ultimi, è quello di garantire il rispetto delle Leggi nell’esclusivo interesse dei cittadini. A tal riguardo, non sembra possano ritenersi sufficienti le decine di richiami ‘a corpo’ poste in fondo alle relazioni annuali nelle quali, tra l’altro, sono sempre presenti inviti alla “sistematica ricognizione, monitoraggio e riscossione dei residui dell’Ente”. Nulla di più. Queste modalità non inducono alla fiducia e, anzi, costituiscono motivo di diffidenza soprattutto perché non si comprendono le motivazioni: “a chi giova confermare o giustificare documenti problematici?” Forse, qualcuno dovrebbe dare qualche spiegazione. A questo punto, visto che l’intervento del Governo ha allentato ogni pressione, sarebbe davvero un obbligo provvedere alla pulizia profonda dei Residui Attivi cancellando tutti quelli ‘ballerini’ con l’adeguamento del Fondo di Accantonamento per Crediti Dubbi. Di fatto, a fine 2023, c’erano almeno € 97,1milioni di partite tributarie ed extra-tributarie con oltre cinque anni di anzianità e, quindi, potenzialmente ‘carta straccia’. Prenderne atto sarebbe doveroso, anche se doloroso. Una volta eliminate, ne resterebbero per € 137,9milioni, tra cui: TARI per € 66,6; Multe per € 16,9; Fitti per € 6,7; ICI-IMU per € 40,1; Irpef per € 6,3; Imp. Soggiorno per € 0,3; Pubblicità-Tosap per € 0.7. Se, per queste voci, fossero recuperati subito almeno € 25milioni, pari ad appena il 15%, il Disavanzo si ridurrebbe a € 22,2milioni, al netto dei contributi statali. Una favola! E, in verità, non si comprende quali difficoltà possano ostacolare una incisiva azione di recupero. A meno che, non sia vera l’ipotesi avanzata da qualcuno sulla inaffidabilità di tutti i numeri e sul rischio di mettere in luce squilibri ancora più profondi. Sarebbe un vero disastro. In ogni caso, è lecito pensare che il contributo governativo renda le attuali rate del piano di rientro ingiuste e penalizzanti. In sostanza, non ci sarebbe più motivo per tenere in vita l’addizionale Irpef al primo posto in Italia, il diritto di imbarco o gli aumenti dei servizi a domanda. Peraltro, la mancata riduzione delle spese nel 2024 dimostra che, in fondo, c’è consapevolezza di questo. Così come sarebbe ingiustificato proseguire nelle (s)vendite dei beni pubblici. Purtroppo, a parte le criticità rilevate con riferimento ai lidi di Torre Angellara, chiesti al Demanio per essere venduti ai privati per motivazioni che, a ragionar bene, appaiono davvero indecifrabili, adesso si legge della volontà di cedere le ex-carceri che, invece, potrebbero essere destinate a sede dei tanti uffici comunali ‘sparsi’ sul territorio, così favorendo anche la rivitalizzazione della parte alta del Centro Storico grazie al ritorno delle attività commerciali legate proprio alla presenza di personale della pubblica amministrazione. Tante altre cose sono possibili in altre strutture, se fosse superato l’irragionevole progetto di “vendere tutto, proprio tutto” (cit.). Il ricorso al ‘decreto aiuti’ ha dimostrato che, per oltre un decennio, Bilanci dotati di insufficiente qualità, forse pure farlocchi, sono stati lodati per la presenza di equilibri ‘di facciata’ dichiarati al solo scopo di proseguire nella realizzazione di progetti sovradimensionati e finanziariamente insostenibili da parte di una Città in evidente crisi di vitalità economica e demografica. Oggi, quegli stessi Bilanci sono utilizzati per confermare una pressione fiscale che, con l’intervento del Governo, è divenuta irrazionale e per proseguire nella vendita ai privati delle ricchezze della collettività favorendo investimenti potenzialmente speculativi. La Città ha bisogno di sapere la verità sulla situazione finanziaria. Da essa, dipendono il futuro di ciascun cittadino, in quanto portatore di bisogni personali da soddisfare con i proventi del proprio lavoro al netto di una giusta imposizione, e di quello della Comunità, in quanto portatrice di bisogni da soddisfare con utilità volte a migliorare il benessere collettivo. Conciliare entrambe le esigenze è possibile solo se ogni scelta di gestione della cosa pubblica viene fatta in applicazione delle Leggi universali e di quelle particolari, nonché di regole morali imposte dal doveroso rispetto del diritto alla dignità della vita. Per chiudere il Consuntivo 2024, c’è ancora tempo. Sia per fare chiarezza, sia per cambiare le logiche di indirizzo. Per amore di Salerno: “fermatevi”. Questa Città ha bisogno di amore. *Ali per la Città

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