Palazzo Santoro: nuove ombre sulla Soprintendenza - Le Cronache
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Palazzo Santoro: nuove ombre sulla Soprintendenza

Lunedì scorso si è svolta l’udienza del processo penale a carico del ragioniere Antonio Marotta, amministratore di palazzo Santoro, e dell’ingegnere Giuseppe Luigi Carluccio, progettista e direttore dei lavori condominiali, in merito ai documenti illegittimi e non veritieri che essi avrebbero presentato sia al Comune di Salerno e sia alla Soprintendenza Bap. Nel corso dell’udienza, il professore Alessio Colombis, condomino di minoranza di palazzo Santoro, è stato sentito in qualità di testimone della pubblica accusa, del Pm, Roberto Penna, che aveva presentato richiesta di rinvio a giudizio per i due imputati per cinque capi di imputazione, richiesta accolta dal Gup del Tribunale di Salerno, Attilio Franco Orio. Il professore Colombis, rispondendo alle domande degli avvocati difensori dei 2 imputati, ha confermato tutte le accuse formulate dal Pm Penna, in particolare sui contenuti illegittimi del progetto presentato dall’ingegner Carluccio alla Soprintendenza il 12 ottobre 2006 e approvato con la nota del 23 novembre 2006. Il pm Penna aveva rilevato in tale progetto la violazione dell’articolo 481 c.p., avendo l’ingegnere Carluccio allegato grafici difformi dallo stato di fatto, visto che «il cornicione di coronamento al settimo piano lato Poste Italiane (…) risulta identico al cornicione lato nord già oggetto di interventi; i cornicioni di coronamento centrali lato Corso Garibaldi e lato Lungomare (…) risultano totalmente ristrutturati avendo abbassato e ridotto la copertura delle tegole e reso visibile e ridotto in altezza il retrostante parapetto mentre in realtà solo parte di esso è stato modificato (…); la balaustra del terrazzo al 6° livello lato Poste Italiane viene rappresentata (…) identica a quella già realizzata sul lato nord; non è rappresentata la veranda al 6° piano lato nord sul terrazzino prospiciente Corso Garibaldi; il colmo del tetto, l’altezza e l’inclinazione dello stesso sui lati prospicienti il Corso Garibaldi ed il Lungomare sono stati rappresentati in difformità dallo stato di fatto». Sostanzialmente, il pubblico ministero Penna, nel formulare l’accusa, aveva sostenuto che le difformità non erano state rilevate dal Soprintendente, architetto Zampino, e dal funzionario responsabile per Palazzo Santoro, l’architetto  Villani, i quali avevano approvato il progetto, senza rendersi conto del fatto che esso contenesse dichiarazioni non veritiere e rappresentazioni grafiche non corrispondenti allo stato originario dei luoghi. Quindi, per il pm Penna, gli architetti Zampino e Villani avrebbero violato l’articolo 323 c.p. (abuso di ufficio), in quanto essi avrebbero illegittimamente approvato, con la nota 23 novembre 2006, il progetto in violazione dell’articolo 21 del Dl.vo 42/2004. Tuttavia, Penna non aveva attribuito la responsabilità penale per tale violazione agli architetti Zampino e Villani, in quanto aveva ritenuto che essi non fossero gli autori di tali reato, ma invece persone offese, in quanto avrebbero violato l’articolo 323 c.p. (abuso di ufficio), perché indotti in errore dall’ingegnere Carluccio e dal ragioniere Marotta. Infatti, il pm Penna aveva ritenuto applicabile l’articolo 48 c.p., che prevede che, se l’abuso di ufficio è stato posto in essere da pubblici funzionari che siano stati indotti in errore da terze persone, la responsabilità per tale abuso vada attribuita non ai pubblici funzionari, ma all’ingegner Carluccio e al ragioniere Marotta, in quanto costoro, inducendo in errore gli architetti Zampino e Villani, avrebbero ottenuto l’approvazione del progetto «così procurandosi intenzionalmente un vantaggio patrimoniale di rilevante entità, tenuto conto del pregio e dell’importanza dell’immobile, approvazione, peraltro, poi revocata in data 2/11/2007». Quindi, per il Pm Penna, il Soprintendente Zampino e il funzionario Villani, nell’approvare il  progetto, non si sarebbero accorti che esso conteneva molte dichiarazioni non veritiere e grafici dell’edificio che lo rappresentavano in maniera differente rispetto sia all’effettivo stato in cui esso si trovava il 23 novembre 2006, data di approvazione del progetto, sia allo stato originario dei luoghi. La Soprintendenza rileverà queste difformità soltanto un anno dopo, e cioè con la nota 2 novembre 2007, emessa in seguito agli accertamenti condotti dall’architetto Eleonora Sciré, funzionario responsabile dell’Ufficio Antiabusivismo della Soprintendenza Bap. Il professore Colombis, nella propria testimonianza ha fatto riferimento ad alcuni documenti da cui risulterebbe che gli architetti Zampino e Villani già il 23 novembre 2006 sarebbero stati perfettamente a conoscenza delle modifiche illegittime apportate a Palazzo Santoro e che quindi avrebbero avuto a disposizione tutti gli elementi necessari per evitare di farsi trarre in errore dai 2  imputati e di approvare tale progetto.  In particolare, il professor Colombis ha ricordato che nell’estate 2006 alcuni organi di stampa avevano messo in evidenza la veranda illegittima che era stata costruita dalla condomina Lucia Roma negli anni 2005-2006 all’appartamento del 6° piano della Scala B di Palazzo Santoro sulla facciata di Corso Garibaldi, veranda illegittima visibilissima da chiunque attraversasse Corso Garibaldi o stazionasse davanti alla Chiesa di San Pietro. Colombis ha anche affermato che egli, insieme con la dottoressa Raffaella Di Leo (presidente di Italia Nostra), ha poi contattato il funzionario della Soprintendenza, Villani, e che quest’ultimo, a metà luglio 2006,  si è recato insieme alla dottoressa  Di Leo a Palazzo Santoro ed ha preso visione di alcune delle principali modifiche abusive poste in essere alle facciate dei piani 6° e 7° della Scala B, e cioè la costruzione della suddetta veranda, l’eliminazione di fregi ornamentali, cornicioni, decori architettonici, eccetera. Il professor Colombis ha poi ricordato 2 lettere da lui presentate alla Soprintendenza contenenti la richiesta di apporre il vincolo storico all’Edificio, la prima il 5 settembre 2006, consegnata all’architetto Villani, e la seconda il 20 settembre 2006 consegnata all’architetto Zampino, e di avere allegato a ciascuna lettera un differente Cd contenente documentazione fotografica che descriveva nel primo Cd le modifiche apportate alle facciate dei piani 6° e 7° della Scala B e nel secondo Cd gli abbattimenti illegittimi degli ornamenti e dei decori presenti sulle facciate dei piani 6° e 7° della Scala A effettuati dall’ingegner Carluccio nel settembre 2006. Infine, il professor Colombis ha ricordato che gli architetti Zampino e Villani nella nota 28 settembre del 2006, dimostrando di conoscere le illegittimità dei lavori in corso a Palazzo Santoro, avevano affermato: «Da un primo esame appare che i citati lavori di consolidamento non hanno tenuto in considerazione le decorazioni architettoniche che arricchiscono soprattutto le facciate oltre che le terrazze degli ultimi piani dell’edificio. I lavori allo stato attuale riguardano la scala A che conserva alcuni tratti distintivi dell’architettura del Novecento, che connotano l’edificio come elemento rilevante degli ampliamenti del primo segmento della città di Salerno. Pertanto, per quanto fin qui specificato, questa Soprintendenza chiede che vengano “ad horas” sospesi i lavori. Si informa, altresì, che la scrivente avvierà la procedura per l’imposizione del vincolo, ai sensi del D.L. vo 42/2004. Il Comando di Polizia Municipale vorrà verificare la legittimità delle opere eseguite nel rispetto delle concessioni edilizie rilasciate dall’Amministrazione. La presente è inoltrata anche alla Procura della Repubblica di Salerno, che verificherà la persistenza di eventuali abusi e/o irritualità nelle procedure seguite». Anche in questo caso, il professor Colombis ha evidenziato il contrasto che sembrerebbe esistere tra le affermazioni contenute in tale nota e quelle esattamente contrarie rilasciate dagli architetti Zampino e Villani, circa 55 giorni dopo, nella nota 23 novembre 2006 con cui essi hanno approvato il progetto 12 ottobre 2006, senza rilevare che i grafici allegati dall’ing. Carluccio non riportassero buona parte degli abusi e delle modifiche illegittime effettuate a Palazzo Santoro e che, ad esempio, in particolare, non indicassero la suddetta veranda abusiva, la cui esistenza era, invece, come si è visto, perfettamente nota sia al Soprintendente, Giuseppe Zampino, sia al funzionario, Giovanni Villani. Nel processo penale in corso sono imputati della violazione dell’articolo 323 c.p. (abuso di ufficio) soltanto l’ingegner Carluccio e il ragionier Marotta, mentre il Soprintendente Zampino e il funzionario Villani risultano persone offese.  Tuttavia, la testimonianza del professor Colombis sembra porre all’attenzione della Magistratura nuovi interrogativi in merito all’accertamento della responsabilità per la violazione del suddetto articolo 323 c.p. (abuso di ufficio), violazione rispetto alla quale, del resto, lo stesso Gup, dottor Orio, nel Decreto che dispone il giudizio aveva scritto: «Non potrà che essere utile il doveroso contraddittorio delle parti per comprendere appieno la contestata induzione in errore della Soprintendenza e le dinamiche decisionali adottate in seno all’ente di tutela, fermi restando gli elementi descrittivi oggettivi del reato come configurato».
La prossima udienza ci sarà lunedì, 22 aprile, alle ore 11, e sarà ascoltata come testimone dell’accusa l’architetto Eleonora Sciré, funzionario della Soprintendenza Bap.

 

11 marzo 2013