di Clemente Ultimo
«È la formula migliore, quella che ci aspettavamo: il fatto non sussiste». Esordisce così Massimo D’Onofrio nel commentare la sentenza che ha concluso la lunga vicenda giudiziaria nata nel 2011 con l’inchiesta Linea d’ombra e poi sviluppatasi nel 2014, quando un blitz portò all’arresto di alcuni esponenti della criminalità organizzata paganese. L’inchiesta – denominata Criniera – ipotizzava, tra l’altro stretti, legami tra uno dei sodalizi criminali egemoni a Pagani in quegli anni ed esponenti del mondo politico, cui la criminalità avrebbe garantito pacchetti di voti in cambio di favori. Ad essere travolti dall’inchiesta anche il primo cittadino Alberico Gambino e lo stesso D’Onofrio, consigliere comunale e poi provinciale, figura di primo piano all’interno di Fratelli d’Italia in provincia di Salerno. Un’inchiesta che è andata progressivamente perdendo pezzi, fino alla sentenza di mercoledì scorso, secondo cui non ci fu nessun patto tra cosche e politica a Pagani in quegli anni. «Fin dal primo giorno di quella tormentata vicenda ho contestato la fondatezza delle accuse che mi venivano mosse, oggi posso dire finalmente che la sentenza emessa dal Tribunale di Nocera Inferiore conferma le nostre aspettative e conferma quel principio di giustizia in cui ho sempre creduto». Inevitabilmente l’inchiesta ed il successivo processo hanno rappresentato un fardello pesante da portare nel corso di questi anni. «Senza dubbio tutta questa vicenda ha prodotto danni politici e d’immagine, tuttavia io sono andato sempre avanti testa alta, non mi sono mai fatto condizionare nello svolgimento della mia attività politica. Ho sempre potuto contare sul sostegno della mia comunità ed ho raccolto ampi consensi, un chiaro attestato di stima». Oltre che pesare sul vissuto personale, l’inchiesta da cui è nato poi il processo segnò la fine di un’esperienza amministrativa: anche la città di Pagani ha pagato un prezzo in questa storia? «È di tutta evidenza che quella inchiesta ha prodotto un grande danno alla nostra città, ha posto bruscamente fine ad un’esperienza di governo importante, che in quegli anni stava producendo risultati tangibili ed altri avrebbe potuto darne. Pagani stava crescendo in maniera esponenziale. Sì, possiamo dire che c’è stato un doppio danno, personale e comunitario. È importante però sottolineare come, dopo un comprensibile momento di incertezza, la città abbia compreso come le basi su cui si fondava il processo fossero inconsistenti. Un dato testimoniato dal consenso popolare che in quegli anni il centrodestra ha ottenuto in città. Ecco, fin da subito, percepimmo che fosse in corso un vero e proprio attacco nei nostri confronti, c’era la precisa volontà di colpire gli esponenti più forti del centrodestra, non solo a Pagani ma anche in altri comuni dell’Agro». Secondo lei c’è stata una sorta di complotto ai danni del centrodestra? È un’accusa pesante. «Credo si debba fare piena luce su quanto è accaduto in quegli anni. Vogliamo capire perché delle persone perbene sono state attaccate in maniera così forte. Se qualcuno ha sbagliato non siamo stati noi e ora c’è una sentenza che lo dimostra. Grazie anche a quella magistratura che compie con scrupolo il suo lavoro». Come si sente ora che questa vicenda si è chiusa? «Sono certamente sollevato da un peso che mi portato dietro da tempo, sono più sereno, anche se erocerto che la giustizia avrebbe prevalso. Forse questa vicenda giudiziaria ha rallentato un percorso politico, ma, come detto, non mi sono mai lasciato condizionare nella mia attività politica, né ho mai dubitato dell’onestà dei miei colleghi».