Pagani. I retroscena del blitz. Tutti i nomi - Le Cronache Pagani
Giudiziaria Pagani

Pagani. I retroscena del blitz. Tutti i nomi

Pagani. I retroscena del blitz. Tutti i nomi

Pagani. Appalti pubblici e condizionamenti del clan Fezza/De Vivo per il voto a Pagani durante le scorse amministrative, blitz dei carabinieri con 8 arresti (di cui 3 in carcere e 5 ai  domiciliari) e 8 indagati a piede libero tra cui il sindaco Raffaele De Prisco accusato di turbativa d’asta e l’assessore al Commercio Pietro Sessa che risponde di falso ideologico. Su disposizione del gip del Tribunale di Salerno Piero Indinnimeo che ha parzialmente accolto le richieste della procura Antimafia di Salerno: in carcere sono  Alfonso Marrazzo di Pagani (ex consigliere comunale e assessore all’ambiente già condannato per una vicenda legata alla cosca della Lamia), Claudio De Cola di Carmagnola in provincia di Torino e l’ex dirigente comunale di Palazzo San Carlo Bonaventura Tramontano di Pagani. Arresti domiciliari  per Pietro Bonaventura di Pagani, Aniello Giordano di Pagani, Giuseppe Serritiello di Salerno, Matteo De Feo di San Marzano sul Sarno e Dario Ippolito di Pagani. A piede libero, oltre ai due amministratori che non sono stati raggiunti da misura cautelare, ci sono anche Carmine De Riso, Pierluigi e Sabato Fontana di Boscoreale e Giuseppe De Vivo di Pagani. Risultano contestati, a vario titolo, i reati di condizionamento elettorale mediante minaccia, falso ideologico, turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione e favoreggiamento personale. Le predette condotte risultano aggravate dalla finalità di agevolare la realizzazione del programma criminale del clan Fezza – De Vivo, operante a Pagani e zone limitrofe. Secondo l’ipotesi accusatoria della Procura guidata da Giuseppe Borrelli, l’indagine “è relativa all’operatività imprenditoriale ed economica del clan Fezza-De Vivo, che attraverso l’imprenditore Marrazzo Alfonso  nonché consigliere comunale di Pagani per circa venti anni ed assessore all’ambiente fino all’anno 2016, mediante la cooperativa Pedema  di cui era presidente, società che sarebbe stata utilizzata dal clan Fezza-De Vivo, per infiltrarsi nel tessuto economico ed amministrativo della amministrazione di Palazzo San Carlo. In particolare,  Marrazzo, attraverso la Pedema, riusciva infatti ad ottenere (dietro assunzione di figlio e nuora), in maniera illegittima anche mediante un continuativo scambio di favori e prestazioni, appalti pubblici comunali quali la gestione del locale cimitero, oltre al servizio di spazzamento delle strade comunali, ed altri servizi pubblici asseritamente di somma urgenza, compreso quelli connessi alle emergenze causata dalla pandemia Covid 19, soprattutto per quanto riguardava la sanificazione, quest’ultima eseguita in frode al capitolato d’appalto. La volontà di condizionare la struttura amministrativa, tramite il potere imprenditoriale ed economico acquisito dalla cooperativa Pedema, avrebbe indotto il clan Fezza-De Vivo a tentare di condizionare le elezioni amministrative del comune di Pagani, imponendo il voto in favore di propri candidati estranei alla coalizione, poi risultata vincitrice delle elezioni, salvo tentare di instaurare rapporti con quella che aveva portato Raffaele De Prisco a guidare l’ente di Palazzo San Carlo. La procura Antimafia aveva chiesto il carcere per tutti gli indagati, incluso sindaco e assessore, meno che per Dario Ippolito, Carmine De Riso e Matteo De Feo (l’istanza era per i domiciliari). Ma per il gip Indinnimeo le richieste della pubblica accusa, soprattutto per sindaco e assessore, sono insussistenti nè meritevoli di una custodia cautelare in carcere o domiciliare