Nell’inchiesta della procura Antimafia di Salerno, pubblico ministero Elena Guarino, emergono le figure del sindaco di Pagani Lello De Prisco e del suo assessore al Commercio Pietro Sessa, indagati con l’ipotesi accusatoria di turbativa d’asta e falso ideologico. Per entrambi il titolare del fascicolo d’inchiesta ha chiesto il carcere, istanza respinta dal gip Piero Indinnimeo che ha ritenuto insussistente l’accusa del magistrato inquirente. A De Prisco la Dda contesta di “aver favorito l’infiltrazione della criminalità organizzata nel Comune di Pagani reiteratamente esercitando pressioni e intervenendo al fine di determinare l’aggiudicazione in favore della Pedema per dei servizi di spazzamento”. E ancora. Tramontano, avendo figli e nuore impiegati nella Pedema, chiede quindi al sindaco di intercedere per la cooperativa di Marrazzo, dicendo allo stesso Marrazzo che De Prisco si sta mettendo a disposizione per l’ex assessore. Tuttavia, per il gip, questa presunta disponibilità del sindaco è solo un riferimento fatto da terzi, senza prova concreta né certezza della reale portata della disponibilità”. E nelle carte si legge inoltre. “Insieme ad altri, tra cui Bonaventura Tramontano, De Prisco concorreva all’aggiudicazione della commessa in favore della Pedema (la cooperativa di riferimento del clan Fezza/DeVivo”, scrive la Procura. “Il sindaco De Prisco, secondo la pubblica accusa, in violazione di norme provvedeva con proprio atto alla nomina della commissione giudicatrice, laddove tale attribuzione risultava essere di competenza funzionale del dirigente amministrativo di settore”. De Prisco avrebbe dato corso alla nomina il 30 giugno del 2021 prima della scadenza del termine fissato per la presentazione delle offerte (1 luglio 2021). Inoltre “provvedeva alla designazione della commissione giudicatrice (Serritiello presidente) senza alcun riferimento alla avvenuta individuazione di esperti nello specifico settore cui afferisce l’oggetto del contratto”. Per il gip Indinnimeo il codice degli Appalti è stato rispettato e quindi non sussistono i gravi indizi di colpevolezza. Per l’assessore Pietro Sessa invece la contestazione riguarda l’affidamento alla Pedema inerente la sanificazione: avrebbe fatto da intermediario, secondo la pubblica accusa, per “l’affidamento diretto intervento straordinario di sanificazioni uffici e veicolo comunali ditta Pedema”. Poi emerge la vicenda dell’interferenza sul voto amministrativo: secondo la procura, Alfonso Marrazzo era il volto “pulito” del clan Fezza-De Vivo tentando prima di far convogliare i voti della cosca sui candidati di centrodestra alle scorse elezioni amministrative, poi cerca di inserirsi nei vertici politici e dirigenziali dell’ente di Palazzo San Carlo. L’ex assessore comunale, alla guida della Pedema, tenta di indirizzare i voti del clan verso il candidato di centrodestra che poi avrebbe sfidato al ballottaggio De Prisco nell’ottobre 2020. Per ottenere voti a favore dei “suoi” candidati, arriva anche a minacciare i dipendenti della Pedema: «Non rompermi il c…, vedi che a settembre ti scade il contratto» oppure «se non escono i voti ve ne andate a casa tutti quanti». Per Marrazzo, “Aspa” (Azienda speciale Pagani Ambiente) è il vero obiettivo, e confida a chi lo conosce che sta acquisendo titoli per diventare direttore tecnico dell’azienda, da cui la Pedema potrebbe facilmente ottenere appalti. Ma nonostante il suo pressing il candidato di centrodestra non ce la fa. Vince la coalizione di De Prisco.
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