Ortofrutticolo Pagani-Nocera: tra rifiuti e silenzi - Le Cronache Provincia
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Ortofrutticolo Pagani-Nocera: tra rifiuti e silenzi

Ortofrutticolo Pagani-Nocera: tra rifiuti e silenzi

C’è chi si alza all’alba per lavorare e chi si sveglia tardi per dimenticarsi di pulire. Potrebbe sembrare una battuta amara, ma è la sintesi brutale del mercoledì al Mercato Ortofrutticolo di Pagani-Nocera, un luogo che, da cuore economico dell’Agro, si è trasformato in una discarica a cielo aperto. Il video circolato nelle ultime ore – girato da un lavoratore visibilmente provato – mostra immondizia sparsa, scarti abbandonati, degrado diffuso. Scene che tutti fingono di non vedere, ma che raccontano una realtà cronica fatta di assenza di controllo, totale mancanza di manutenzione e, soprattutto, di decenza.

Il piazzale, concepito come punto nevralgico per il commercio ortofrutticolo del territorio, è ormai diventato una zona franca della vergogna, un autogrill dell’abbandono dove la spazzatura è la sola, triste protagonista. Non si parla più di episodi isolati: ciò che avviene ogni settimana è una condizione strutturale, reiterata e ignorata con spaventosa indifferenza.

La FIAL, attraverso il suo segretario generale Domenico Merolla, ha lanciato ripetuti appelli, protocollato denunce, richiamato l’attenzione di istituzioni e dirigenti. Ma il silenzio delle istituzioni pesa più dell’immondizia accumulata. E in questo silenzio assordante spiccano nomi e ruoli ben precisi: a cominciare da Mirko Apa, liquidatore del mercato, che continua a non fornire risposte pubbliche, e da Gennaro Ferrante, responsabile amministrativo, anch’egli assente dal dibattito e dal confronto con i lavoratori.

Una responsabilità condivisa anche dai sindaci di Pagani, Nocera e Corbara, che continuano a ignorare le grida di allarme provenienti da chi, ogni mercoledì, si spezza la schiena in quell’inferno di sporcizia e disorganizzazione. Una complicità fatta non solo di silenzio, ma di inerzia politica e istituzionale.

Chi lavora nel mercato non chiede miracoli. Chiede rispetto. Rispetto per il proprio lavoro, per il proprio tempo, per il luogo in cui trascorre gran parte della giornata. La dignità, prima ancora del decoro, è la posta in gioco.

E se oggi a parlare non è un sindacato o un politico, ma un semplice lavoratore armato solo di uno smartphone e di una voce stanca, allora vuol dire che la misura è davvero colma. Quel video non è solo una denuncia: è un atto d’accusa contro un sistema che ha dimenticato chi manda avanti l’economia reale del territorio.

La spazzatura si raccoglie. La dignità, invece, va difesa. Sempre.