Di Olga Chieffi
Clubs salernitani del Rotary tutti uniti nel ricordo delle vittime del 9 maggio, il giornalista Peppino Impastato che con la sua ‘Radio Aut’ infranse il tabù dell’omertà nella piccola Cinisi sfidando la criminalità organizzata, svelando alleanze e connivenze, e che per questo saltò in aria sui binari della ferrovia, ridotto a brandelli da sei chili di tritolo e Aldo Moro, del quale dopo un sequestro durato 55 giorni, fu rinvenuto il cadavere nel portabagagli di una Renault rossa che le Brigate Rosse parcheggiarono in via Caetani, a Roma, simbolicamente a metà strada tra le sedi della Dc e del Pci. Le vittime del terrorismo hanno tyoccato anche Salerno (Giacumbi, Bandiera, De Marco e Palumbo). I presidenti rotariani Umberto Cioffi, Vincenzo Capuano, Sabatino Cuozzo, Camillo De Felice, Antonino Sessa e Ugo Sorrentino hanno organizzato nell’Aula delle Lauree di Ingegneria dell’Università di Salerno, un convegno di studi dal titolo “Terrorismo, caduti istituzionali e tutela dell’ordine democratico: il diritto penale politico tra passato e futuro”. Terranno relazioni, dopo gli indirizzi di saluto dei presidenti Rotary di Salerno, Antonino Sessa, dell’Università di Salerno, Vincenzo Loia, Rettore dell’Università di Salerno, Vincenzo Napoli, Sindaco di Salerno, Ornella Crespi, Presidente della Corte di Appello di Salerno, Antonio Centore, Procuratore della Repubblica di Nocera Inferiore, Francesco Fasolino, dell’Università di Salerno, Giovanni Sciancalepore, dell’Università di Salerno, Antonio Calabrese, avvocato, Francesco Esposito, Prefetto di Salerno, Alfonso Andria, Senatore, Leonida Primicerio, già Procuratore generale presso la Corte d’Appello di Salerno, Giancarlo Conticchio, Questore di Salerno, Nicola Iovino, Comandante Reggimento Cavalleggeri Guide, Sergio Moccia dell’Università di Napoli, Carmine Pinto, dell’Università di Salerno, Carlo Longobardo, dell’Università di Napoli, Valentina Masarone, dell’Università di Napoli, Vincenzo Molinese, Comandante del R.O.S., Oriol De Luca, Comandante provinciale della Guardia di Finanza di Salerno, Andrea Bellandi, Arcivescovo di Salerno, Campagna ed Acerno, Michele Papa, dell’Università di Firenze e membro del CSM. Alle 20, torna al Teatro Verdi di Salerno, la Banda Musicale nazionale dell’Arma dei Carabinieri, diretta dal Colonnello Massimo Martinelli, che dopo gli interventi di prammatica tenuti dai presidenti Rotary, dal Governatore del Distretto Rotary della Campania, Ugo Oliviero, dal presidente della Rotary Foundation, Giancarlo Calise, dal rotaractiano, Roberto Mauri, dall’arcivescovo di Salerno, Andrea Bellandi, dal sindaco Enzo Napoli, dal presidente della Provincia, Franco Alfieri, dal Comandante dei Carabinieri di Salerno, Filippo Melchiorre, dal presidente della Camera di Commercio, Andrea Prete, dal Direttore della Banca Monte Pruno, Michele Albanese, dal presidente dell’Associazione Una Voce per Padre Pio, Guido Oppido, daranno vita ad un eterogeneo e particolare programma, che saluterà la partecipazione del soprano lirico Ilaria Sicignano, cantante in carriera esplosa dalla infinita “cantera” del conservatorio di Salerno. La serata presentata da Vira Carbone, principierà con l’antica “Marcia d’Ordinanza dei Carabinieri Reali” di Luigi Cajoli, in essere fino al 1929, anno in cui fu sostituita da La Fedelissima di Luigi Cirenei. La banda eseguirà, quindi, l’’Ouverture Coriolano, in Do minore op. 62, composta nel 1807 da Ludwig Van Beethoven, quale introduzione al dramma omonimo di Heinrich-Joseph von Collin. Questa pagina è certamente una delle composizioni che meglio illustrano la straordinaria capacità beethoveniana di utilizzare il mezzo sinfonico quale veicolo ideale per esprimere l’essenza di un soggetto drammatico. Motivi concettualmente “significanti” combinati e sviluppati sul piano dell’opposizione dialettica vengono impiegati per sintetizzare la contrapposizione ideologica fra le aspirazioni individuali e la forza metafisica del destino che ispira il nucleo drammatico dell’azione teatrale, incentrato sulla rivolta eroica del guerriero Coriolano contro la sua stessa patria con i celebri violenti accordi iniziali che richiamano il climax della Quinta Sinfonia e il tentativo da parte delle sue donne di elevarlo nella sfera dei sentimenti nobili, con il dolce e consolatorio secondo tema in mi bemolle maggiore. A seguire una marcia cara all’Arma e a uno dei suoi storici maestri, Domenico Fantini, Fame and Glory op.21 composta dall’ inglese Albert Edward Matt, nel 1924, dedicata ai caduti della Prima Guerra Mondiale. Passaggio all’opera con l’Intermezzo della Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni, un Andante sostenuto che, ha la funzione di articolare, al pari della Preghiera, costruito in due sezioni nettamente contrastanti tra loro anche per via della strumentazione: la prima sezione si basa sul quartetto degli archi, che chiaramente saranno sostituiti dai clarinetti, con un piccolo lamento affidato all’oboe; quindi la dolcissima melodia eseguita all’unisono. L’ aria di sortita di Ilaria Sicignano sarà “O mio babbino caro” dal Gianni Schicchi, la cui scelta immaginiamo esclusivamente per un omaggio a Giacomo Puccini, nel suo anno celebrativo, smancerosa oasi di commozione, parodia gaglioffa del lamento. Ascolteremo, quindi una composizione scritta dallo stesso direttore della banda, Massimo Martinelli, “Una sera di settembre”, dedicata al Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e ispirato dal libro della figlia Rita “Il mio valzer con papà”. Tutti avranno ascoltato nella propria vita un “Moment for Ennio Morricone”: dietro quelle colonne sonore che tutti conosciamo, fischiamo, canticchiamo, e vengono eseguite da qualsivoglia formazione, ragazzini, bande, orchestre giovanili, concerti da camera, grandi arene, c’è l’uso elegante di tecniche modernissime, come il serialismo e la musica concreta, combinate con elementi di popular music, influssi folk, canti celtici, canto gregoriano, trombe mariachi e un complesso di esecutori della taglia di un’orchestra sinfonica. Ed ecco che la banda spazierà dal famoso pugno, che vedrà impegnata la prima tromba della formazione, a “Il Buono, il Brutto e il Cattivo”, con il ritorno della voce di Ilaria in “Giù la testa” e “C’era una volta il West”. Ancora musica, cosiddetta, applicata con Nicola Piovani e la sua indovinata rumbetta de’ “La vita è bella”, prima di chiudere il programma ufficiale con l’Aaron Copland di “Fanfare for the Common Man”, ma eseguita nella rivisitazione rock sulle tracce di Keith Emerson, Greg Lake e Carl Palmer, simbolo di percorsi di unità e divergenza, una “semplice” complessità in cui la manipolazione del materiale sonoro definisce strutture e modelli, nel continuo divenire del “ludus harmonicus”, il gioco dell’invenzione e della mutazione. Finale sulle note de’ La Fedelissima di Luigi Cirenei e l’emozione di quella fiamma mai spenta nel Canto degli Italiani.