di Alfonso Malangone*
Il Ministero dell’Interno, con decreto del 22/12/2023, ha disposto lo slittamento al 15/03 prossimo del termine ultimo per l’approvazione del Bilancio di Previsione 2024. Con questo provvedimento, ha inteso agevolare l’elaborazione del documento da parte dei Comuni in difficoltà finanziaria e anche assegnare più tempo, a tutti, per verificare l’impatto sui conti dei minori trasferimenti statali disposti dalla Legge di Bilancio già per il corrente anno (fonte: Senato). Su questo punto, però, nessuna paura! Salvo errore, i tagli non dovrebbero toccare gli Enti in dissesto, in pre-dissesto o in procedura di riequilibrio per l’adesione al decreto Aiuti, come Salerno (fonte: Governo). Anzi, proprio per aiutare i nove (!) Enti che, ad oggi, hanno aderito al ‘salva Città’, è stato istituito un fondo annuo di € 50 milioni da distribuire nel periodo 2024-2033 per favorirne il riequilibrio (fonte: Senato). Così, benché non ci fosse l’obbligo di aderire allo slittamento, la nostra Amministrazione ha scelto di spostare la delibera, forse proprio per contabilizzare la quota del fondo che sarà assegnata. Del resto, a esaminare i dati SIOPE del Ministero delle Finanze, sembra che nel 2023 le Entrate siano state davvero poco soddisfacenti.
I movimenti di Cassa, rilevati alla data del 31/12, sono ancora rettificabili per possibili errate scritturazioni. Tuttavia, non è negabile la presenza di una sensibile contrazione delle Entrate dei primi tre Titoli del Bilancio rispetto ai valori del 2022. Sono stati incassati € 27,8 milioni in meno, cioè € 185,1 contro € 212,9. Di contro, sono diminuite anche le spese, ma solo per € 7,4 milioni, cioè € 173,5 contro € 180,9. Nulla si può dire, ad oggi, degli effetti del ‘dimagrimento’ delle risorse sul puntale rispetto dell’impegno ad accantonare la rata di € 22,1 milioni a rimborso del Disavanzo di € 172,0 milioni di fine 2022. Si vedrà. Però, con queste premesse, c’è da temere per i prossimi anni visto che, secondo gli accordi sottoscritti con il Governo, entro il 2026 si dovrà ripianare un totale di ben € 84,5 milioni. E, se gli incassi dovessero mancare, spetterà ai cittadini coprire i ‘buchi’ con nuove imposizioni (fonte: contratto Aiuti, art. 4/c). Su questo, i numeri di SIOPE non alimentano solo reali preoccupazioni, ma dicono anche qualcosa in più.
Facendo salvo ogni errore, tra le voci delle Entrate ‘correnti’ mancherebbe l’Addizionale Comunale sui Diritti di Imbarco Portuale che, come da previsioni, avrebbe dovuto apportare almeno € 750.000 l’anno, fino al 2026. La mancata applicazione della tassa sarebbe un grave inadempimento contrattuale, nei confronti del Governo, ma anche una fonte di possibili negative conseguenze a carico dei cittadini se ad essi fosse chiesto di coprire l’importo come già fatto per il 2022. E’ ben noto, infatti, che neppure in quell’anno fu introdotto il balzello e che, per questo, l’Ente dispose un incremento straordinario dell’addizionale Irpef allo 0.95%. Così, premesso che da inizio Gennaio l’aliquota è già stata aumentata, come da contratto, all’1,1% per i redditi a partire da € 10.000 lordi (fonte: Comune), potrebbe essere necessario un nuovo ritocco entro il limite massimo dell’1,20%. In sostanza, i residenti che non hanno i soldi per fare un giro su un traghetto hanno già pagato, e potrebbero continuare a farlo, per quelli che viaggiano per divertimento. Senza dire della lesione degli interessi di altre Città dove la tassa fosse stata applicata. In ogni caso, il permanere delle difficoltà strutturali pone altri problemi, non meno gravi.
Secondo le disposizioni del Testo Unico Enti Locali, i Comuni che aderiscono alla proroga dei termini di approvazione del Preventivo entrano nella particolare situazione dell’esercizio provvisorio con significative limitazioni gestionali (fonte: TUEL, art. 163). Nel corso di questo particolare periodo, si possono impegnare solo spese correnti o di somma urgenza, con il divieto di nuovo indebitamento. C’è anche un vincolo mensile di impegnabilità che è difficile da spiegare. E’ importante solo sapere che le spese sono ridotte all’osso, se ordinarie, mentre quelle per investimenti restano nel limbo. Così, almeno fino al 15/03, è prevedibile una ‘stretta’ nei servizi e, a collaterale, un ulteriore sfilacciamento dei lavori di diversi cantieri, a iniziare da quelli del Parco del Mercatello o della riqualificazione di Corso V. Emanuele. Per non dire delle tante opere annunciate e non avviate, dal parcheggio di San Leo al parcheggio di interscambio del Trincerone, dagli impianti sportivi alle piste ciclabili, e tante altre ancora. In sintesi, con il regime provvisorio, ci saranno prevedibilmente ancora minori manutenzioni e ulteriori slittamenti degli investimenti. Ovviamente, adesso la questione è tecnica, prima che finanziaria. E, purtroppo, se il termine dell’approvazione dovesse slittare ancora, per adeguarlo a quello della delibera del Consuntivo previsto per fine Aprile, le difficoltà sarebbero ben maggiori. Del resto, lo scorso anno la scadenza ultima fu trascinata dal Governo addirittura al 15 Settembre. Ma, da noi, si deliberò prima.
Alla fine, non possono essere i fatti a informare i cittadini. Furono in molti a sorridere, quando un noto allenatore del pallone invitò a “non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”, invece di dire ‘quattro’. Benché la sua versione possa sembrare più verosimile, visto che mettere un gatto in un sacco è un’impresa titanica, il termine ‘quattro’ avvicina più e meglio al cuore del motto popolare, inteso come esortazione al rispetto della concretezza imposta dalle circostanze e dalle condizioni. Guardare in faccia alla realtà potrebbe essere meno esaltante, ma farebbe certamente vivere meglio. Tutti.
*Ali per la Città