Sarebbe nata con una malformazione e dopo un intervento all’interno del nosocomio Federico II di Napoli si frattura il femore. Il giudice del tribunale partenopeo non riconosce il danno biologico permanente come da consulenza dei periti nominati dallo stesso tribunale partenopeo e stabilisce un risarcimento per un mese di invalidità. Al danno anche la beffa per una ragazzina di 16 anni originaria di Nocera Inferiore R.D. che praticamente non riesce a camminare proprio per quell’arto fratturato quand’era poco più che una neonata. Assistita dagli avvocati Silvestro De Simone e Elvira Schioppa a giorni si andrà in Appello per ottenere giustizia. “Una bambina nata con una malformazione e poi durante le manovre in ospedale le viene riscontrata una frattura del femore nella maggior parte dei casi non riesce poi a vivere una vita normale” fanno sapere i legali. Il primo grado di giudizio durato circa 4 anni anni si è concluso con una decisione che a parere della difesa non restituisce giustizia alla causa in quanto in ospedale durante le manovre non è stato osservato il protocollo come da programma da parte del personale sanitario. In sostanza secondo i legali e la famiglia quell’handicap che la ragazzina ormai 16enne che si porterà dietro per tutta la vita è dovuto alla malformazione alla colonna vertebrale dalla nascita ma acuito dall’arto destro fratturato per una errata manovra in ospedale dopo l’intervento chirurgico. Ora ci sarà un appello con una serie di integrazioni che i legali porteranno davanti al collegio dei giudici. Sarebbe nata con una malformazione congenita provocata da un difetto nello sviluppo della colonna vertebrale e del midollo spinale durante la vita embrionale e quella patologia alla nascita le aveva provocato un deficit a uno degli arti inferiori. In ospedale a Napoli fu sottoposta a intervento chirurgico per un correttivo ma poi si scoprì la frattura causata dalla poca attenzione da parte del personale sanitario che l’avevano avuta in cura dopo l’intervento Qui è iniziato il calvario di padre e madre che da anni cercano giustizia per quella presunta negligenza da parte dei sanitari non riconosciuta in primo grado dal giudice del Tribunale partenopeo.
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