Nicola Caputo: Si dia al Parlamento Europeo diritto di iniziativa legislativa - Le Cronache Ultimora
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Nicola Caputo: Si dia al Parlamento Europeo diritto di iniziativa legislativa

Nicola Caputo: Si dia al Parlamento Europeo diritto di iniziativa legislativa

di Erika Noschese

Da sempre impegnato in politica, l’agricoltura resta il suo punto di forza. Numerosi e importanti gli interventi, soprattutto da assessore regionale campano. Oggi, Nicola Caputo è nuovamente in campo, candidato al Parlamento Europeo con la lista Stati Uniti d’Europa. «C’è chi si candida alle Europee ricoprendo ruoli nazionali di primo piano e nonostante ciò continua ad esercitare il proprio ruolo, avendo anche la faccia tosta di affermare che se eletti non andranno a Bruxelles, ma che si stanno candidando per “misurare il loro gradimento”. Cioè, in poche parole, riducendo le elezioni Europee ad un sondaggio elettorale! Io non ragiono così, ho un altro stile, non so se migliore o peggiore. Ma certamente diverso. Le istituzioni sono una cosa seria, alta, solenne e vanno rispettate, così come le elezioni sono il momento più alto dell’esercizio della democrazia: per questo ho inteso come deontologicamente corretto interrompere l’attività di comunicazione istituzionale relativa all’Assessorato», ha detto Caputo attraverso i canali social, annunciando la volontà di mettere in stand by agridiario e AgriWeekReCap per dedicarsi alla campagna elettorale senza confondere quest’attività con il suo ruolo di assessore regionale all’agricoltura. Onorevole Caputo, candidato al Parlamento Europeo con la lista Stati Uniti d’Europa. Sarà l’occasione per portare all’attenzione di un’istituzione così importante temi sempre più sentiti… «Assolutamente sì. Noi, a differenza degli altri partiti, nel nome e nel simbolo abbiamo il nostro programma: gli Stati Uniti d’Europa, una più forte declinazione di ciò che è oggi l’Unione Europea, in termini di autorizzazione delle legislazioni, di politica fiscale comune, di presa comune, esercito comune. Mi sono sempre occupato di politiche agricole, sia nella precedente esperienza da parlamentare europeo che da assessore regionale per cercare un cambio di approccio comune; la questione agricola è fondamentale: come Unione Europea investiamo circa 5 miliardi di fondi e ci siamo ritrovati i trattori per strada, indice di insoddisfazione e di una non adeguata lettura delle esigenze dell’agricoltura. Dobbiamo cambiare approccio per modificare la politica agricola comune, ponendo al centro la tutela del reddito degli agricoltori. Questo è un tema fondamentale che dovrà caratterizzare i prossimi dossier sulla politica agricola e dovrà essere una questione dirimente nella definizione complessiva del bilancio comunitario». A proposito della protesta degli agricoltori, qual è la chiave di svolta secondo lei? «La chiave di svolta è nell’adeguata considerazione delle esigenze dell’agricoltura, l’unico imprenditore che non ha la disponibilità di tutti i settori produttivi. Uno di questi, come il sole, il tempo, l’acqua, non è nella disponibilità dell’agricoltore che, in ogni caso, deve sottostare a quello che accade, ai cambiamenti climatici che hanno determinato stravolgimenti importanti nella tempistica delle colture; c’è la necessità di un cambio di approccio radicale, ponendo gli strumenti della gestione del rischio al centro della nuova politica agricola comune. Altro aspetto da assicurare è la flessibilità: una Pac più flessibile, tassomizzata alle diverse agricolture che abbiamo nel nostro continente perché non si può immaginare che l’agricoltura che abbiamo nelle aree interne possa avere la disposizione e gli stessi strumenti di un’agricoltura competitiva. Dobbiamo immaginare che esistono aree nel continente Europeo dove l’agricoltura esiste ma serve a tutelare territori, salvaguardarli, evitare lo spopolamento perché l’agricoltura è custode della terra, dei paesaggi». Sempre più giovani si allontanano dalla politica, come debellare l’astensionismo che risulta poi essere il vincitore assoluto delle ultime competizioni elettorali? «La politica deve essere più credibile, non diamo un bell’esempio se trasformiamo la elezioni per le Europee in una gara a chi prende più voti per non fare i parlamentari europei. Questo è un indice di grande insofferenza, di incapacità della classe politica di potersi relazionare con i giovani e i cittadini. Il distacco dei giovani non dipende esclusivamente da loro, io li frequento e ho sempre favorito la presenza di giovani nel mio staff perché penso sia fondamentale e lo faccio consapevole della difficoltà che oggi vivono i giovani ad affermarsi. L’Europa, da questo punto di vista, ha dato grandi segnali: ci sono programmi che aiutano i giovani a crescere nelle competenze, noi dobbiamo ulteriormente rafforzare questa modalità». Qual è la sua idea d’Europa e come immagina l’Europa del domani? «L’Europa del domani auspico possa essere unita davvero, gli Stati Uniti d’Europa con un esercito comune, una politica fiscale comune, una maggiore integrazione tra Paesi e una infrastruttura istituzionale che possa reagire anche in maniera importante agli sconvolgimenti a cui siamo sottoposti. In questi anni abbiamo registrato prima il covid, poi le guerre e per la prima volta l’Europa ha reagito da Europa; dobbiamo fare molto di più perché l’Europa, sempre stata la locomotiva del mondo in termini di ambizione ambientalista, deve avere la forza di poter esprimere questi concetti. Non dobbiamo demordere, piuttosto dobbiamo far sì che i singoli Paesi e i cittadini siano soddisfatti. L’Europa deve soddisfare maggiormente le esigenze dei cittadini ed è necessaria una infrastruttura più snella. Sarebbe auspicabile l’elezione diretta del presidente della commissione Europea e sarebbe importante concedere al Parlamento Europeo il diritto di iniziativa legislativa, seppur modulandolo alle esigenze e alle difficoltà di una istituzione osì grande e importante».

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