di Erika Noschese
“Ho proposto un congresso straordinario aperto, la risposta è stata: non se ne parla. C’è ancora tempo per ripensarci”. L’attacco al Psi arriva da Riccardo Nencini, ex parlamentare e già segretario nazionale del Partito socialista Italiano in una lettera aperta ai socialisti italiani, commentando il consiglio nazionale tenutosi a Roma. “Mai come oggi la bussola è ‘primum vivere’. Mai come oggi c’è bisogno di tutti. Dal 1946 mai, proprio mai, il socialismo italiano ha vissuto una fase così peeoccupante. Anche nel 2008 restammo fuori dal parlamento, ci salvarono 25 consiglieri regionali, il finanziamento pubblico e un gruppo dirigente coeso nato nel congresso di Montecatini, ci rimboccammo le maniche senza chiedere nulla a nessuno. Cinque anni lunghissimi trascorsi fuori dalle aule parlamentari ma con iniziative pubbliche mensili (primarie delle idee, apertura Avanti on line, rilancio Mondoperaio, partecipazione a referendum, ripristino Festa Nazionale dell’Avanti!, raccolta firme su disegni di legge di iniziativa popolare…) e costruendo Sel, la scialuppa che ci consenti’ di sfuggire all’abbraccio esclusivo del Pd e di poter competere, con buoni risultati, nelle elezioni europee e nelle amministrative. Tornammo in parlamento nel 2013 (7 parlamentari) con Italia Bene Comune. Missione compiuta! – ha scritto Nencini – Anche oggi i problemi si sommano: tenere in vita la casa, darle una politica. È sul secondo punto che il consiglio nazionale di domenica scorsa si è rotto. Vi è chi sostiene che non vi sia altra strada rispetto a quella imboccata il 25 settembre e vi è chi, io tra questi, immagina che l’appartenenza al Pse non precluda ad alleanze di centrosinistra e soprattutto non ci obblighi affatto a votare il simbolo del Pd. Ripeto: una cosa è il Pd, un’altra un simbolo che richiami (richiamasse…) il socialismo europeo. Del resto, dal 1994 in poi, pur essendo tra i fondatori del PES, il Psi si è presentato alle elezioni mantenendosi fedele a un principio – il partito sta nel centrosinistra, punto e basta – e formando liste con partiti diversi, da Alleanza Democratica a Rinnovamento Italiano, dai Verdi ai radicali alla lista prodiana, oppure presentandosi sotto il proprio simbolo e basta”. L’ex numero uno del Psi conferma le difficoltà che oggi vive il partito, ulteriormente spaccato dopo la richiesta di alcuni socialisti, bocciata dall’attuale segretario Enzo Maraio, di convocare il congresso straordinario per discutere di eventuali dimissioni per provare a ricompattare il partito e ridare slancio dopo la sconfitta elettorale che ha decretato l’uscita dei socialisti dal Parlamento: “Non mi pare che la nascita di un grande partito socialdemocratico, favorita dallo scioglimento del Pd, sia alle porte. Se lo fosse, se lo sarà, la guarderei, la guarderò, con moltissima attenzione. Proprio perché siamo in grande difficoltà e proprio perché il quadro politico è in evoluzione, tutt’altra cosa rispetto alla campagna elettorale (Letta abbandonerà al congresso, verdi e sinistra antagonista sono in parlamento e in pochi ci avevano scommesso, il gruppo di Speranza entrerà nel Pd, il partito di Conte non è il partito di Grillo), ho proposto un congresso straordinario aperto”. Nonostante le rassicurazioni del segretario Maraio, all’interno del partito non mancano i malumori e il prossimo 12 novembre, sempre a Roma, dovrebbe tenersi la seconda parte del Consiglio nazionale. “Il risultato delle elezioni politiche non lascia spazio a molte interpretazioni. A una vittoria storica della destra è corrisposta una sconfitta storica della sinistra. Ma attenzione, è un errore pensare che il risultato delle elezioni politiche sia stato frutto del caso e delle contingenze. La sconfitta del centrosinistra viene da lontano: la corsa alle primogeniture, i personalismi che hanno caratterizzato il leitmotiv del centrosinistra negli ultimi anni, ci hanno portati a vedere il dito e non la luna”, ha dichiarato Maraio durante la sua relazione. “ Mentre nel Pd, il maggiore partito della sinistra italiana, colpito dal virus del correntismo permanente, si dibatteva su quale quota privilegiare nella spartizione dei seggi, fuori c’era un paese distrutto, in preda ad un aumento spropositato delle bollette e sotto la morsa della povertà. E lì cha ha sbagliato la sinistra. Guardare a sè stessa senza vedere cosa c’era fuori”, ha detto Maraio accusando Letta di non aver saputo aggregare attorno a sè una coalizione ampia capace di arginare la destra.