di Monica De Santis
In costiera amalfitana, soprattutto tra Cetara e Salerno, staziona la flotta tonniera più grande dell’intero territorio nazionale. Un vanto per la nostra provincia. Un vanto di cui in pochi ne sono a conoscenza. Così come sono in pochi coloro che sanno che il segmento tonniero campano riveste una posizione di assoluto rilievo nel panorama della pesca nazionale, dal momento che rappresenta uno dei pochi nuclei di pesca industriale rinvenibili in Italia. La pesca in Campania, dunque, ha una connotazione tipicamente artigianale con l’85% delle imbarcazioni che operano abitualmente nell’immediato sotto costa, e solo in rari casi al di fuori delle 6 miglia di distanza. La gran parte utilizza reti da posta fisse (tramaglio ed imbrocco) come attrezzo principale ed il palangaro di fondo come attrezzo secondario. I battelli armati a strascico risultano l’11% del totale nazionale e operano generalmente entro i confini regionali, a distanze da costa inferiori a 12 miglia. Il segmento della circuizione conta 31 imbarcazioni, quasi sempre impegnate nella cattura dei piccoli pelagici, soprattutto acciughe, entro le 6 miglia da costa. Le draghe idrauliche contano 14 imbarcazioni concentrate nella parte settentrionale della regione (Fonte: Mipaaf – Programma Nazionale raccolta dati alieutici). Con più di 150 specie commerciali ed una moltitudine di attrezzi e di tipologie di pesca, l’attività praticata dal settore peschereccio in Campania si caratterizza prevalentemente come una pesca multi-specie e multi-attrezzo tale che uno stesso battello può effettuare più operazioni di pesca estremamente diversificate durante l’anno. E per tutti questi motivi che nasce ad Ischia nel cuore delle marinerie campane la prima associazione di PescAgri Cia dedita alla tutela del settore ittico e dell’acquacoltura. In collaborazione con Cia Campania l’associazione nazionale di Cia-Agricoltori Italiani dedita al settore ittico inaugura la prima associazione regionale in Italia, che conta tra i suoi iscritti pescatori provenienti soprattutto della costiera salernitana. I vertici nazionali e regionali illustreranno i dettagli dell’ambizioso progetto in occasione della conferenza stampa di venerdì 23 aprile ore 11.00 presso l’agriturismo “Il giardino del nonno” a Sant’ Angelo d’Ischia. Il comparto della mitilicoltura, nato negli anni venti nell’area flegrea, rappresenta un settore produttivo fondamentale se si pensa che la quasi totalità della produzione deriva da impianti ubicati nell’area flegrea, in quella torrese-stabiese e, di recente, da impianti creati nel Golfo di Salerno. Il comparto dell’acquacoltura, caratterizzata prevalentemente da realtà di modeste dimensioni alle quali solo di recente si sono affiancate unità produttive di maggiore respiro, rappresenta un’importante opportunità di crescita per la pesca campana. Le imprese di allevamento presenti sul territorio regionale sono rappresentate sia da impianti di acquacoltura a terra che da impianti di maricoltura off-shore. La zona flegrea e quella del litorale torrese stabiese restano quelle più produttive della Campania per quanto riguarda la mitilicoltura. La piccola pesca costiera, praticata con imbarcazioni di dimensioni ridotte, è il comparto più significativo sia per numero di addetti, che di battelli (circa il 60% del totale delle imbarcazioni italiane). La flotta è distribuita su tutto il territorio campano e si dedica prevalentemente alla pesca di pesce pregiato, nell’ambito della quale sono custodite le più antiche tradizioni pescherecce locali. L’acquacoltura in Campania L’acquacoltura è la produzione di organismi acquatici in impianti controllati per habitat, riproduzione ed alimentazione. Rappresenta, oggi, un settore economico molto importante della produzione alimentare e contempla aspetti fondamentali quali la rintracciabilità e la sicurezza dei prodotti. L’allevamento viene praticato sia in impianti a terra di acqua dolce o salmastra, sia in impianti a mare. Le principali tipologie di acquacoltura sono le seguenti: itticoltura o piscicoltura; crostaceicoltura; molluschicoltura, a sua volta divisa in venericoltura (vongole) e mitilicoltura (cozze e ostriche). In Campania, l’attività di acquacoltura costituisce una rilevante realtà produttiva, soprattutto per quanto riguarda l’allevamento dei mitili in mare aperto. Per quanto riguarda gli impianti in acque marine e in acque interne i Comuni competenti gestiscono direttamente il rilascio di concessioni demaniali marittime. L’attività è comunque soggetta all’iscrizione all’Anagrafe nazionale delle aziende di acquacoltura gestito dal Ministero della Salute. Il settore è regolato da differenti strumenti normativi, tra cui la Legge regionale 23 dicembre 2014, n. 22 “Disciplina della pesca marittima e dell’acquicoltura” ed il Programma Operativo FEAMP 2014-2020, che con la Priorità 2 punta a favorire un’acquacoltura sostenibile, efficiente, innovativa competitiva e basata sulle conoscenze.