di Andrea Pellegrino
«Il Pd deve essere pronto ad aprire alla forze della società civile e a chiudere “alla nomenclatura dei capi bastone”». Dario Nardella, sindaco di Firenze, non lascia spazio all’immaginazione. Parla proprio di Vincenzo De Luca. Sulle colonne de “Il Corriere Fiorentino”, il fedelissimo di Matteo Renzi spiega: «Su De Luca abbiamo fatto un errore, anche sulle capacità reali di consenso». La conferma dello strappo tra i renziani ed i deluchiani, arriva, dunque, nero su bianco. Con il governatore, ormai, sempre più isolato a Roma e con nuovi nemici (politici) nella sua Campania. A partire dal sindaco di Napoli Luigi de Magistris che ufficialmente lancia la sfida a Vincenzo De Luca. Il movimento “Dema”, infatti – così come è emerso nella Domus Ars di via Santa Chiara – non parteciperà alle prossime elezioni politiche, “soprattutto se si voterà già nel 2017”, ma si misurerà con le prossime scadenze amministrative a partire dalle elezioni in almeno 4 Comuni della provincia di Napoli. E, passaggio fondamentale nel futuro del movimento, un candidato di “Dema” si presenterà alle elezioni regionali in Campania nel 2020. A Napoli anche il consigliere comunale Dante Santoro: “Un incontro molto partecipato quello a Napoli a cui ho preso parte pieno di volti nuovi e giovani. Penso che il cambiamento che serve alla Campania e ai nostri territori debba partire proprio da qui. Qualcosa sta cambiando, soprattutto tra le fasce più giovani. Un bell’incontro, quella che emerge è la spontaneità di questo movimento. Democrazia e autonomia, siamo pronti». Intanto in Consiglio Regionale continua il braccio di ferro tra Enzo Maraio (partito socialista) ed il gruppo Campania Libera. Anche ieri mattina è saltata la commissione bilancio: presente Maraio ma assenti i componenti del gruppo che fa riferimento a Tommaso Casillo. Assente anche l’assessore regionale al bilancio. Ieri sera, intanto, il Consiglio dei Ministri ha impugnato la legge regionale “Assestamento al bilancio di previsione 2016 – 2018 della Regione Campania”, in quanto – si legge: «una norma non imputa in bilancio il maggior disavanzo, ponendosi in tal modo in contrasto con l’art. 117, secondo comma, lett. e), della Costituzione che prevede la competenza esclusiva statale in materia di armonizzazione bilanci pubblici».