Mario Fresa: un urto discrepante è la poesia - Le Cronache Spettacolo e Cultura
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Mario Fresa: un urto discrepante è la poesia

Mario Fresa: un urto discrepante è la poesia

Di Angela Guida

Dopo molti anni, la casa editrice Einaudi ripropone la storica serie “Nuovi poeti italiani” affidando ora a Maurizio Cucchi, tra i massimi poeti e critici degli ultimi decenni, la curatela del settimo volume. Tra i cinque poeti prescelti, c’è anche il salernitano Mario Fresa, figura di punta dei poeti della sua generazione, che abbiamo incontrato per presentarlo ai nostri lettori Qual è la particolarità di questo libro? – Intanto, è un collettivo e non un’antologia: il volume non comprende una semplice e confusa miscellanea di testi poetici, ma cinque sillogi autonome e compiute di altrettanti poeti italiani contemporanei molto diversi tra di loro (per stile, personalità, percorsi culturali e provenienza geografica). Il curatore, Maurizio Cucchi, ha voluto dunque presentare cinque percorsi di scrittura eterogenei e ben differenziati. Una proposta, credo, coraggiosa e originale. Come e quando è nata la sua silloge compresa nel collettivo, “Il mantello di Goya”? – Il libro è nato a ridosso della mia raccolta precedente, “Bestia divina”, pubblicata su invito dell’editore La scuola di Pitagora nel 2020 e magnificamente curata e introdotta da Andrea Corona. “Il mantello di Goya” riprende alcuni temi e non poche specifiche caratteristiche formali ed espressive di quel lavoro precedente: in particolare, l’impianto fortemente visivo-pittorico della narrazione e, soprattutto, la tendenza a una rielaborazione in chiave sghemba, stravolta, mostruosamente grottesca e “altra” del reale (con una costante attenzione rivolta ai temi dell’alienazione e degli oscuri corridoi della malattia mentale). Che lingua parla, oggi, la poesia in Italia? – Una lingua, per fortuna, straniata e fruttuosamente “impedita” (uso il termine nella sua felice accezione sklovskijana); capace, nei casi migliori, di rimediare, in modo critico e reattivo, alle semplificazioni e alle brutture appiattenti della mediocre comunicazione mediatica, economicistica, sportiva, politica, burocratica… Una lingua, insomma, discrepante, poco ospitale o ricompositiva, che pretende sempre studio, riflessione, attenzione. E che dovrebbe indurre, in chi legge, urti o crisi o silenzi; e mai baloccamenti, e mai risposte riparatrici o cullanti. Quali sono i suoi progetti futuri? – Sto lavorando a un nuovo testo in prosa (sospeso tra il racconto e il saggio) e a una traduzione poetica commentata. Non so quando e se saranno pubblicati.