di Brigida Vicinanza
Scoppia la polemica dopo la nomina da primario di Enrico Coscioni nel reparto di cardiochirurgia. A quanto pare al San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona nessuno, tra medici e personale, ha accolto con piacere non solo la notizia della nomina del consigliere politico alla sanità di Vincenzo De Luca in Regione, cosa oramai risaputa, ma anche lo sdoppiamento” dei reparti previsto dal nuovo atto aziendale ha destato polemiche e malumori. Già qualche tempo fa era infatti stata creata una petizione dai medici e il personale del reparto che evidenziava lo stato di cose a cardiochirurgia, una denuncia ben precisa, che può essere riassunta in poche parole: “Stiamo bene così, in un reparto di eccellenza dove non è necessario per forza una divisione”. E partendo da questa petizione “popolare”, firmata da tutti quelli che lavorano all’interno del reparto, molti ora vogliono continuare ad essere una “vera squadra di eccellenza”. Infatti il reparto e soprattutto la torre cardiologica è un’eccellenza a livello europeo, uno dei reparti emblema dell’efficienza e dell’efficacia, ma soprattutto simbolo di qualità del Ruggi. Non c’era alcuna intenzione da parte di medici e personale di cambiare, soprattutto dopo aver “conosciuto” la professionalità di Severino Iesu, degno erede di Giuseppe Di Benedetto che ha avuto appunto la fortuna di seguire insegnamenti e soprattutto passo dopo passo il “professore della cardiochirugia al Ruggi” come un secondo primario. Sono tutti sconcertati e anche sul piede di guerra a quanto pare. Potrebbe venir meno in questo modo una serenità e un equilibrio tanto ricercato negli anni e che ha dato vita ad una vera e propria squadra di professionisti che unita ha anche potuto “protestare” contro il nuovo atto aziendale. Non si tratta di un reparto qualsiasi, ma di eccellenza e questo i medici vogliono ribadirlo. Due cardiochirugie invece potrebbero far perdere al Ruggi, sia a livello economico che qualitativo, come sottolineato anche dalla sindacalista Margaret Cittadinio. Un fiore all’occhiello a cui ora si va a “spezzare” un equilibrio. In tempi di “risparmi sulla sanità” questo potrebbe rappresentare davvero l’inizio di una crisi. Questa l’idea di quanti lavorano all’interno del reparto e che, ad oggi, non riescono a darsi una spiegazione, tra la preocupazione e l’incertezza di uno scenario che si sta aprendo e che potrebbe non prevedere più l’immagine di un reparto salernitano come quello di cardiochirurgia tra le eccellenza del panorama sanitario locale e nazionale.