In questi giorni, a seguito degli allarmi lanciati dal Ministro Giorgetti sul “buco creato dal Superbonus” è iniziata una campagna di disinformazione che non ha precedenti. I principali quotidiani italiani, professoroni Universitari di Economia e quasi tutta la classe politica italiana hanno colpevolizzato il Superbonus 110% come la causa di tutti i mali dell’economia italiana. Si è enfatizzato il -7,2 % del rapporto deficit /PIL (migliorato rispetto allo scorso anno!), e si sono tenuti nascosti tutti i dati positivi del comunicato ISTAT che di fatto, certifica che il Superbonus 110 non ha arrecato alcun danno al Bilancio dello Stato. Anzi a leggere tutti gli indicatori (sempre fonte ISTAT), abbiamo avuto nell’anno 2023 un miglioramento di tutti i parametri, che di seguito riporto: dal lato della domanda interna nel 2023 si registra, in termini di volume, un incremento del 4,7% degli investimenti fissi lordi e dell’1,2% dei consumi finali nazionali. Per quel che riguarda i flussi con l’estero, le importazioni di beni e servizi sono scese dello 0,5% e le esportazioni sono cresciute dello 0,2%. La domanda nazionale al netto delle scorte e la domanda estera netta hanno contribuito positivamente alla dinamica del Pil, rispettivamente per 2,0 e 0,3 punti percentuali, mentre l’apporto della variazione delle scorte è stato negativo per 1,3 punti. Il valore aggiunto ha registrato aumenti in volume del 3,9% nelle costruzioni e dell’1,6% nelle attività dei servizi. Si rilevano contrazioni del 2,5% nell’agricoltura, silvicoltura e pesca e dell’1,1% nell’industria in senso stretto. L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche (AP), misurato in rapporto al Pil, è stato pari a -7,2%, a fronte del -8,6% nel 2022. Il saldo primario (indebitamento netto meno la spesa per interessi) misurato in rapporto al Pil, è stato pari a -3,4% (-4,3% nel 2022). Nel 2023 l’economia italiana ha registrato una crescita dello 0,9%, in decelerazione rispetto al 2022 (4,0%). La crescita è stata principalmente stimolata dalla domanda nazionale al netto delle scorte, con un contributo di pari entità di consumi e investimenti. La domanda estera netta ha fornito un apporto lievemente positivo, mentre è stato negativo quello della variazione delle scorte. Dal lato dell’offerta di beni e servizi, il valore aggiunto ha segnato crescite nelle costruzioni e in molti comparti del terziario, mentre ha subìto contrazioni in agricoltura e nel complesso delle attività estrattive, manifatturiere e nelle altre attività industriali. Il rapporto tra l’indebitamento delle Amministrazioni pubbliche e il Pil ha registrato un miglioramento rispetto al 2022, con una pressione fiscale rimasta invariata. Quindi? Dov’è questo buco????. Lo dichiara Antonio Lombardi, Presidente Nazionale Federcepicostruzioni
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