Una giornata per dire “No” alla violenza sulle donne per sempre. Tante le iniziative e le riflessioni andate in scena il 25 novembre, Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le Donne. Una data significativa, in cui, ad esempio, Confeuro ha voluto ribadire con forza “un impegno che deve appartenerci ogni giorno: quello di contrastare ogni forma di violenza, discriminazione e abuso nei confronti delle donne. La violenza di genere non è un tema lontano: riguarda le nostre comunità, la nostra società, il mondo del lavoro, i nostri territori. Come Confeuro crediamo profondamente in un’agricoltura che sia luogo di rispetto, pari opportunità e dignità per tutte e per tutti. La presenza femminile nel settore primario è peraltro fondamentale: nelle piccole e medie aziende agricole le donne svolgono un ruolo determinante, che deve essere riconosciuto, sostenuto e valorizzato pienamente”, ha continuato Andrea Tiso, presidente nazionale Confeuro. “È dunque responsabilità di ciascuno di noi costruire una cultura che rifiuti la violenza e sostenga chi trova il coraggio di denunciare. Solo unendo le forze possiamo promuovere un cambiamento reale e duraturo. Rinnoviamo oggi il nostro impegno a costruire un futuro in cui ogni donna possa vivere libera, tutelata e rispettata”, chiosa il presidente. Carmela Tiso, portavoce nazionale Accademia Iniziativa Comune e presidente della associazione Bandiera Bianca, invece, hanno voluto parlare di un tema altrettanto delicato: “di come la crisi climatica non sia solo una minaccia ambientale e stia colpendo in modo sempre più evidente i diritti fondamentali delle persone, in particolare quelli di donne e ragazze. Tra i fronti più vulnerabili c’è quello della salute sessuale e riproduttiva, messa a dura prova da eventi climatici estremi, povertà crescente e sistemi sanitari sempre più fragili. Secondo organizzazioni umanitarie e agenzie internazionali, infatti, alluvioni, siccità e ondate di calore stanno rendendo a livello globale sempre più difficile l’accesso a servizi essenziali come contraccezione, assistenza alla gravidanza e parto sicuro. Le strutture sanitarie vengono danneggiate o isolate, le scorte di farmaci si interrompono e il personale sanitario è spesso costretto a operare in condizioni di emergenza. Ad esempio – ha aggiunto Carmela Tiso -, quando un ciclone distrugge una clinica o un’alluvione rende impraticabili le strade, le prime a pagarne le conseguenze sono le donne incinte e le adolescenti. Servizi considerati “non urgenti”, come la pianificazione familiare, vengono sospesi, mentre aumentano gravidanze non pianificate, aborti insicuri e complicazioni durante il parto. Nelle aree più colpite dai cambiamenti climatici, soprattutto in Africa subsahariana, Asia meridionale e America Latina, la crisi ambientale si traduce in una crisi silenziosa dei diritti riproduttivi. Non è un caso dunque che sempre più esperti parlino di giustizia climatica come giustizia di genere. Chi contribuisce meno al riscaldamento globale subisce le conseguenze più gravi. La salute riproduttiva diventa così una linea di frattura tra chi ha accesso a cure e diritti e chi ne viene escluso”. Che fare, dunque? “Nonostante gli impegni internazionali, i finanziamenti per integrare salute riproduttiva e politiche climatiche restano insufficienti. Gli esperti chiedono che i piani di adattamento climatico includano servizi sanitari resilienti, contraccezione d’emergenza e protezione specifica per donne e ragazze nelle situazioni di crisi. La crisi climatica, ormai, non è più solo una questione di gradi in più. È una questione di diritti, corpi e futuro”, ha chiosato la portavoce nazionale di Accademia IC.
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